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Via Roma
'Ncopp''a du carbone

di Peppe D'Urzo
 

Ritorna sempre alla ribalta il sapore dei luoghi di una volta...; questa è la volta di un "trait de rue" che trae origine dalla fine di via Piscopia con via Falanga e le scale di via Cappuccini, fino all'angolo di via Roma con via Salvator Noto in entrambi i lati. A ricordare i personaggi ed i luoghi di un tempo che fu, è la viva ed arguta voce di Gennaro Eredità, da tutti ricordato come "'U caviciaiuolo".
Egli, riordinando le proprie evocative idee, fa una panoramica flash, iniziando dall'angolo di via Falanga che immette al mercato, salendo a sinistra: merceria di Giovanni Cimmino; salone di un certo "Pellecchia"; l'abitazione di "Alfredo 'u scartellato"; "Luigi 'u scarparo"; Luigi Di Cristo con negozio di biancheria ed intimo; Gioacchino Vitello (illuminazione); "Aniello 'u gravunaro" (Aniello Sorrentino, detto anche "'U pezzecato"); laboratorio-deposito di pasticceria dei f.lli Carbone (al civico 91; attualmente chiuso), ove, oltre a preparare "primizie" dolciarie, all'esterno si attivava la torrefazione del caffè con fiamma a gas che emanava un profumato ed invitante aroma, arrivando ai piani superiori dei circostanti fabbricati; il tutto avveniva sotto il vigile ed esperto controllo dell' "artisan" Andrea (fiduciario); "Stanise 'u 'nzevuso", Stanislao Lombardo, "casadduoglio", cioè venditore di olio, formaggio, ecc.; presso la sua salumeria, come un tradizionale rito, arrivavano i "vatecari", i vetturali, corrieri che rifornivano di cereali, legumi e merci varie, scaricandole da carretti, i tanti negozi di generi alimentari; Gennarino 'u fecherinaro" (da "fecherine": fichi d'India, grossi frutti, oblunghi, coperti di spine, dolci e dissetanti; delle piante delle Cactacee, originarie del l'America Meridionale), venditore di melloni; i melloni gialli si appendevano, grazie agli "unci" (lacci) sotto i portoni o sui balconi, nel periodo autunnale, per conservarli e gustarli nelle festività natalizie; oreficeria e coralli dei f.lli Carbone, all'angolo con via S. Noto ("'A strada Campanile). Al presente, invece, troviamo: salumeria e latticini di Nicola Grazioli (ex "Vicienzo 'u zuppariello", venditore di scarpe); "L'arte pasticcera" dei f.lli Gennaro e Gaetano Cataldo, al presente solo Gennaro, socio fondatore della "Real Turris", Gruppo Sportivo, scuola calcio e settore giovanile; in precedenza il locale aveva due divisioni: "Pellecchia", parrucchiere e officina per riparazioni di lavatrici di un certo "Raimondo 'dde lavatrici"; negozio di occhiali e affini "Ottica 101"; L'aquilone" (abbigliamento 'baby); "Carta", regali, curiosità e cartoleria (ex mobilificio di Giuseppe Colace, 1907/1965, con locale, in precedenza al vico Pezzentelle; poi il figlio Rosario); "Blue Spirit", gioielleria: "Projet Mode", abbigliamento.
Salendo a destra dalle scale che immettono nella storica via Cappuccini: resti di rocce laviche dell'eruzione del Vesuvio del 1794, sul marciapiede, sotto le scale, era ubicata una cassa di legno, piena di sabbia (quella nostrana e dal tipico colore nero) che veniva cosparsa da un operaio dell'Azienda Tranviaria (poi Atan e Amn) sui binari, ove transitava il mitico tram che scendeva per via Piscopia diretto in p.zza Luigi Palomba (stazionamento). 
Il puntuale "happening" creò un famoso detto: "'U tram pigli 'e liscie!", da cui molti ragazzini e giovincelli presero spunto per "sfottere" i conducenti...; "Rosa 'ddu ghiaccio, venditrice di "cazzabocchi" (granite) col selz; Rosa era anche detta "'A gassusara" per la vendita delle gazzose, in bottiglie di vetro, sul cui bordo c'era una pallina vetraria, che calata giù, faceva fuoriuscire la sostanza gassosa...; di seguito il chiosco di acqua fresca di "Trent'ossa", e "Pascale 'u russo" (Pasquale Brancaccio), venditore di jeans, camicie, magliette, ecc., con negozio "Texas" all'inizio di via Cappuccini; "Don Luigi 'u surdo", portiere dello stabile in via Roma n. 102, di proprietà del Monte di Pietà; anno di fondazione 1875: "'A cantina 'i Oliviero" al I° vico Cappuccini n. 14 (poi negozio di scarpe di Antonio Vallo; "Luisella 'a trammera", Maria Luisa Langella (1880/1965), con laboratorio per la lavorazione di coralli e cammei, al 1° vico Cappuccini n. 4; "Don Ciro l'ugliaro" con  vendita d'olio, poi salumeria Varriale; "Don Enrico", nonno degli attuali Di Cristo (tessuti, stoffe, ecc.), vendeva, inoltre,  "'a cetrata e 'u crimine" (come purgativo) da quel classico bancone di vendita per la clientela; Sasso, vendita di legno; Panariello, falegnameria per mobili; "Strummulillo", Giovanni De Simone, salumeria; "'U caviciaiuolo", Ciro Eredità, "masto" muratore dell'Azienda Tranviaria, dall'inizio degli anni '20 titolare di ferramenta con vendita di calce, cemento, mattoni, asfalti, tubi, ecc.; in seguito

  

Le foto: antico lucchetto in ferro, apposto all'ingresso del ferramenta di Ciro Eredità in via Roma n. 92; la maschera di creta al di sopra del locale di ferramenta (attuale Silvana Eredità; il tratto di via Roma (da via Falanga), anno 2003; il negozio di coralli dei f.lli Carbone (anno 1937).

dal 1944 al 1988 subentra il figlio, nato a Torre del Greco il 13.03.1923 (la madre si chiamava Gelsomina Scognamiglio).
Gennaro a 18 anni militare, dalla 
Marina (Battaglione "San Marco") passa nella Regia Pubblica Sicurezza in quel di Firenze, destinato in un Btg. "Mobile" con varie missioni belliche, a Salerno prima dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e dello sbarco delle forze interalleate, poi a Roma, dopo un lungo viaggio in treno. Dopo la liberazione della città Santa da parte degli americani, inglesi, ecc., fece ritorno a casa nel 1944.
Il fratello Filippo (classe 1921), militare in marina come motorista morì a bordo della torpedinieria "Lupo" in una missione al largo dell'isola di Creta (isola montuosa del Mediterraneo orientale, a sud-est della Grecia; durante la II guerra mondiale, l'occupazione da parte tedesca fu il primo esempio di "operazione combinata"); nella notte tra il 20 e 21 maggio 1941, il "Lupo" fu ripetutamente centrato da colpi di navi inglesi, letteralmente crivellato nelle sue attrezzature, con morti a bordo; eppure, con abilissima manovra, il Com.te Mimbelli riusciva a sottrarsi al fuoco nemico e a disimpegnarsi, tornando alla base con la nave salva e con un pingue bottino.
Al di sopra del locale di ferramenta, sin dagli inizi di vita, fu posta una maschera di creta, detta "'A maschera 'ddu voccapierto" (ancora al suo posto), significando il simbolo dei "caviciaiuoli" e contro il malocchio; l'ingresso, poi, era chiuso da un grosso lucchetto (visibile nella foto), risalente a circa ottanta anni fa, e, costruito a mano da un esperto masto-ferraio.
Don Ciro era solito riferire al figlio Gennaro: "devi sempre lavorare; non metterti mai in società con qualcuno; 'u tiraturo lo deve tirare uno solo...";
Proseguendo: Frutta, baccalà e stocco di Pasquale De Gaetano (padre del Com.te dei VV.UU. di Torre del Greco, dott. Enrico); Andrea Falanga, ferramenta, poi don Tobia Ascione, detto "'A puntina d'oro"; forno di "Irene 'a panettera", Irene Persico, coniugata Cepollaro; macelleria "Il vello d'oro" di V.zo Lombardo; "Don Gennaro 'u capellaro" che creava parrucche con i capelli venduti dalle donne; salumeria Polese.
Al presente, riscontriamo: "Petit Patapon" (ex mobili di R.le Brancaccio e figli); bar "Roma", dal 1955 (ex salumeria merceria) con terrazzino esterno e scalini in marmo e ferro battuto; Giacomo Esposito ("Giacumino"), vendita di mobili; Antonio Di Cristo, tessuti;  (Brummel); Silvana Eredità (figlia di Gennaro, cugino di don Filippo Eredità (1919), parroco di S. Maria del Popolo), coniugata Gennaro Mazza (Accessori da bagno, rubinetterie, parati, colori); un altro negozio di ferramenta è in via Circonvallazione n. 78 (altro figlio di Gennaro, Filippo); Le.sa.r. (profumeria); Elena Mirò - Le taglie del sorriso; F.lli Crispo (tessuti, lanerie, biancherie); Amodio, salumeria (ex Mirabella gelati). Il tutto intervallato dal 2° e 1° vico Cappuccini.
Questi i ricordi di un tempo; essi risalgono a prima, durante e dopo l'ultima guerra mondiale, con l'aggiunta dell'oggidì; e il tempo non ha cancellato le memorie visive di Gennaro Eredità, da tutti chiamato "'U caviciaiuolo".