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C come costa

di Peppe d’Urzo


Quella inconfondibile ”C” sul fondo di color giallo del fumaiolo della ”Costa" nel 1992/93,  dell’elegante "Marina” e la ”Costa Lobianco", era la sigla della Società di Playa, e le ”family Navigazione genovese ”Costa” (linea passeggeri). Una Società sempre all’avanguardia che ha dato lavoro a tantissimi marittimi, fra cui i nostri concittadini torresi che ne serbano sempre un ottimo ricordo portandone l’effige nel cuore. Un commovente ”deja vu” di ricordi, battaglie, vicende, traversate, imbarchi, crociere, ecc... Attraverso i ricordi dei nostri marittimi è emerso che la ”Costa”, sin dai primordi, dal 1947 al 1958, nacque con la trasformazione di tre navi da carico in passeggeri (fino a 120) e miste; esse furono la "Luisa”, la "Maria” e la ”Giovanna”. L’armatore capostipite fu Angelo Costa (deceduto), poi i figli. Ma i primi proprietari furono i fratelli Federico, Eugenio ed Enrico in quel lontano 7 agosto 1924.   



La prima vera nave passeggeri per crociere, a differenza dell’ ”Andrea Doria” (della Società Italia), definita ”nave liner”, fu l’ ”Anna C”, di fabbricazione statunitense, in seguito l' "Enrico” ed il ”Federico” (detto ”red bull”, in quanto pitturato di rosso, ed affondato al largo delle isole Caraibi). Fu costruita nei cantieri di Sestri Levante (GE): 30.274 tonn., 840 passeggeri nel periodo estivo e 500 uomini d’equipaggio. Poi vennero la ”Bianca 1” e ”Bianca 2” "cruises”, con partenza da New York (dal venerdì alla domenica sera) per mini crociere nei Caraibi e Florida (Port Everglades). 
Queste le rimembranze di diversi marittimi della nostra città che si sono rivisti domenica 12.11.2006, unitamente ad una trentina di colleghi genovesi ed autorità varie, al 2° Raduno dell’ ”Eugenio Costa Club” a Torre del Greco nella chiesa di Portosalvo, la nostra storica chiesa che si erge a poca distanza dal mare sulla banchina di levante, da sempre assurta come l’emblema dei nostri uomini di mare, pescatori, naviganti ed altro.

Nella circostanza, ad integrazione degli articoli apparsi su ”Tutto è... ” del 9 e 16 novembre 2006, è stata commemorata anche la Giornata del Marittimo ed i caduti di Nassirya greg  (12 Carabinieri, 5 militari e 2 civili). Il rito religioso è stato officiato da don Franco Rivieccio che nella sua toccante omelia ha ricordato tutti i marittimi scomparsi in mare, alla presenza dei cugini Giovanni e Nicola Costa, ex proprietari della Società, quest’ultimo Presidente dell’ Aquarium e del teatro Verdi di Genova. Erano presenti tra gli altri il Cap. di Armamento in pensione G.nni Tortello, il Com.te della Guardia Costiera di T/Greco Traino, il Com.te Minotauro, i CC Olivetta, Amitrano e Bersani, agenti del locale commissariato di P.S. e della polizia municipale, il sub Commissario A.nio Rocco in rappresentanza del nostro Comune, ed un centinaio di torresi.
Dopo la deposizione di corone floreali al Monumento del Marinaio in via Spiaggia del Fronte, i convenuti sono stati ospiti del ristorante ”L’oasi” nell’incontaminato verde di via Boccea, per un ossequioso buffet. Il primo raduno del Club con sede a Genova, si è celebrato il 06.05.2005 nella balneare Levanto (SP). La sua nascita la si deve alla lodevole iniziativa dell’attuale Presidente, il sig. Giovanni Costa, affettuosamente chiamato ”Giovannino”, il quale ha inteso ritrovarsi con gli ex marittimi – la ”Costa” annoverava fra le sue fila circa 5000 torresi – per il lodevole piacere di stare un po’ insieme e rammentare, affinché il tutto non ricada in un nostalgico oblio, le tante imprese, lotte e gesta di quanti hanno solcato gli oceani, raggiungendo luoghi in diverse parti del mondo con differenti culture, usi e costumi, in un continuo confronto di civiltà ed umanità.
 

         

Nell’occasione di questo 2° Raduno, il Comune di Torre del Greco ha consegnato, nella persona del sub Commissario A.nio Rocco, una targa ricordo a G.nni Costa. Egli quand’era titolare della Società era un tuttofare; sempre vicino agli uomini di bordo e sensibile alla loro sinuosa problematica; un signor imprenditore, mai despota; appassionato di calcio e presidente ai suoi tempi di una squadra calcistica; grande organizzatore di tornei con rappresentanze delle sue navi con le squadre ”estere” dei porti che man mano si toccavano.  

Un suo struggente desiderio è quello di donare un pezzo di prua dell’ ”Eugenio C” ad ogni ex  componente che vi ha navigato; lo farà al più presto, magari al prossimo raduno che si terrà in Trentino a Passo San Pellegrino nel 2007. Che fine ha fatto l’ ”Eugenio”? Si sono perse le tracce? Negli ultimi anni la Costa fu costretta a venderlo ad una Società inglese, ed attualmente è in demolizione come un ”scrap iron” (rottame di ferro) a Freeport (Stato di Bahama, arcipelago corallino nell’Atlantico a nordest di Cuba). A vederlo cosi, smembrato e senza anima e corpo, ti prende un nodo in gola e ti piange il cuore. E come dimenticare la celebre ”Bianca C” (due) che nell’ottobre del 1960 (o 1961) affondò in rada nei pressi di Grenada (isola delle piccole Antille, all’estremità meridionale del Mar dei Caraibi).
Accadde che si sviluppò un incendio per l’esplosione di una testata cilindrica con distruzione del quadro elettrico, nella sala macchine. Ciò avvenne dopo che a bordo si erano imbarcati i passeggeri e la nave si era allontanata dalla costa; vi erano circa 1200 passeggeri e 450 uomini di equipaggio (più della metà torresi). Si lanciarono, inizialmente, le scialuppe di salvataggio in mare da entrambi i lati della ”Bianca”, che pian piano si inclinò sul lato sinistro. I passeggeri riuscirono a toccar terra, e nel frattempo arrivarono i primi soccorsi sul luogo di piccole imbarcazioni, natanti, ecc. Nella tragica circostanza perirono tre persone: due ufficiali ed un ingrassatore.
Tonino Perreca che allora faceva il barman a bordo, ricorda, come se fosse ieri, che l’ordine di abbandonare la nave, a causa della totale distruzione del pannello elettrico, fu dato a voce dal ponte di comando, a tutti gli uomini dell’equipaggio,  da trasmettere agli impauriti passeggeri. Egli si diede molto da fare, unitamente agli altri marittimi, a tranquillizzare gli ”ospiti” gitanti, e a farli imbarcare con ordine e senza il panico che nell’occasione cominciò a serpeggiare nelle scialuppe a remi, e così raggiunsero la sospirata salvezza.
Subito si attivarono gli aiuti della Croce Rossa Internazionale; furono installate tende con brande nel campo sportivo di Grenada, ove furono alloggiati per tre giorni tutti i componenti della nave, con l’instancabile ausilio della gente del luogo che non mancò, con la dovuta accoglienza, di star vicino e tranquillizzare gli atterriti scampati.
Dopo tre giorni di agonia la ”Bianca C” affondò; a nulla valse il tentativo di alcuni rimorchiatori americani di trainarla; l’impresa non riuscì.

 

Il rientro in Italia avvenne col ”Surriento” della Società Lauro; arrivò a Genova e poi a Napoli; i marittimi furono accolti dalle preposte autorità e familiari in un grande gaudio festoso e commovente. La brutta esperienza era ormai passata, ne rimaneva, purtroppo, solo il mesto e malinconico ricordo di quella bella nave non più recuperabile e giacente in fondo al mare. Ecco l’omaggio dovuto alla Società ”Costa”, definita una compagnia tutta italiana la cui attività negli anni ’60 e ’70 crebbe vertiginosamente in tutti i settori della navigazione, soprattutto, in quella delle crociere. La fondazione, nel 1967, della Società Costa Armatori e, nel 1986, la trasformazione in Costa crociere S.p.A., designarono la compagnia come leader del settore: essa rivolse, infatti la propria attività, esclusivamente, alla navigazione da crociera.
Negli anni ’80 e ’90, grazie a ”join venture” con compagnie di tutto il mondo e alla differenziazione delle offerte, la Costa crociere ha continuato a rimanere all’avanguardia. Dal dicembre 1996  l’ultimo importante avvenimento: la più grande compagnia di crociere al mondo, la statunitense Carnival Corporation, insieme al suo partner inglese Airotours, ha operato una fusione con la Costa Crociere, che ha continuato a mantenere il nome e la sede a Genova.


Le foto: L’ ”Eugenio Costa” in navigazione; in demolizione a Freeport (Bahama) al presente; la ”Bianca C” in fiamme; un momento della cerimonia religiosa a Portosalvo; la corona commemorativa del Club in ricordo di tutti i marittimi scomparsi in mare.