U
figlio d''a pacchianella
di Peppe d’Urzo
Salvatore Balzano era nato a Torre
del Greco il 19.04.1930 ed ivi deceduto il 09.04.1982, da Andrea, marittimo
(settore coperta) con la società ”Lloyd Triestino”, emigrato in
America con ritorno in patria, e da Vincenza Narducci, casalinga, detta
”Pacchianella”. Figli tre femmine e sei maschi, di cui Aniello morì in
seguito al ferite per il bombardamento aereo del 13 settembre 1943 dalla
villa comunale alla chiesa di S. Maria del Popolo, e Ciro deceduto su
nave italiana silurata nell’ultimo conflitto mondiale.
Viventi Maria, Consiglia e Geppino, ex vigile sanitario in pensione.
Originario di c.so Avezzana; scuole elementari in via V.Veneto; al
pomeriggio fino a sera lavorava nel negozio di Cimmino (bottoni, cotone,
ecc.) in via D.Colmarino (attuale ”Original Marines”), in cambio di penne,
quaderni, pennini ed altro. A 18 anni prese la via del mare. Ottenuto il
libretto di navigazione ("’A libretta”), imbarcò come
mozzo di coperta sul ”Tuscania”, che effettuava, per lunghi mesi,
viaggi in Australia; in seguito ”Asia”, ”Vittoria”, ”Neptunia”,
”Galileo Galilei” e ”Guglielmo Marconi”, con una parentesi
lavorativa sul ”Conte Biancamano” (Società ”Italia”).
Col
”Marconi” effettuò il viaggio inaugurale dall’Italia all’Australia
e ritorno dal novembre 1963 al gennaio 1964.
Per l’occasione fra i passeggeri,
ospite della Società fu Maria Cristina, la seconda moglie di Guglielmo Marconi (Bologna, 1874 – Roma, 1937; scienziato, di padre italiano e
madre irlandese; premio Nobel per la fisica 1909; 1914 senatore del Regno;
1930 presidente dell’Accademia d’Italia; realizzò un sistema pratico
di radiotrasmissioni a distanza; il brevetto Marconi assunse dal 1900 la
denominazione di ”Marconi ’s Wireless Company”), e la figlia
Elettra.
Fu un viaggio memorabile e da annoverare fra i ricordi di chi visse quella
indimenticabile esperienza.
Salvatore, da primo cameriere divenne
”maitre” e capo alloggio sino alla fine degli anni ’70. Poi imbarcò
su navi da carico e
porta-containers.
Si unì
in matrimonio in data 24.04.1958 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie
con Giuseppina Gargiulo (classe 1935, nata a Cirie (TO), da Antonino e
Nunziata Cappa, della stirpe "’A patana”), detta "’A figlia ’i
Nunziatina”. Suo nonno materno Gennaro, ricordato come, ”Don Giuvanni
’a patana”, concessionario agricolo, ebbe nel 1930 l’incarico di far
costruire il mercato ortofrutticolo comunale in via Purgatorio (in origine
con giardini); l’appaltatore dei lavoro fu un certo ”Mastu Ciccio”.
Dall’unione di Salvatore e Giuseppina sono nati: Enza (vive e lavora a
Roma), Andrea (dipendente del comune di Torre del Greco all’ufficio
pensioni); Nunzia (Banco di Napoli), Rosario (suona il basso) e Daniela
(marittima). Nipoti sei.
Salvatore lasciò la vita terrena
prematuramente, a 52 anni.
Dalle reminiscenze di Giuseppina emerge il
passato, fatto di ricordi circa la II guerra mondiale che coinvolse anche
la nostra placida e quieta città. Le prime incursioni aeree, i ricoveri,
i rastrellamenti dei soldati tedeschi, gli alleati, i pidocchi, la fame
e tutto ciò che faceva da contorno. Anni bui che fanno parte della
nostra storia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, i militari
germanici cominciarono a rastrellare varie zone di Torre.
Vennero anche dalle parti di I° Vico Trotti, ove alloggiava la famiglia Gargiulo. I giovani e gli uomini erano nascosti nei pozzi (con sottostanti
piscine d’acqua) Decisero
di aprire una botola e buttarvi giù una bomba; ma come fu o come non
fu, la bomba non fu lanciata in quel fondo acquatico; vi sarebbero stati
molti morti innocenti. In un’altra palazzina con tetto spiovente (”suppigno”)
si nascosero molti ”uaglioni”; uno di essi, per un maggior
controllo della situazione, uscì all’esterno; fu notato dai soldati
teutonici che gli intimarono l’alt;
partì una scarica di mitra ed il
giovane fu colpito, cadendo giù dalla tettoia.
Il padre di Giuseppina di nome Antonino, Maresciallo Maggiore
dell’Esercito (Fanteria), uomo ligio al dovere e strenuo difensore
delle istituzione, fu trasferito,
dietro pressione della moglie Nunziata, alla caserma Bianchini in quel
di Napoli. Durante i caotici giorni dell’armistizio con l’Italia
alla merce degli ex alleati e camerati tedeschi, Antonino era di
servizio in caserma; qui |
ebbe la visita di un reparto di militari del Terzo Reich. Gli
italiani, i soldati che erano ancora rimasti
a difesa del glorioso tricolore, furono
disarmati; il Gargiulo riuscì tempestivamente a nascondere la propria
pistola d’ordinanza in un cassetto della sua scrivania. Quando fu a
contatto dei tedeschi, uno di essi gli chiese dove avesse l’arma, e lui,
con onorevole dignità, rispose di non averla. L’ufficio con tutte le
suppellettili fu messo sotto sopra. Dalla scrivania che fu distrutta, usci
la pistola che gli fu messa alla tempia con minaccia di farlo fuori; il
milite che gli teneva puntata la pistola, gli disse: ”Tu malato...” e
diede ordine ai suoi di andare via. Fu questo un gesto di distinto
coraggio.
In seguito, in quel indescrivibile caos, l’eroico
Maresciallo salvò l’onore della caserma, recuperando vari documenti, fra
cui: ”Riconoscimento al 10 Reggimento d’Artiglieria Pesante Campale
– Vittorio Emanuele III, Re d’Italia; Artiglieria di c.a., Napoli –
”di far uso del motto ”Nullus ictus irritus” (Nessun colpo inutile),
con iscrizione nel libro araldico degli Enti morali; firmato: Vittorio
Emanuele e Benito Mussolini; Decreto 6 giugno 1932, E.F. X (trascritto il
15/06/ 1933, E.F. XI)” e la croce di Cavaliere dell’Ordine di Savoia
Arma Artiglieria, all’Artiglieria del 10° Reggimento; riconoscimento
in terra d’Africa, conquista dell’impero; firmato il Re e Mussolini;
05/02/ 1937. Dopo la tempesta venne la quiete. Gli alleati a Torre.
Accadde che Giuseppina e due sorelle stavano rincasando, dopo essersi
recate alle Cento Fontane a prendere un po’ d’acqua; sulla via del
ritorno si accorsero di essere seguite da tre ”soldiers” americani, di
cui uno di colore; nei pressi di casa, qualcuno accortosi di quanto stava
accadendo, prese le tre ragazze e le chiuse in una abitazione al
piano terra.
Ai soldati fu riferito che dovevano proseguire e furono
accompagnati in una ”maison” d’appuntamento poco distante.
Le innocenti
ed impaurite ragazze furono vivacemente rimproverate dai genitori.
Le conseguenze della guerra che
continuava al centro nord dell’italico suolo, lasciarono le proprie
tracce; i morsi della fame imperversavano; la gente si recava in
campagna alla ricerca dei prodotti della terra; al posto del pane
c’erano i ”uaghiuzzi”, specie di pagnottelle di grano duro. Ognuno
si ingegnava come poteva per tirare avanti.
Uno zio di Salvatore,
Luciano si stabilì sotto il ponte dell’autostrada in via G. Marconi con
una ”guantiera” (vassoio) e bicchieri pieni di liquori per offrirli,
in cambio di merce alimentare, ai soldati americani ivi transitanti.
Ma questi ultimi, non avendo fiducia del contenuto dei bicchieri,
pretendevano lo stappo delle bottiglie e magari col botto.
Gli alleati
passarono per le vie di Torre. Giuseppina era affacciata da un balcone
in via Purgatorio (attuale Supermercato ex ”Tre di”).
Transitò un
carro armato che si fermò all’altezza del balcone. Dalla torretta uscì un
soldato di colore che lanciò caramelle e cioccolatini all’indirizzo
dei bambini festanti. Giuseppina non riuscì a prendere alcuna
caramella. Il carrista dalle massicce mani, accortosi delle difficoltà di
Giuseppina, le lanciò solo a lei, facendo capire agli altri coetanei che
le caramelle erano solo per lei. Salvatore Balzano era una persona
brillante, simpatica ed allegra; alto di statura e dagli occhi azzurri;
grande affabulatore; gli piaceva molto raccontare fatti e fatterelli a
tavola, dopo aver mangiato, ed intrattenersi coi figli.
Appassionato di
calcio e boxe, cucinava bene e spesso si esibiva ai fornelli; gli piaceva dipingere; parlava bene l’inglese;
ottimo organizzatore di spettacoli e manifestazioni varie a bordo delle
navi.
Si ricordano, inoltre, alcuni personaggi del 1° vico Trotti, nel
corso del tempo, denominato ”’U vico ’i gli incisori” di corallo,
cammei, tartaruga, ecc.: ”Scillichiello”, pescatore di polipi, al
ritorno a casa se cantava la pesca era andata bene, se bestemmiava aveva
preso poco o nulla; ”Garibalda”, una donna anziana ed esperta
ostetrica delle galline; ”Carmela ’a pizzicata” (coniugata: G.ppe
Vicidomino) e le sorelle Lucia e ”Rafilina”; ”Carlucciello ’u fuchista” (socio di ”Nardiello
’u fuchista”) ed il figlio
Giacomino; ”Tatonno ’u vaccaro”, originario di vico Annunziata ("’U vico ’dde capre") con stalle e vacche, ambulante e venditore
in zona delle ”fresculelle ’e Massa” (attuale yogurt) servite in
”secchietielli” di stagno bianco, ed altri, ed altri ancora di cui
non si ha memoria.
Le
foto: Salvatore Balzano prima del decesso; a bordo del ”G. Marconi”
(viaggio inaugurale) con Maria Cristina Marconi e la figlia Elettra ed
alcune amiche (novembre ’63 - gennaio ’84); a bordo mentre presenta uno
”show”; la moglie Giuseppina Gargiulo (col carrozzino) e la suocera
V.za Narducci (”Pacchianella”), anno: 1959.
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