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Gennaro Langella

di Peppe d’Urzo


Era nato a Napoli il 20/01/1930 da Aniello e Nunziata Volpe; coniugata con Fernarda Fiore (1929) dall’agosto del 1971; un figlio: Nello, risiedeva al Corso V. Emanuele ("abbascia ’addu Cianfrone"). Il buon e caro Gennaro, persona onesta, moralmente integro e retto, ha lasciato la vita terrena il 03/08/2006 in un immenso dolore, rammarico e cordoglio di chi gli stava accanto e fra quanti lo conoscevano e lo stimavano per le sue doti morali, caratteriali e professionali. I suoi cari cosi lo ricordavano: "Una gelida folata di vento ha staccato dall’albero della vita il frutto più dolce portandolo via con se, lasciandoci il ricordo dell’amore per la famiglia, dell’onestà e dell’altruismo. Un ricordo che resterà sempre vivo in tutte le persone che lo hanno amato. Che la luce dei suoi occhi illumini il suo cammino verso un caldo e amorevole abbraccio di Dio". Oltre a lui, dall’unione dei suoi diletti genitori, vennero al mondo altri due maschi, Antonio, perito industriale, pensionato (deceduto a 83 anni il giorno prima della dipartita di Gennaro) Giuseppe e due femmine.
Il padre Aniello, originario di via Sedivola (fra i due viali, scendendo a destra al civico 22, attuale 30), era nato nella nostra città alla fine dell’800 ed ivi deceduto a 78 anni, è stato da sempre ricordato come "Mast’ Aniello ’u scappellino", in quanto grande artista dello scappello (utensile di ferro o acciaio, in forma di piccola sbarra tagliente in cima, usato per lavorare le pietre, metalli e legno), col quale dava forma definitiva ai blocchi di pietra. Bravo nel suo mestiere; eseguì molti lavori artistici e cappelle e monumenti presso il cimitero di Torre del Greco.
I ricordi di Gennaro, come istanti cristallizzati nella memoria, vanno a quand’era ragazzo: un ragazzo svelto, giocondo e vivace...; si recava da casa a prendere il latte fresco da "’Ngiulina ’a vaccara" in via Sedivola, un po’ più su dalla sua abitazione. Poi venne la guerra, quel ultimo terribile secondo conflitto mondiale che sconvolse anche la nostra tranquilla cittadina alle falde del Vesuvio... Cominciarono a cadere le bombe dal cielo in quelle improvvise incursioni diurne e notturne. V’erano ricoveri antiaerei sotto la chiesa di S. Antonio de' Brancaccio e presso un porticato, ricordato come "’U suppuorto" (via Sedivola n. 12). Cadde una bomba al di sopra dell’attuale Commissariato di P.S., l’ordigno non deflagrò, ci fu l’intervento sul luogo dei militari artificieri, i quali dopo aver prelevato la bomba, la fecero esplodere altrove.
Dopo i nefasti giorni dell’armistizio dell’8 settembre 1943 fra lo smacco degli ex camerati tedeschi, ci furono diversi rastrellamenti in città; furono presi due torresi nella zona ove abitava Gennaro e la sua famiglia; gli altri rimasero ben nascosti.



Spesso in America (ogni dieci anni circa) per lavoro a New York, alloggiava a casa di un cognato (fratello della moglie). Partecipò ai lavori della Statua della Liberta a Staten Island (New York City). Una volta, per le strade newyorkese, subì una rapina; si trovava con alcuni amici, quando improvvisamente alle spalle si senti dire: "Hands up!" (Mani in alto!); uno dei rapinatori, conoscendo Aniello, lo spinse da parte e lo fece andar via.
Tipo snello, ben vestito, era solito usare le ghette; di poche parole ed uomo di rispetto; molto severo coi figli. Lasciò gli Stati Uniti negli anni ’60, rimpatriando insieme ad altri torresi: Raimondo Esposito ("Raimondo ’a sdanga"), Domenico Ubaldo ("Dominique"), Antonio Langella ("’A cassella"), ed altri.



Dopo la venuta degli alleati a Torre, alcuni Ufficiali inglesi requisirono una casa ("’Nu bell quartierino") nel fabbricato dei Langella, ove alloggiarono per qualche tempo, in cambio di qualcosa da mettere sotto i denti, considerando la penuria dei tempi. Gennaro iniziò l’attività di gioielliere con locale (concessionario degli orologi "Altanus") al 2’ vico Cappuccini (attuale Bancolotto, mobili, ecc.); ha continuato, poi, in

   

proprio fino alla pensione. Era un uomo pacato e dalla giusta quadratura morale; era un buon amico, semplice, modesto e moderato; vestiva con sobria eleganza e prediligeva i cappelli alla "Borsalino". La moglie Fernanda ha gestito, unitamente alla sorella Iolanda, la tabaccheria in via Salvator Noto ("’A strada campanile"), vicino la farmacia Ascione, negli anni ’50 e ’60.  Vogliamo, infine, salutare l’altro fratello: Giuseppe, detto anche "Pinuccio", torrese d.o.c., trasferito in altri lidi; ex riparatore radio-TV  con "puteca" al 2°  vico

Cappuccini. Si spostò a Teramo, ove rimase per cinque anni, poi a Livorno; nella città labronica vive da molto tempo, gestendo un ristorante con la moglie e i figli, frequentato anche da autorità locali, personalità ed i calciatori della squadra di calcio del Livorno.
Spesso vi veniva l’ex "corallino" Mauro Porri (Livorno, 05/ 03/1944), grande mediano della Turris (dal 70/71, serie D, "G" al 73/74, serie C, "C"). Peppe, da sempre un ragazzo in gamba, in gioventù ha frequentato il mitico "African Bar" ed il circolo di Vittorio Sorrentino ("Sapone").
Fra gli "storici" personaggi di piazza Martini d’Africa si rimembrano; Franco Abner, Federico De Rosa ("Federico ’a risata"), Amedeo Cinello, Amerigo Cicchella, "Tatonno ’u pazzo", V.zo Oliviero (
" 'A catrammella"), "Guido ’u pazzo", "Amedeo jazz" (di Portici), Cesare Rivieccio ("Champagne"), S.re Liverino, "Spaghetto", Gppe Garofalo ("Pino d’oro" e "Peppe ’u cumpare"), "Pino d’argento", e tanti altri di cui non si ha memoria.
Giuseppe è sempre stato un tipo spassoso e divertente; conosceva centinaia di barzellette che con gusto e gli accorgimenti dovuti, raccontava agli amici. Appassionato della Turris che porta sempre nel cuore ("’A Turressella nostra..."); quando giocava a carte, esibendosi spesso nel "trentasette a perdere", era solito fermare le "sole" a chiunque a rischio di perdere lui stesso la partita.

Le foto: Gennaro Langella prima del decesso; il padre Aniello, detto: "Mast’Aniello ’u scalpellino"; via Sedivola (lato superiore), anno: 2004; 2° vico Cappuccini (secondo tratto), ove si trovava la gioielleria di Gennaro Langella (attuale Bancolotto)