Raimondo
Langella
'u tosacavallo
di Peppe D'Urzo
Un altro antico mestiere nella sfera dei ricordi: 'U tosacavallo, cioè
colui che taglia il pelo ai cavalli. Fra essi voglio rendere ossequio a
Raimondo Langella (della stirpe de "'A malatella") nato Torre del Greco il
16.02.1924, da Pasquale ricordato come "Pascolino" combattente nella
grande guerra del '15-18, cocchiere di carrozzelle a cavalli, e da Santa
De Simone casalinga, figlia di "cantiniere"' ("'a Pacchiana" in zona
Epitaffio). Si sposò a 24 anni e vendeva le gramigne (erbe delle
Graminacee e cibi per i cavalli e gli asini); tredici sono i figli di cui
tre viventi.
Raimondo, originario della zona periferica della città e cioè Leopardi.
Frequentò le scuole alla "Nazario Sauro" e al viale Castelluccio,
e come il
regime imponeva, indossò la divisa di balilla ed avanguardista, a varie
esercitazioni e manifestazioni. Da ragazzo esercitò vari mestieri
sarto, carrettiere con trasporto di carboni ("gravuni"), poi, autista,
tosacavallo e venditore di automobili. Egli lavorò assieme ai fratelli,
nella stalla in via Nazionale, ove in seguito sorse il cinema
"Leopardi"; imparò a tosare i cavalli con una
macchinetta per lisciare, lavare, mettere le fasce alle cosce e le
guarnizioni ("uardamenti")
alle ginocchia; dopo, affittarono un altro locale in località Epitaffio
nella cantina de 'A quacchiana che fungeva da bottega, poco dopo l'ex
ristorante "Il fagiano".
Coniugato con Anna Tortora (classe 1922), originaria di Sant'Antonio,
con matrimonio avvenuto nel dopoguerra da quale sono nati quattro
femmine e un maschio: Pasquale detto " 'u calabrese", deceduto il 27.09.1998,
autista dell'Atan, bravo giocatore nel ruolo di attaccante
(Camaldolese, ecc..), gran bravo ragazzo, da tutti ricordato e ben
stimato; Santa (vive a Genova), Ciretta, Rosetta e Annamaria.
Dopo il matrimonio andò ad abitare in via Nazionale n. 48 e poi n. 65
(ove attualmente vive). Militare in Esercito (Genio Ferrovieri). Durante
la II guerra mondiale fu inviato a Castel Bolognese, comune dell'Emilia
Romagna, in prov. di Ravenna, a 42 mt.s.m., presso lo sbocco, in pianura,
del torrente Senio (nel secondo conflitto mondiale fu caposaldo delle
difese tedesche sul Senio, dicembre 1944-aprile 1945); qui fu addetto
alla riparazione delle rotaie, a causa dei numerosi bombardamenti aerei
in zona.
La sua divisa d'ordinanza era abbastanza lunga e se l'aggiustò, grazie
ai suoi trascorsi di sarto; ciò gli permise di rimanere nei depositi
logistici, per aggiusti ai tanti militari. Dopo la fatidica data
del 8 settembre 1943, in cui l'Italia si arrese agli alleati
(armistizio), ci fu un fuggi fuggi generale con le forze armate allo
sbando e col fondato rischio di essere presi prigionieri dai tedeschi
con l'invio nei campi di lavoro in Germania. Raimondo si diresse
verso casa fra tante peripezie; dopo un vagare di sette giorni in abiti
borghesi, si trovò a S. Maria Capua Vetere (cittadina della Campania, in
provincia di Caserta: occupa il posto dell'antica Capua, distrutta nel
secolo IX), ove i binari ed i passaggi ferroviari erano interrotti;
dormì con altri commilitoni in un casotto di casellanti; con un altro
treno, proveniente dalla linea di Piedimonte d'Alife (dal 1970
Piedimonte Matese (CE) a 170 mt.s.m., ai piedi del Matese in posizione
dominante la valle del Volturno), raggiunse Napoli.
Alla partenza dal centro casertano, incontrò un "paesano", un certo
Giuseppe Aversano ("Peppe 'u ferracavallo"), militare "spogliato" come
tantissimi altri sventurati, che gli diede una galletta, che mangiò
durante il viaggio. Finalmente arrivò a Torre, raggiungendo la
propria abitazione (cantina, in via Nazionale), dopo una lunga "traversata"
che dal nord Italia lo condusse in quel sud che da lì a poco sarebbe
stato liberato dalle preponderanti forze alleate che portarono un po' di
sollievo, benessere e lavoro alle offuscate e spaurite popolazioni,
rovinate dalla guerra. Anche nella nostra tranquilla città iniziarono
i famigerati rastrellamenti delle forze germaniche. L'armistizio del 8
settembre 1943 "suonò" come un chiaro tradimento; dovunque, si
rimaneva nascosti per non cadere nelle reti tese dai soldati di Hitler.
Raimondo se la cavò bene; un giorno, percorrendo via Nazionale in
località Leopardi su di una carrozzella con un vecchio cocchiere, un
certo "Michele 'u cane" (della zona mare di C.so Garibaldi), si accorse
della presenza di alcuni militari germanici che fermavano chiunque si
trovasse sul loro cammino; abbandonata la carrozzella, se la diede a
gambe fra terre e binari ferroviari, raggiungendo casa sano e salvo...
Poi arrivarono gli alleati, provenienti dalla vicina Torre Annunziata;
per alcuni giorni ci fu un notevole traffico di camion, autoblindo,
carri armati e migliaia di soldati di varie nazionalità; |
Le
foto: Raimondo Esposito Langella,
alias "'U tosacavallo" con alcuni cimeli (domenica 9.5.2004); in bici
all'età di 18 anni (anno 1942); il padre "Pascolino 'u cucchiere" in p.zza
L.Palomba, in una foto d'epoca; il figlio "Pascale 'u calabrese" (anni '90).
alcune camionette a "stelle e strisce" si fermarono e sostarono fuori la
cantina de "'A pacchiana". Un altro indelebile ricordo fu quando avvenne
l'incursione aerea in via Purgatorio, vigilia di Pasqua del '43, ove
morirono molte persone ed un
carretto, su cui v'erano due grandi botti di sterco animale, saltò in
aria...; il cavallo fu smembrato ed il liquame invase la strada.
Ecco
descritto, in linea di massima, lo spaccato di vita di Raimondo Esposito Langella, detto
"Raimondo 'u tosacavallo"; uomo vivace, gioviale e dal "free
soul"; capelli bianchi ed occhi piccoli ma che
sanno scrutare in lontananza; sin da giovanotto guidava la
carrozzella (da stallaggio), portando i tifosi
della Turris al campo "Fienga"; ha sempre voluto lavorare in proprio, in
libera attività e senza dipendere da nessuno. Rifiutò varie proposte di
lavoro in Ferrovia e nell'Atan; ha sempre avuto il piglio del comando. Appassionato di cavalli, è stato un esperto "jockey" (fantino); ha lavorato
nell'ippodromo di Cesena, ove vi rimase per più di venti anni; partecipò
a varie corse e manifestazioni; conserva ancora come sacre reliquie, alcune
briglie, redini, testiere ed ornamenti.
In occasione di uno spettacolo teatrale nel cine-teatro "Oriente" in via V.
Veneto, il nostro "tondeur" entrò con la carrozzella ed il cavallo nella
sala, arrivando sotto il palco fra applausi vari che durarono a lungo;
l'artista Izzo Vincenzo ("Marcantonio"), salito sulla caratteristica
carrozzella, cantò la canzone (inno) dedicata alla Madonna di Montevergine...
fu un grande successo...; virtuoso del frustino, in dialetto "scurriato", da
cui il famoso motivetto "'U scurriato sferza l'aria per farla affaccia e
sferza 'u core 'ppe farlo appiccià...".
Esperto e bravo cocchiere, era un tutt'uno con carrozzella e cavallo; conducente di camion, (quelli a "muss
'i puorco") per il Santuario di Montevergine, conducendovi
tantissimi
fedeli in pellegrinaggio. |