I
Cozzolino
Salumeria "Viola"
di Peppe D'Urzo
Sul
"nastro" della memoria scorrono le immagini e i ricordi di un tempo. Dal
sibilante fruscio che stimola un sottile "magnetismo" atto a richiamare
rappresentativi pensieri e conservate tradizioni, rievochiamo la memorabile
ed epica stirpe dei Cozzolino, conosciuti da sempre con l'appellativo di
"Viola". Ciro, il capostipite, originario della vicina Resina (così chiamata
fino al 1969, poi Ercolano), storica ed archeologica cittadina alle falde
del Vesuvio, coltivò in alcuni terreni di cui era proprietario, delle viole
(piante erbacee delle violacee con fiori variamente colorati e frutto a
capsula) che lanciò anche in commercio.
Fu quello il periodo in cui l'epiteto di "Viola" gli rimase incollato per
tutta la vita fino ad ... oggi in cui i suoi discendenti (rinomati e cortesi
alimentaristi, con locali degni delle migliori "boutiques") sono così
simpaticamente conosciuti. Si trasferì, in seguito, a Torre del Greco dove
aprì una trattoria in via Circonvallazione (oggi "Palatone enoteca").
Dopo qualche tempo mise su un negozio di generi alimentari in via Roma n. 6
(attuale "Cuccurullo Elite"); da qui, sempre in via Roma (Banca Commerciale)
la stessa attività. Gli collaboravano con gioiosa laboriosità la moglie
Maria Rosalia Polese, le figlie e l'unico figlio maschio, Salvatore, che nel
1939 a sua volta trasferì il mestiere al corso Vittorio Emanuele n. 126
(nuovo 140). Correvano gli anni dell'ultima guerra mondiale e i tedeschi si
trovavano nella nostra città (prima e dopo l'armistizio dell'8 settembre del
'43). Spesso facevano irruzione nei vari esercizi commerciali (fra cui anche
quello dei "Viola") per ispezionare le varie mercanzie: erano tempi bui e
cupi in cui per sopravvivere ci si attivava in qualsiasi cosa, anche in
furti e furtarelli di ogni genere.
l teutonici ed ariani guerrieri erano convinti che i commercianti
comprassero materiale (maglie di lana, tessuti militari che trasformati
erano adibiti ad uso domestico e familiare), a loro sottratto da ladruncoli
locali. Erano guai seri se nei retrobottega trovavano qualcosa del genere...
Ai Cozzolino, fortunatamente, andò sempre bene. Durante la catastrofica
incursione aerea dei 13 settembre 1943, il buon Salvatore si trovava nel
proprio negozio quando dal cielo caddero quelle deflagranti ed incendiarie
bombe che portarono morte e lutto a tanti cittadini torresi: alcuni morti
nel ricovero ubicato all'interno del fabbricato al civico 122, detto "'U
palazzo 'ddo Maggiore"; vi morì anche un soldato tedesco impegnato a
recuperare varie persone. Anch'egli fu vittima della "mofeta": emanazione di
anidride carbonica, accompagnata talvolta da metano, sprigionatasi nelle
crepe della grotta adibita a ricovero.
Quella mattina, poco dopo le ore 10, quando la morte cadde dal cielo,
atterrito dal polveroso boato prese con sé il piccolo Domenico ("Mimì") e
scappando dal locale, tra macerie e corpi senza vita, riparò in via Roma, a
casa del padre Ciro e della sorella Grazia ("Grazietta", attualmente
vivente, come l'altra sorella Giuseppa, detta "Geppina", classe 19l5).
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Ai
"Viola" fu dato dal Comune l'incarico di distribuire il pane ed altri
generi. Era il periodo delle tessere annonarie: negli anni '60 con il
patrocinio dell'Eca (Ente Assistenza Comunale), alle famiglie
bisognose, e poi colazioni giornaliere (sacchetti con frutta) agli studenti dell'Istituto Professionale
"Degni" in via Circonvallazione.
Nel dopoguerra, a Salvatore capitò un brutto incidente: era di "lunedì in albis", si trovava in strada e si accingeva a ritirarsi a casa quando nei
pressi di corso Vittorio Emanuele, (attuale Banco Ambrosiano Veneto) fu
improvvisamente investito (con conseguente rottura di una gamba) da una
motocicletta militare italiana, con alla guida un giovane soldato,
proveniente dalla Circonvallazione. Salvatore (1905-1956) come il padre
Ciro, era grande appassionato della caccia (spesso vi si recava coi
cognati), provvisto di grandi virtù, mite e docile, laborioso ed onesto, uomo "old
time style" dalle sagge parole e pratici consigli.
Era solito trattare anche
l'acquisto di suini. Una volta al mercato di Nola raccomandò ai venditori di
non rimpinguare gli animali, che gonfiandosi aumentavano di peso. Una notte
si accorse di ciò e fra reclami e proteste fece in modo che il prezzo non
"salisse". Tutto il mondo è paese!! Negli incontaminati anni '60 i maschi
della "Cozzolino dinasty", appassionati della Turris (ancora oggi) si
recarono ad assistere ad una gara fuori casa. Erano i tempi del campionato
di Promozione; durante una partita della Turris, un tifoso dei locali venne
a diverbio con un componente della famiglia. Gi altri non stettero a
guardare e reagirono a sua difesa.
Il generoso Salvatore sposò Raffaella D'Aprea (1913-1989, detta "Rafilina"),
donna "casa e lavoro", valida collaboratrice. Dalla loro unione sono nati:
Raffaella (salumeria in via Cappuccini, 23 poi in zona Leopardi), Ciro (ex
dipendente Banco Ambrosiano Veneto; pensionato), Domenico (salumeria in via Sedivola, 47;
fino al 1993 in via Roma, 20), Michelina (pensionata),
Giuseppe (Ufficiale di Finanza in quel di Boves, nel cuneese), Antonio
(salumeria al corso Emanuele, 126), Luca (ex dipendente Telecom; deceduto il
24 settembre del 1998) e Mario (ex salumeria in via Cimaglia, prima dell'
Istituto Tecnico "E. Pantaleo"; ora titolare di un garage al corso V.
Emanuele, 201 prelevato dal compianto zio Ciro D'Aprea, fratello della madre
Raffaella). Vi è stata un'altra salumeria col marchio "Viola" al corso
Vittorio Emanuele, 20 in zona Santa Teresa, titolare Lucia (deceduta),
sorella di Salvatore.
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