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Antonio Formicola,
alias Tatonno 'a cianella"

di Peppe D'Urzo
 
 

E' considerato il promotore dei carri della Immacolata in "miniatura", riprodotti in scala dovuta e transitanti, ogni 8 dicembre, dietro il carro principale della Madonna.
Nato a Torre del Greco il 23.09.1928 da Pietro (1902/1943, pescatore di spugne in quel di Sfax in Tunisia, ove morì a causa di un'incursione aerea) e da Lucia De Rosa, lavorante prima nella fabbrica della Cirio a S. Giovanni a Teduccio ed in seguito presso varie famiglie torresi, ricordata come "Cianella 'a pizzicata" per il vaiolo, contratto da piccola. Il termine "Cianella" era il diminutivo di Lucia, Luciella e Lucianella.
"Tatonno", originario di via Agostinella ("'U palazzo 'dda fabbrica 'i cera"), si trasferisce in Largo Fontana n. 7 dai nonni materni, ove si trovava la cantina di "'Tatonno 'a punzese". Un adolescenza, vissuta insieme ai fratelli e sorelle, di cui Anna deceduta a 17 mesi, è quella tipica del tempo, costellata da alti e bassi e dai "tenori" del regime.
Un momento particolare della sua vita va quando, in tenera età, camminava per strada nei pressi di "'Ncopp 'a ripa", con la innocente manina stretta a quella della nonna; era un 8 dicembre di un tempo che fu; la nonna voleva comprargli delle castagne (le "allesse"), ma si accorse che andava di fretta; infatti invitò il piccolo ad accelerare il passo, dicendogli: "Cammina 'uagliò, è bon tempo e 'a Madonna vò ascì...". Parole indimenticabili che si "scolpirono" nella sua mente, e fu da quel momento che si dedicò anima e corpo alla realizzazione di carri dell'Immacolata, di piccole dimensioni. Divenuto più grandicello imparò i trucchi del mestiere, lavorando assiduamente con Antonio Sorrentino, grande "paratore" (chi addobba le chiese; ecc. per mestiere), la cui attività è continuata col figlio Vincenzo fino a qualche anno fa.
Nel 1938 costruì il suo primo mini-carro fino al sessantunesimo di oggidi; vari sono stati i modelli a cui si è ispirato, spesso copiandone quelli dei carri originali maggiori. Altri sono stati di sua iniziativa e creatività; l'ultimo si intitola "Regina Pacis", preso da un modello (grande) del 1934. Alcuni ricordi li ha ben stretti nel cuore, sono quelli relativi all'ultima guerra mondiale che coinvolse anche la nostra città.
Durante il triste periodo dei rastrellamenti dei soldati di Hitler, dopo l'armistizio dell'8 settembre '43 in piazza S. Croce e dintorni, Antonio si trovava nascosto insieme con un amico, un certo Ciro Russo, nel ricovero antiaereo sotto il palazzo al civico 6 (bar di Salvatore Lamia, detto "Tore jettammare" (1881-1962) che "sbucava" di fronte la chiesa dell'Assunta. Per puro caso fu notato da una pattuglia di militari germanici, attraverso una piccola finestra; fu minacciosamente "invitato" ad uscirne fra imprecazioni ed ordini incomprensibili in lingua teutonica; i soldati scesero, convinti di trovare altre persone, nel buio ricovero e lo illuminarono con dei potenti "Mashes", ma non riuscirono a stanare i due giovani che ben si nascosero in una sottostante fessura di roccia vulcanica; i due la fecero franca...
Dopo i bombardamenti aerei su Torre, la sua famiglia "sfollò" in una piccola frazione Acquavella vicino Casal Velino (comune della Campania, in provincia di Salerno, 4454 abitanti a 170 mt s.m.), andando a vivere in una casa di campagna di contadini locali.
Si fece ritorno al natio paese nel dopoguerra, andando ad abitare al 2° vico Costantinopoli. Milite esente per una leggera forma di poliomelite alla gamba sinistra (chi contraeva tale malattia, si diceva allora, che era stato preso dai "riscinzielli". Coniugato, poi risposato, ha due figlie. Muratore con la ditta di Raffaele Sorrentino, ricordato come "'U spruoccolo" (compianto) per più di venti anni e in seguito, per conto proprio. Con immensa passione si è dedicato alla realizzazione di queste opere d'arte in miniatura.
I piccoli carri li ha costruiti presso l'abitazione della madre e dal 1971 in una piccola chiesetta privata al 1° vico Costantinopoli con l'aiuto di un fedele amico, Aniello Marasco. Il suo "carro", sempre presente alle processioni, transita, come da copione organizzativo in questa celebrativa circostanza religiosa che coinvolge tutta la città, dietro a quello grande ed all'immensa folla di fedeli, seguito, poi, dai cosiddetti "carruccielli".
Ricorda con tanto affetto alcuni parroci di S. Croce: Vitelli, Perna, Rocco Borriello e don Onofrio Langella, da poco tempo sostituito da don Giosuè Lombardo. Don Onofrio era solito recarsi presso la chiesetta privata a benedire il piccolo carro di "'A cianella". Seguivano poi festeggiamenti e fuochi pirotecnici. A quest'ultima cerimonia partecipava anche il compianto ed indimenticabile Elio Polimero che

Le foto: anno 1938, il primo piccolo carro; con un mitico personaggio Vincenzo Borriello, detto "Barabba" (anno 1983). Antonio Formicola ("'A cianella") con l'amico Mariano Esposito (anno 2001)

ritraeva il tutto con la telecamera. I percorsi del carro grande dell'Immacolata di una volta avevano delle varianti.
La processione arrivava al corso Vittorio Emanuele davanti la chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù (Carmelitani scalzi), girando nello spazio ivi antistante. Si fermava dinanzi all'ex Municipio per i carcerati, usciti fuori dalle celle (carcere mandamentale) a salutare ed omaggiare, sotto il vigile controllo delle autorità militari di servizio, la celestiale statua della Madonna, e presso il cantiere navale di Speranza ("Voce 'i cane") sul porto. Altre soste in via Piscopia e via Roma innanzi al negozio di "Irene 'a panettera" (Irene Romano), per immettersi in seguito in via Falanga; in via G. Marconi nel presidio ospedaliero "E. Bottazzi". Attraverso i binari da corso Garibaldi a via Libertà, era questa una impresa la difficile e delicata, ma la stoica bravura dei portatori (non da meno quelli di oggi) era capace di vincere ogni ostacolo. Aperti i cancelli confinanti con la "strada ferrata" delle FF.SS. da "Michele 'u uardiastrada", previa comunicazione alla stazione centrale e a quella di S. Maria la Bruna coi vari passaggi a livello, il carro, dopo che due robusti pali (alti 5 mt. circa) a mo' di forcine sollevavano di quel tanto che bastava i fili ferroviari, transitava con tutto il seguito di fedeli.
Qui si evidenziava l'abilità e la forza degli addetti portatori, che già stanchi e madidi di "sacro" sudore, ben riuscivano a "guardare" il passo ferrato e guadagnare il tratto di via Libertà con la gente festante e in delirio che incessantemente applaudiva gli eroici uomini, devoti alla Madonna, e, attraverso le scale di Largo Benigno, a Via Agostinella: indelebili momenti trascorsi e facenti parte del passato.
Ha partecipato alla festa di "Tutti i Santi", scomparsa qualche tempo fa, e si attivava alla raccolta di offerte per l'altare in via Fontana.
Attualmente, Antonio Formicola, ricordato come "Tatonno 'a cianella" è un tranquillo pensionato, un po' di calvizie e un po' di capelli bianchi, voce leggermente rauca per qualche sigaretta; si reca volentieri alla "piazzetta" a far compere e frequenta i locali dell'Associazione della Madonna dell'Assunta in via Comizi; religioso, si raccoglie in Santa Croce, la grande basilica di tutti i torresi.
Antonio già sta pensando al prossimo piccolo carro. Inizierà i lavori di ideazione e progettazione dopo le prossime festività pasquali, in bocca al lupo!!!