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Ciro Osservanza

di Peppe d’Urzo

Un altro caro amico se n’è andato alla chetichella, lasciando per sempre la vita terrena. Una grossa perdita per i familiari e quanti lo conoscevano e stimavano per la sua bontà ed innato altruismo. Ciro Osservanza, ricordato come ”Ciruzzo”, era nato a Torre del Greco il 02.02.1935, da Dalmazio, della stirpe de ”I caprari” di via G. Beneduce (zona alta dei Cappuccini), e da Giovanna Di Donna, casalinga, la cui famiglia era detta ”Caramuntagna” in località Montedoro. Il padre, trovatello dell’orfanotrofio della SS. Annunziata, fu adottato da alcune famiglie, fra cui, verso i 13 anni, da una torrese; faceva il guardiano di capre nei vasti pascoli verdi nelle alte zone della città; esperto guaritore di dolori ossei e similari. 

I figli furono sei (quattro maschi e due femmine), e Ciro che, in età fanciullesca si nutrì anche di latte di capra, ne era il quarto.

            

Anche Ciro ha vissuto i fatti bellici della seconda guerra mondiale: quei terribili bombardamenti aerei che sconvolsero la nostra beata e tranquilla città; in via Purgatorio ci furono danni ingenti con fabbricati parzialmente crollati e quel carretto con asino che furono dilaniati da una bomba caduta dal cielo; i tempi magri, la fame, procurarsi il cibo fuori Torre per quello che si riusciva a trovare e portarlo a casa. Dopo i tedeschi, il sollievo degli alleati; egli, con abilità e scaltrezza, riusciva ad aggrapparsi sui carri armati e camion americani.
Dopo una permanenza in collegio in quel di Nisida fino alla quinta elementare, cominciò a fare il muratore come carpentiere; militare in Marina a La Maddalena (SS). 

Si unì in matrimonio nel 1958 con Consiglia Madonna, il cui padre era detto ”Vicienzo ’u pezzecato”, dalla faccia ”bucherellata” dovuta ad una malattia in gioventù; militare nel Battaglione ”San Marco”, combattente nell’ultimo conflitto mondiale e prigionia in Germania, con ritorno a casa nel dopoguerra. Dall’unione di Ciro e Consiglia sono nati otto figli (quattro maschi e quattro femmine); sedici nipoti, due pronipoti e un altro in arrivo... 

Nei periodi natalizi e pasquali tutti i componenti della famiglia Osservanza erano soliti ritrovarsi a casa di Ciro, in via dei Carpentieri n. 32, e dopo in via del Clero e in v.le Madonna per circa cinque anni. Ciro, sin da ragazzo, ha avuto la passione per il calcio; dai campetti (all’aperto) di strada passò alla Loreto Storace, poi, alle squadre "De Nicola", "Nova Torrese" ed "Alfonso Negri" di Ercolano.
Nella Loreto Starace, da ala sinistra passò a fare il portiere per il forfait del titolare Antonio Avenia, difendendone i pali con onore e bravura; disputò un ottimo campionato C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) – l’allenatore era il tuttofare Mario Ginelli – e, dopo la fase regionale si gareggiò in quella nazionale a Roma, contro la Spesteggiare tutti insieme le sante festività. Poi, per due anni, a lavorare in Germania come minatore in una miniera di carbone vicino Colonia; dopo un improvviso cedimento della struttura mineraria, se ne venne a Torre. 

  

Alternò l’attività di muratore e marittimo (per poco tempo) come mozzo sulle navi della società ”Grimaldi”. Aprì in seguito, una salumeria in via XX Settembre, Roma, Virtus Cagliari ed una squadra di Pescara; La squadra torrese arrivò quarta, con grande rammarico di Ciro che subì molti goals. Egli, quando giocava in porta, era solito arrivare in quegli spazi irraggiungibili, volando da palo a palo come una scimmia, ed in molti lo chiamavano "’A scigna". Ebbe, inoltre, qualche contatto e richiesta da parte di altre squadre, fra cui il Napoli, le cui giovanile erano allenate dal mitico Lambiase, ma come spesso accade, non se ne fece nulla per le impellenti esigenze familiari.
Il calcio lo aveva nel sangue, e quando doveva andare a disputare una partita, abbandonava tutto e tutti. Una volta, di domenica, non poté partecipare al battesimo della figlia primogenita Giovanna; venne tardi alla sera partecipando in parte ai festeggiamenti dovuti. Ha giocato insieme ai vari M. Fabiano,
A. Cozzolino, i f.lli Aromino, S. Anno e tanti altri suoi compagni di squadra. Tifoso ”corallino” ed un po' Juventino.
La Turris l’ha seguita dentro e fuori casa sin da ragazzo.
In una trasferta in quel di Frosinone, a fine gara ci furono dei tafferugli fra le due tifoserie. Ciro ed alcuni parenti si trovarono fuori dal campo per far ritorno a casa; un suo genero, trovandosi suo malgrado fra i fans ”corallini” fu preso dalla polizia e rimase per tre giorni a disposizione delle Autorità, in terra ciociara, di alcuni giocatori, fra cui M. Barone e R. Martin, detto "’U russ", spesso ospiti a casa sua.
”Ciruzzo” era una persona solare, simpatica e giocherellona; pronta sempre a sdrammatizzare; doveva sempre, in qualche modo, sfottere qualcuno; i suoi diletti figli li appellava con appropriati ”strangianomi”; quand’era in casa era una totale allegria, e molto si sente la sua mancanza; discreto e riservato, ma allo stesso tempo a disposizione di tutti.
Gli piaceva cantare (classico repertorio di canzoni napoletane) e ballare; amava la pace e detestava i litigi; era felice nel mantenere unità la sua numerosa famiglia. Appassionato anche di boxe e bocce; si divertiva coi film di Totò ed i classici western, che lui chiamava ”’I panze e turrene”; amava molto la campagna; coltivava vari prodotti nella terra di un fratello in via Monte di Resina (di fronte all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale ”A. Maresca”); era un perfetto ”campagnuolo” in età avanzata; produceva anche un ottimo vino e spesso andava a funghi.
Quanti lo conoscevano lo hanno sempre stimato. Massimo, il figlio, attualmente infermiere presso il ”Maresca” ha indossato gli abiti di calciatore nel ruolo di attaccante nelle file della Turris (giovanili, allenate da mister A. Merolla, al presente alla guida tecnica della Turris, in serie D, girone ”H”), Avellino, Palmese e Caltagirone. Gli altri fratelli: Dalmazio (”Peppe”), Vincenzo e Raimondo hanno giocato per divertirsi in vari tornei. In una gara fra amici e ”mattezziusi” Ciro si esibì come guardialinee ed il cognato Vittorio Capodanno come arbitro, tante furono le scenette comiche e le risate fra gli spettatori.
I suoi cari lo hanno voluto cosi ricordare: ”Nessuno muore sulla terra, finché vive nel cuore di chi resta”.

Le foto: Ciro Osservanza (”Ciruzzo”), prima del decesso; il padre Dalmazio (1908/1984); Ciro sotto le armi a La Maddalena (SS) nel 1956; la moglie Consiglia e le figlie Giovanna e Silvana (settembre 2008).