Perrella
family
di Peppe d’Urzo
Capostipite di questa nota e celebre famiglia
torrese fu Saverio Perrella (1874/l902), deceduto a ventotto anni, sarto
maschile di professione con locale in via Comizi (”’U palazzo ’i l’acquavitaro”, ancora oggi ben visibile ed al suo posto con solenni
decori architettonici; fra i più attraenti vecchi edifici di Torre del
Greco), coniugato con Maria Esposito, maestra di sartoria femminile, detta
Ilaria ’a cusetora'. Un solo figlio: Saverio (Torre del Greco,
14.07.1902 - Roma, 12.06.1971), titolare di un negozio di tessuti e
abbigliamento, aperto nel 1932 in via D. Colamarino n. 54/ang. Largo
Santissimo n. 2 (attuale Crispo tessuti, biancheria, intimo, ed ex Colantonio giocattoli).
Dall’unione matrimoniale con Assunta Boccia che molto aiutò il marito
nell’attività commerciale, nacquero: F.sco Saverio (stimato e
conosciuto medico chirurgo in pensione), Carlo e Maria. Saverio con quella
bella voce tenorile che si ritrovava, era bravo a cantare. Si spinse
oltreoceano approdando in America, anch’egli probabilmente stimolato
dall’ ”american dream” in cerca di miglior fortuna; alloggiò in casa
di un cugino nella mitica ed italianissima Brooklyn, facendo vari mestieri
e rimanendovi per circa cinque anni, dal 1927 al 1932. Erano gli anni in
cui la canzone napoletana spopolava in terra statunitense, ed in particolar
modo fra i numerosi emigranti italiani in quel di New York. Si esibì, col
nome di battaglia ”Enzo Perrella”, il buon interprete della
canzonetta”, in vari clubs e locali, interpretando con notevole bravura le
classiche ”songs” napoletane. Rientrato nella natia Torre si
sposò nel mese di agosto del 1932, con abitazione in via D. Colamarino
n. 32.
Al lavoro abbinò sempre la passione per il canto; tante le ”Ave Maria”
cantante nelle chiese per i riti religiosi matrimoniali; fra i pezzi
forti: ”Le tre ore d’agonia”, canto religioso durante le festività
pasquali, declamato con Leonardo Mazza, commerciante di coralli, ricordato
come "’U francese", e all’organo, quello da poco ristrutturato
nella parrocchia di Santa Croce, il canonico Vincenzo Di Donna ("’U turcone").
Dai meandri del tempo trascorso, riemergono i ricordi di
guerra, quel secondo conflitto mondiale che immolò tantissimi torresi. Quando cominciarono i primi bombardamenti sulla nostra tranquilla città,
le persone del palazzo si riunivano nell’abitazione dei Perrella; fra le
famiglie si ricordano i D’Amato (armatori), ”Ciccio” Ausiello, A.
Solvino (”Bacchettone”), ed altre. Molti altri torresi si salvarono
grazie al fabbricato al civico 46, detto "’U
palazzo spuntatore" con altro ingresso in trav. Avezzana (tratto della
”piazzetta”), da cui si poteva, con agilità e velocità accedere per, poi,
nascondersi di nuovo.
V’erano
ricoveri antiaerei (al presente ”Anny”), da cui, accedendo da una
botola, si raggiungevano grotte e cunicoli sottostanti. Vennero poi i tristi e caotici
giorni in cui i soldati tedeschi, dopo il ”trahison” dell’armistizio
dell’8 settembre 1943, cominciarono ad effettuare diversi rastrellamenti
in città. I tedeschi, inoltre, continuarono i rastrellamenti, e, in uno di
quei terribili giorni, si fermarono all’angolo di Largo Santissimo;
Carlo, che era in compagnia del padre, irruppe in un lungo pianto, il diletto genitore gli asciugò le lacrime e lo rassicurò.
Sulla botola di legno rettangolare, sotto cui erano nascosti molti uomini
e giovani torresi, si misero a giocare su di un materasso, alcuni bambini
della zona; i militari di origine ”nibelunga”, impegnati a catturare
materiale umano da inviare nei campi di lavoro in Germania, alla vista di
quegli occhi innocenti, andarono via.
In seguito arrivarono le truppe alleate, i
”liberatori”, che transitarono anche per via Diego
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Colamarino fra due file di
gente festante; alla
loro vista l’attività commerciale riprese.
Maria ricorda che un soldato americano le lanciò un pezzo di cioccolata ('A pezzetta ’i
ciucculato), rendendola felicissima. Nel 1966 Carlo, coadiuvato dalla instancabile sorella Maria, si
trasferisce nella stessa via, al civico 42; al presente, il negozio è ben
visibile con la semplice scritta al neon ”Perrella” (abbigliamento
uomo e donna). L’operosità dei diletti genitori, mai fermata nel tempo,
continua in nome di una degna ed onorevole tradizione.
Oltre ai Perrella
in questa storica strada, da tutti ricordata come ’Ncopp a San
Michele, per la chiesa di San Michele Arcangelo (terminata nel 1727)
con l’attiguo ex convento-conservatorio dell’Immacolata Concezione
(1638), si menzionano vari personaggi e negozi che appartengono alla
nostra storia: ”Celeste ’u pasturaro”, venditore di pastori per
presepi al largo Santissimo, ”Cuniello ’u cusetore” (il padre
”Mimi” Buonincontro, sarto), Baldassarre (”Vadassare”, leggendaria salumeria dal 1932, poi il compianto figlio Aniello ed ora i nipoti);
”Ndulino ’u baccalaiulo”, ”’A mammana” (levatrice), i f.lli Venditti (cartolibreria; il padre Errico e i figli Vittorio e Giuseppe), il
generale Cicchella, i Candurro (don Ferdinando coi figli ”Ciccio” e
Vittorio), Lisetta (giocattoli), ”Cacapietro” (salumeria, famiglia
Bianco); a tal proposto si ricorda un vecchio detto: ”Saglio ppe Ficc,
giro pe Culapietro e scengo ’ppe Cacapietro...”; cartoleria Fiore,
gelateria Scognamiglio; ”Pandacca” (famiglia Formisano; creazione e
costruzione delle ”sfardelle”), ”Mastu Tore” (calzolaio),
lavanderia ”Papoff’, ”Tubia ’u mussuto” (Tobia Tortorella,
macellaio); ”Mastu Rafele ’u scarparo” (riparazione scarpe con
locale in cui si intrattenevano intellettuali e ”mattezziusi”); ”I
Mancini” (forno), Giovanni Cannolicchio (pasticceria); ”Prinzipia”
(fruttivendola); la tabaccheria di don Ciro - Rivendita n. 1 (attuale ”Amplifon”);
Raffaele De Luca, panettiere (poi i figli ”Peppino” e ”Mimi”);
” ’A residenza” dei Vigili Urbani, ” 'A vicchiarella”, fornaio coi
De Luca; era bravo a far la voce di vecchia sfottendo simpaticamente il
prossimo; si esibiva sui lastricati del luogo; la falegnameria
D’Orlando; Quagliarini, radiotecnico; don Giuvannino Del Gatto
(venditore di caramelle, spezie, ecc.) all’angolo di vico Orlando, Casa
del Caffè (Brancaccio), di quel portale di viale Castelluccio, e tante
tante altre ricordevoli rimembranze.
Francesco Saverio, laureato in
Medicina nel 1958; militare medico c/o la Scuola di Specializzazione a
Firenze; poi a Roma, Ischia e a Torre con studio in vico Orlando ed in
seguito al P.co Bonanno; la moglie è francese e si chiama Simone Margueron;
tre figli; pensionato; appassionato di presepi; grande tifoso della Turris
sin dai primordi; grande lettore; scrive per diletto (poesie ed altro);
coltiva un po' di terra in una sua proprietà in quel di Cappella Nuova.
Dedicò al padre un articolo apparso su ”La Torre” del mese di giugno
1971; ne riportiamo la parte finale: ”Una stagione finisce ed un’altra
comincia; un fluire di tempo senza fine come l’orbita della terra
nell’Infinito, ed io rivivo le tue gioie, le tue pene, le tue ansie,
come a continuare un destino, perché ho capito che c’è un legame
profondo che ci tiene uniti, un richiamo inesplicabile. Mi sorprendo più
volte cantare la canzone che ti sentii sussurrare quella sera di
primavera, come in un triste, dolcissimo addio: ”Ammore giovane, è ’nu
ricamo ’e chiacchiere, parole ca se diceno...; prumesse ca se
scordano...”. Fra le tante poesie ne trascriviamo una dal titolo:
” ’A felicità” – ” ’A cunte fatte, ’nt’ ’a ’sta vita
nosta tirammo sempe l’acqua cu panaro!.
Restammo ferme (e chisto e ’o punto amaro), currenne inutilmente, senza
sosta! Si pe’ ’na prommozione, tu fa cunto che ne guadagne vinte ’a fine
’o mese, pe’ chesta prommozione, aumiente ’e spese, e n’haje bisogno ’e
trenta cu l’accunto. Felicità!... pe’ legge cunvenuta, è ’na
sagliuta ca nun tene fine; si allunghe io passo p’ accurcia ’o cammino,
fenisce p’ allunga pure ’a sagliuta”. Nell’attuale negozio
anche se ristrutturato e al passo coi tempi, oltre a Carlo, vedovo (due
figli: Lucia e Saverio) e a Maria, nubile, da sempre entrambi cordiali e
cortesi al servizio di una vasta clientela, è palpabile una certa
atmosfera dei tempi passati; un passato che indubbiamente, attraverso i
tanti ricordi, affascina sempre.
Le foto:
gruppo di famiglia in un esterno; Saverio Perrella (maggio 1968); ai tempi
del periodo ”americano”; i genitori M. Esposito e S. Perrella; il
negozio in via D. Colamarino/angolo largo Santissimo (anni ’50)
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