Festevole Salvatore
(Tore scordapigliata)

di Peppe D'Urzo
   
  

Nato nel 1911 e deceduto a Torre del Greco nel 1988 (agosto). Figlio adottivo; il padre Stanislao Borriello, coltivatore diretto della zona di Lava Troia, lo prelevò dall'ospedale napoletano dell'Annunziata. Cosi chiamato perché quando giocava a carte, spesso dimenticava le "pigliate". Aveva una innata passione per le carte napoletane, con lo "zicchinetto" (il poker partenopeo) in testa.
Aveva un fratello, Giovanni che morì durante la II guerra mondiale in Calabria, e due sorelle: Filippa e Anna. Abitava in via Carbolillo n. 37 dietro la chiesa del Preziosissimo Sangue. Persona allegra, sfiziosa, dalla facile barzelletta, un po' "cuffiatore" (beffeggiatore) e "sfuttetore" (burlone). "Tore" sin da ragazzo lavorò col padre che si recava ai vari mercati ortofrutticoli della provincia, con carretto e cavallo. Si sposò in giovane età con Rosa Varco (casalinga), originaria di vico Pizza, dalla quale ebbe sei figli (tre maschi e tre femmine di cui una deceduta a tre anni). Militare in Esercito, poi richiamato con destinazione il fronte dell'Africa settentrionale.
Fu fatto prigioniero dagli americani ed inviato in U.S.A., a Los Angeles (California), ove lavorò in campi di lavoro. Rientrò in Italia nel 1947. Riprese l'attività dei prodotti della terra; acquistava direttamente dai coloni e vendeva ai mercati con Domenico Silvestre ("Menecone"), Salvatore Marrone ("Tore 'i Marrone"della zona di "'Ncopp 'u monte") e un certo "Ciccillo Lattariello" di Ponte della Gatta; anche imprenditore di case e terreni. Sin da giovane ebbe un'amorevole passione per il canto; si esibiva in vecchie e tradizionali canzoni napoletane e canti sacri del tipo "Montevergine". Cavallo di battaglia era "Canzone bella", interpretata a "fronne 'i limone" (canto particolare a volte dettato con melodiose note e con la mano vicino all'orecchio), che spesso si interpretava sotto le finestre dei carcerati, i quali venivano informati di tutto quanto avveniva all'esterno. A Torre questi brani venivano eseguiti sotto il Castello (Municipio vecchio). Altro pezzo forte di "Tore" era la famosa canzone a mo' di sceneggiata "Tatonno 'i Quagliarelle".
Durante una "Festa dei 4 Altari" di qualche tempo fa, si esibì in vari duetti, fra la "cantina 'ddu Parzunariello" e piazza L. Palomba, con "Gennaro 'u ciuraro", "Menecone", "Zi Aniello 'i Sasà" e "Peppe Ciummantonio", in modo quasi interrotto dalla sera alla mattina... Poi stornelli, serenate, ecc. con poetiche e sentimentali canzoni, allora definite "'E voce 'i Napule".
Su Salvatore se ne raccontano tante. Vogliamo qui ricordare alcune vicende, quasi sempre simpatiche, che lo hanno visto protagonista in tutta la sua naturalezza ed originalità. Si trovava a giocare a carte con gli amici nei pressi della "Casina Rossa"; perse tutto e per reattivo furore, intriso di giocoso sdegno, dopo aver estratto da una tasca della giacca l'immagine sacra di San Ciro, la buttò a mare, imprecando sul gioco, sulle carte e su quanto aveva perso.
Fu uno spettacolo nello spettacolo fra le tantissime risate degli amici che cercavano di consolarlo e calmarlo... Accadde che in una strada dalle sue parti, assistette all'accidentale caduta di un fiasco di vino dalla borsa di una signora ivi transitante. Il fiasco si ruppe ed il dolce nettare rosso si riversò sulla pubblica via. A ciò "Tore" cominciò a bestemmiare tutti i Santi del creato; qualcuno che era presente all'accaduto disse che il vino versato era grazia... La risposta di 'Tore" fu immediata "Era più grazia se lo bevevo io..."; un'altra voce lo rabbonì "Non bestemmiare sennò vai all'inferno", e lui subito di rimando "Sul 'accusi se levano 'i reluri 'e ginocchia...".
Una volta il suo medico di famiglia che lo teneva in cura per gli acciacchi dell'età, in particolare per i dolori alle ginocchia, dopo aver letto gli esiti di vari accertamenti, gli comunicò che il colesterolo era alto. Gli consigliò di stare attento sul mangiare e di non "vedere" più il vino. "Scordapigliata" riferì ai familiari di avere la "gastronomia" nel sangue... Poi, escogitò un diabolico stratagemma per continuare a bere il vino: con gli occhi chiusi e coprendo con un tovagliolo il fiasco di vino, bevevo lo stesso...
Nel 1978 la Rai mandò in onda varie puntate su "La vera storia della camorra" e in una di queste fu invitato a cantare "'a fronne 'i limone".
Lo fece con notevole maestria, riscuotendone buon successo.
Era una brava persona, tipo ameno, mattacchione, gioviamone e canzonatore. Ben riusciva a sfottere tutti ma senza mai scendere ad offese con chicchessia; buon compagno di tavola ove era "maestro" delle dispute del "Padrone 'e sotto"(gioco di bevute col vino che scorreva a fiumi); era solito frequentare le cantine locali fra cui "Zì Peppinella" a Sant'Antonio, "Zì Aniello" a Ponte della Gatta, "Gaitanina" a S. Maria La Bruna. Fra gli amici di sempre si menzionano fra gli altri: "Peppe

  
 


Le foto: Festevole Salvatore ("Tore scordapigliata") in due immagini degli anni '70 e 80; il figlio Stanislao ("Stanise") mentre canta in un locale ad Odessa (Ucraina) ai tempi in cui navigava.

Sburrone", "'Ndulino 'u zuoppo", "Peppe 'u  cacaglia" e i già citati "Zì Aniello 'i Sasà" e "Ciummantonio".
Si autodefiniva con un pizzico di orgoglio il "padrone" di vico Pizza/c.so Umberto I; nel civettuolo ed allettante vicolo si trovavano, tempo addietro, stalle con cavalli, e, di quest'ultimi, Salvatore era un intenditore con capacità di compravendite.
Frequentava il bar "Filippiello" e "Conte", esibendosi in folkloristici atteggiamenti quando si sedeva a tavolino per il gioco delle carte; era un suggestivo "show" con gag e gossip da sballo ... Al santuario di Montevergine (AV) cantava inni religiosi, e dopo tutti a tavola in quel di Ospitaletto; qui vi ballava, cantava, e recitava sui tavoli "'U zappatore" fra gli applausi dei tanti fedeli e pellegrini. Dei figli citiamo Ciro, detto "Giritiello 'a pizzaiola" e Stanislao ("Stanise"); quest'ultimo (classe 1937) è coniugato con Annunziata Fiorellini (classe 1943) dal 1958; figli: quattro maschi e due femmine; Gianni è stato un buon attaccante con la Turris; Franco ha giocato con la Gigi Meroni ed attualmente ha terminato il campionato di C/2 con l'Alba Turris (calcio a 5), ex guardia giurata con la "Fedelissima".
"Stanise" rievoca alcuni momenti dell'ultima guerra: il ricovero antiaereo in vico Pizza, il nascondiglio sotterraneo di un vecchio fabbricato al C.so Umberto I (sotto l'immagine sacra di San Gaetano) e l'allontanamento da Torre come "sfollato" insieme alla famiglia a Sassano (Sa) e a Latina, ove rimase in fitto in un podere agricolo. Ricorda, inoltre, con gli alleati in città, di un camion militare che andò a sbattere nel palazzo dell'ex Dopolavoro Fascista (poi dell'Atan); dopo l'urto il camion fu, in un batter d'occhio, completamente svuotato dagli assalitori d'occasione... Del ghiotto bottino il giovane Stanislao venne in possesso di due tavolette di cioccolato; arrivò una jeep con tre militari, uno di essi gli corse dietro, e, correndo correndo gli rovinò addosso, colpendolo con uno scarpone ad una mano, quasi a frantumargli le dita. Dopo la guerra fece varie attività fra cui quella del rigattiere. Militare in Marina, imbarcato sul "Carabinieri"; in seguito marittimo (cuoco) con i D'Amico. Pensionato, vive in via dei Carpentieri, circondato, unitamente alla moglie, dall'affetto dei figli e dei 15 nipoti.
Sin da giovane cantante per passione; ha studiato da autodidatta; si è esibito al "Corallo" di Torre del Greco, al salone Margherita, all'"Apollo" di Napoli, ecc. cantando con Alberto Amato, Rosetta Dei ed altri classici brani napoletani.