Salvatore Serpe:
la
guerra, il mare e il dazio
di Peppe D'Urzo
Salvatore
Serpe, "a good and generous man", persona per bene, tutta d'un
pezzo e il classico "pater familias" è nato a Torre del Greco il
23/05/1921, da Salvatore (1875/1944), marittimo, e da Anna Tarantino,
casalinga, della stirpe "'a saitana", poiché un fratello si
chiamava Gaetano ed il cui nome è stato trasformato nel tempo... Egli,
deceduto nel natio luogo di nascita che tanto amava il 19/06/1985, era
coniugato con Maria Staiano (1920, vivente), ex insegnante alle scuole
elementari, in pensione dal 1988, sorella di Anna, del compianto Pietro e
di Giovanni (vivente, pensionato), ex bravi calciatori della Turris boys ed
altre squadre locali. Ebbe sette figli (sei maschi e una femmina) che salutiamo
con stima ed affetto, fra cui i conosciuti Raffaele ("Lello"),
geometra al nostro comune e Marco (chiamato "Sarpis" alla fine
degli anni '90), musicista e compositore, titolare della "Lira Recordings" (Centro di Produzioni Musicali, Scuola di Musica e Corso di
Canto).
Salvatore, originario del 2° vico Abolitomonte, andando ad abitare,
poi, in via Nazionale (zona Sant'Antonio) e Prolungamento M. d'Africa
(attuale via A. Gramsci), dopo le scuole (terzo Avviamento) divenne
motorista navale; imbarcò come fuochista M. A. La patria in
armi
lo chiama per il servizio militare, partirà con la classe del 1922 nella
Regia Marina.
Nel gennaio del '42 andò a Taranto ed in seguito a Pola;
imbarcato sul regio incrociatore "Trento", dopo l'8 settembre 1943
(armistizio) risulterà "sbandato" fino al novembre 1944; in
congedo illimitato in data 01/09/1945.
Il "Trento" era in navigazione nel Mediterraneo fra la Sicilia e
l'isola di Creta, unitamente alle corazzate "Vittorio Veneto",
"Littorio", gli incrociatori "Garibaldi", "Duca
d'Aosta" e "Gorizia", oltre a 12 cacciatorpediniere, per
intercettare un convoglio inglese proveniente da Alessandria d'Egitto. Alle
ore 05,00 cominciò una tremenda battaglia navale. Alle prime luci dell'alba
l'incrociatore fu attaccato a sorpresa da un gruppo di aerosiluranti; un
siluro, lanciato da soli 200 mt. circa, di colpo lo immobilizzò. Tutti a
bordo lavorarono, e verso le 10,00 la nave danneggiata era quasi pronta per
essere rimorchiata, ma proprio in quei minuti un sommergibile inglese le
lanciò contro due siluri che esplosero sotto le torrette numero 1 e 2 che
erano depositi di munizioni. Era la fine... Salvatore, colpito da un pezzo
di lamiera, cadde in acqua; andò giù per quasi una decina di metri,
tenendo fortunatamente gli occhi ben chiusi (molti suoi amici e commilitoni
ebbero problemi seri alla vista, poiché quando si gettarono in mare
avevano, purtroppo, gli occhi aperti).
La nave stava affondando di prua;
morti ce n'erano dappertutto! Corpi che galleggiavano in acqua torbida, unta
e con fiamme minacciose. Urla, grida, pianti e richiami, un inferno! Fra i
nebbiogeni che impedivano la vista, Salvatore, dopo una nuotata di un
centinaio di metri fu recuperato da una corda, e con la forza della
disperazione fu recuperato a bordo di una unità (caccia torpediniera) che
era scampata all'attacco nemico.
L' elica del "Trento" apparve tra
sbuffi d'acqua e sibili d'aria che uscivano dai boccaporti e dagli oblò,
poi scomparve nelle profondità del mare, portandosi via i ricordi di tanti
giorni passati, nella buona e cattiva sorte, nelle sue cabine. Perirono
circa 650 "ragazzi". Fu la fine di un pezzo di quelle giovani
vite!
Nel burrascoso periodo post armistizio, con i militari italiani,
braccati dagli ex camerati del Terzo Reich, abbandonati al proprio destino,
in fuga verso le città di origine, Salvatore fu preso dai tedeschi. Dal
treno che lo stava portando in Germania, riuscì a scappare con un amico
dalle parti della riviera adriatica. Camminando camminando, i due stremati
nel fisico, si trovarono su di una spiaggia, così come racconta il figlio
Marco, delimitata da mine. Manco il tempo di pensare cosa fare che fu
ripreso dai tedeschi. Altra fuga e nascondiglio in una cascina di campagna.
Rimase nascosto in una stalla/porcile fino a quando le cose andarono per il
meglio. Poi, finalmente a casa, dopo esserci arrivato a piedi e con mezzi di
fortuna.
Dopo la lenta ripresa del dopoguerra, continuò per poco a
navigare. In seguito trovò lavoro, come impiegato, nell'Ufficio del Dazio
con sede p.zza Luigi Palomba, fino alla meritata pensione.
Salvatore era
una brava ed onesta persona, un uomo valente ed esperto, riservato e schivo.
Lo chiamavano "'u figurino" per l'eleganza che denotava; padre
esemplare, comprensivo ed alquanto rigido coi figli, per i quali era un
pregevole punto di riferimento; in essi ha lasciato un improvviso ed enorme
vuoto. Uomo religioso, amava molto la sua città; appassionato di calcio,
seguendo le sorti della Turris.
Chiaro esempio di chi è legato alla
famiglia e al lavoro; una generazione che, ahimè, non c'è più, ma che ha
lasciato un benevolo segno... Di lui si sono conservati alcuni
riconoscimenti di guerra: Croce al Merito di guerra, distintivi del periodo
bellico 1940/43 e della guerra di Liberazione 1943/45 con medaglie
commemorative e concessione dei benefici previsti in favore dei
combattimenti della 2^ guerra mondiale.
La coriacea, cordiale e cortese
moglie Maria Staiano (da Vincenzo, capo operaio ex Atan, e Maria
Battiloro), rievocando un po' del passato, ricorda il periodo dell'ultimo
conflitto mondiale nella nostra città. Per le frequenti incursioni aeree,
la sua famiglia aveva trovato un piccolo appartamento in fitto presso il
convento dell'Addolorata in via Comizi.
Durante la permanenza degli alleati a Torre alla fine del '43, in una sera
in cui di lì a poco sarebbe andato in vigore il "curfew"
(coprifuoco), la madre, accompagnata dalla figlia Anna (sorella di Maria),
stava camminando per via D. Colamarino; all'altezza del vico Orlando fu
investita da un camion inglese (facente parte di un convoglio di mezzi
militari ivi transitanti; i camion poco distanti fra loro avevano i
dispositivi di luce alternati, cioè
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un
mezzo acceso e l'altro spento...), riportando alcune ferite; fu accompagnata
a casa dai soldati di Sua Maestà.
Con la promessa delle dovute cure e di un eventuale risarcimento per i danni
subiti; ma non fu così, l'accaduto passò nel dimenticatoio. Anna fu, a sua
volta, ferita da una scheggia di bomba, in un'altra circostanza, mentre,
durante un improvviso bombardamento aereo, scappava dalla scuola elementare
di via V. Veneto (attuale "Giovanni Mazza").
Concludiamo con una missiva inviata dal Direttore Didattico del
terzo Circolo di Torre del Greco, in occasione del collocamento a riposo dell'insegnante Maria Staiano,
in data: 22/06/1988: "Col prossimo anno scolastico la scuola
"Don Bosco" perderà una delle maestre più rappresentative di un
modo nuovo di fare scuola, oltre le pareti dell'aula della propria classe.
Alunni, genitori,
docenti
non potranno dimenticare la maestra Staiano con
la sua allegria, col suo entusiasmo educativo, che non ha conosciuto stanchezza
sino all'ultimo giorno di scuola, con le sue iniziative fantastiche e a sua
volta caparbie in manifestazioni canore, musicali, teatrali, ginniche, con
la sua profonda fede religiosa che infonde al prossimo fiducia, speranza,
certezza.
Ho visto più volte i Tuoi alunni commossi ricambiare il Tuo grande Amore ed
ho capito come l'insegnante può diventare Educatore.
Godendoti, ora, il
meritato riposo certamente Ti peserà la lontananza dal mondo della scuola,
con la quale e per la quale hai vissuto la parte più bella della vita. Ti
sia conforto il pensiero che tutti noi continuiamo a pensarti ed amarti e
che saremo sempre lieti di rivederTi, tutte le volte che vorrai venirci a
trovare.
A nome, perciò, di tutta la scuola Ti ringrazio di quanto hai
fatto per Essa e Ti auguro una lunga vita serena e felice".
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