Quella foto a san
Sabba...
di Peppe D'Urzo
Il
libro-mastro della vita è pieno di innumerevoli "happenings" e,
dalle sue pagine, dopo una minuziosa ed attenta analisi, sfogliando,
sfogliando, vengono alla luce, come per incanto, fatti e fatterelli,
immagini e volti assopiti nella polverosa ruggine del tempo. Sconfinando
quasi nell'incredibile e, aprendo la porta delle storie
"nascoste", con lieta e stentata commozione passiamo a
"sviluppare" una foto, "quella foto a San Sabba...", che
adesso ha una storia. Scattata per caso il 14 settembre 1943 da un ragazzo
sedicenne che il mestiere lo aveva nel sangue (Ugo Borsatti, divenuto poi
famoso nella sua Trieste).
Egli era nascosto ad una finestra e si attivò con la macchina fotografica; fortunatamente i nazisti non lo videro, così riuscì ad evitare una
sventagliata di mitra, e riprese una lunga fila di soldati prigionieri che
percorrevano via Rossetti ed erano diretti alla Risiera di San Sabba
(divenuta nel 1944 campo di sterminio per prigionieri politici, esponenti
della resistenza italiana, slovena e croata e per gli ebrei; almeno tremila
non vi sarebbero mai usciti, uccisi e bruciati nel forno crematorio).
Ebbene in questa storica "picture", un ex soldato di terra campana vi
si riconosce, in quanto prigioniero nella Risiera dopo l'8 settembre '43: si
tratta di Mario Montanaro di Torre del Greco, il quale nel 1975, sospinto
dalle immagini di un documentario televisivo, andate in onda qualche tempo
prima, fece ritorno verso la fine di agosto in quel di Trieste ove aveva
anche dei parenti. Si recò alla Risiera, divenuta un museo, e mai avrebbe
immaginato di riconoscersi in quella foto documento, davanti alla quale,
dopo oltre 30 anni, provò una fortissima emozione, accompagnata da un
pianto dettato dalla circostanza.
Era nato a Piedimonte Matese, fino al 1970 Piedimonte d'Alife, in provincia di Caserta nel 1917. Si unì in matrimonio
con Rosa Ferrara, nata a Torre del Greco nel 1919 (deceduta), ed ebbero tre
figli, Anna, Franco e Raffaele ("Lello", avvocato; dipendente Asl
di Castellammare di Stabia, al quale va un profondo ringraziamento per
questa storia "rinvenuta").
Nella sua natia cittadina si dedica con amorevole passione all'arte del
decoro e del restauro, resterà sempre appassionato della buona pittura (una
sua nipote è iscritta alle Belle Arti). Militare in Esercito (sanità),
prima della fatidica data della resa incondizionata agli Alleati
(armistizio) era imbarcato su di una nave militare italiana che, partita da
un porto italiano, era diretta in terra d'Albania. L'unità fu bombardata (a
bordo v'era un cane, divenuto la "mascotte" dell'equipaggio; ferito da una
scheggia, fu recuperato e salvato in mare) nei pressi di Scutari (in
albanese Shkoder e in serbo-croato Skadar; città dell'Albania
settentrionale). Fu preso prigioniero dai tedeschi e condotto a Trieste
presso la Risiera di San Sabba. Qui vi rimase per qualche mese e |
vi scappò (grazie ad un foro in un reticolato) unitamente ad altri italiani
(fra cui un certo Nerone di Torre del Greco).
Fece ritorno a casa con mezzi di fortuna e a piedi dopo la guerra venne a Torre a far visita ad una parente e qui
conobbe la futura compagna della sua vita: Rosa Ferrara. Fu assunto nell'Ata
(odierna Anm) come ausiliario e poi come impiegato presso la sede di Croce
del Lagno.
Grande amico di Enrico Marino (anch'egli impiegato), ex arbitro
di calcio ed allenatore.
Il buon Mario, in pensione dalla fine degli anni '70, sull'onda dei
ricordi, ha rivissuto anche momenti tragicomici. Lui e i suoi compagni di
camerata in quel lontano settembre furono colti dalla bora che sferzava con
le sue raffiche sibilanti la città
"Fummo colti da un grosso
spavento -ricorda-, pensavamo che stessero bombardando la città".
E' quanto dichiarò al "Meridiano di Trieste" (giornale locale)
che gli dedicò un articolo in data: 21 agosto del 1975; ed inoltre:
"Ho provato una forte emozione di rivivere ancora nella società".
Il quotidiano "Il Gazzettino di Trieste", della stessa data, cosi
riportava: "Un ex combattente napoletano visita la Risiera e si vede
ritratto in una foto di oltre 30 anni or sono. La foto era stata scattata
furtivamente al passaggio di un gruppo di soldati dopo l'8 settembre 1943,
fatti prigionieri dai Tedeschi in Albania".
Mario Montanaro ricorda il fabbricato, fatto saltare dai nazisti, prima
della fuga, dove funzionò nel '44/45 il forno ed il torrente che scorre
sotto la Risiera, dove vennero gettati i resti di una parte delle vittime
del lager. Di questo clamoroso episodio, oltre alla stampa se ne interessò
anche Rai 3 regionale ed alcuni esponenti del comune triestino.
Questo
storico ricordo di guerra è uno dei tanti, che ha fatto rivivere
emozionanti momenti, legati ad una esperienza che deve e dovrà farci
riflettere sul significato, di quel mostro che non conosce regole e che si
chiama guerra!!!
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