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 Antonio Di Giacomo
 "Tatonno"


di Peppe D'Urzo
   
  

Quando lasciò la vita terrena, Di Giacomo, commerciante e segretario del Circolo Nautico, suscitò un ampio rimpianto. La notizia del suo decesso testimoniò le innumerevoli partecipazioni di lutto. Lasciò un vuoto incolmabile anche nell'attività sociale spesa per l'affermazione del Circolo Nautico. Era nato a Torre del Greco il 07.05.1924 ed ivi deceduto il 06.04.1998, da Mattia, sott.le della Regia Pubblica Sicurezza, deceduto nel 1945 in servizio a seguito di un conflitto a fuoco con malviventi nel napoletano e decorato al valor militare, a lui fu dedicato un Commissariato a Napoli (Ponte di Acerra), e da Carmela Di Donna, casalinga.
Otto furono i figli, di cui sette femmine ed un maschio.
Dopo le scuole elementari ed il ginnasio, alla spensierata età di 16 anni, provvisto di spirito patriottico a difesa della tanta amata patria e indottrinato nella disciplina del regime, parti volontario per l'Africa settentrionale per un "posto al sole" in nome di una italica mentalità allora vincente; il giovane "clandestino" Di Giacomo fu rispedito in patria, perché minorenne.
Nella città che gli diede i natali, fece parte della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale). Era capo ed istruttore, col grado di Capo Manipolo (tenente) delle adunate e dei saggi ginnici in villa comunale e scuole all'aperto; responsabile, durante le esercitazioni, imposte dal fascismo, dei "Marinaretti" (balilla in divisa da marinai). Prestò servizio militare di leva in Esercito nel reparto dei paracadutisti della "Folgore" (truppe addestrate a lanciarsi col paracadute ed agire di sorpresa alle spalle del nemico, per occupare capisaldi, aeroporti, ecc...), il cui motto era (ed è): "Come folgore dal cielo... Come nembo di tempesta..."; fu impegnato in Sardegna e Toscana.
L'armistizio dell'8 settembre 1943 che vide l'Italia precipitare in un terribile vortice di disorientamento e delusione, fu per il nostro Antonio un umiliante insuccesso che lo indusse, dopo qualche tempo ad aderire, sempre a difesa del tricolore, nella R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana), nata nell'Italia centro-settentrionale il 23 settembre 1943 con capitale provvisoria Salò, in Gran Sasso d'Italia da parte tedesca, le funzioni di capo provvisorio dello Stato e di capo del Governo; si disciolse nell'aprile del 1945 con la sconfitta della Germania. Entrò a far parte della divisione "Nembo" (paracadutisti); ebbe, suo malgrado, scontri coi partigiani in Italia del Nord; fu una lotta fratricida con notevole spargimento di sangue, su cui si sono scritte tante pagine di storia.
I commenti, le critiche, i giudizi e quant'altro sia stato detto sull'argomento, non possiamo fare altro che affidarli agli "echi" della memoria e della storia. "Dulce bellum inexpertis" ("La guerra è deliziosa per chi non la conosce"), affermava Erasmo da Rotterdam, il più famoso umanista olandese (1466/1536).
Conclusosi il secondo conflitto mondiale che causò tanti lutti e rovine, Antonio tornò in abiti borghesi a Torre. Abitava a San Giovanni a Teduccio (zona Croce del Lagno); ebbe qualche iniziale difficoltà di inserimento nel precario tessuto sociale, ma, rimboccatosi le maniche, si fece largo e si fece ben "rispettare". Iniziò l'attività di rappresentante di tessuti per una ditta di Biella (città del Piemonte ed ex provincia vercellese). Dopo circa otto anni di sacrificata vita fatta di lunghi viaggi e trasferte in Calabria ed in Sicilia, aprì un negozio per la vendita di tessuti e drapperie (tessuti di lana o seta generalmente operati o misti con oro e argento) con due soci sarti: Paudice ed un certo Nunzio (di via Piscopia). Si era agli inizi degli anni '50, la ditta si chiamava "Gold Medal" di Antonio Di Giacomo, ed era ubicata all'interno di un vetusto e magnifico fabbricato al corso v. Emanuele n. 152, più giù di Capo Torre". Nel 1971 divenne titolare del locale "King Edward" (abbigliamento maschile), fine ed elegante negozio all'esterno del palazzo al civico 150 (attuale 174), da tempo gestito dal figlio Mattia, il quale ha ben saputo calcare le orme paterne, ereditandone garbata e signorile professionalità.
Don Antonio, per gli amici "Tatonno" si unì in matrimonio con Anna Gallo, originaria di Napoli, "sfollata" a Torre durante la seconda guerra mondiale. Dalla loro unione sono nati quattro figli: due maschi e due femmine; Mattia, commerciante, Giovanni, avvocato con studio in via G. Marconi n. 11 e giudice onorario, tifoso della Turris e cuore "corallino", Marisa


 

insegnante e Milena, casalinga. "Tatonno" è stato consigliere e segretario del Circolo Nautico di Torre del Greco, situato sulla banchina di levante del porto; è stato l'anima del sodalizio per più di vent'anni, facendone un'isola felice...; grazie a lui si sviluppò la sezione vela.
Persona affabile, signorile, sportiva, ed elegante gli piaceva molto andar per mare in barca ed in gommone; era pugnace e volitivo, padre ammirato e rispettato, uomo intelligente e navigato nell'esperienza della vita. Tenace paladino del proprio "histoirique passè" con nostalgico asserto agli anni "ruggenti".
Bravo organizzatore di spettacoli (musiche e balletti) al "Gran Caffè Palumbo". Associato all'Ascom (Associazione Commercianti) e Commendatore (onorificenza rilasciata dalla Presidenza della Repubblica). I figli così lo ricordano: "Egli non è partito che per precederci. Egli non è assente, lontano è vicino a noi, vive con noi, ci ama, ci protegge dal Cielo".