"'U vico 'dda
croce"
(La via Gluck di Torre del Greco)
di Peppe D'Urzo
Pubblichiamo l'ennesimo lavoro
ricerca dello storico appassionato Carlo Boccia, da sempre alla ricerca di
"C'era una volta Torre del Greco)". << La targa viaria è
dedicata a Gaetano De Bottis, famoso personaggio (sacerdote del '700 che
diede molto a questa città. Ma i più l'hanno sempre chiamato "'U vico
'dda croce", per una croce, appunto, che era ubicata all'angolo
dell'edificio sul lato destro, salendo. Nel 1799 vi fu eretto l'albero della
Libertà, in ricordo della rinascita del popolo durante la rivoluzione
francese. Dalla sua demolizione, si narra che fu ricavata una croce posta
alla fine del Vallone (attuale via Gaetano De Bottis).
All'età di nove anni
sono andato ad abitare all'ex civico 46 e dal mio balcone al secondo piano
si godeva una vista magnifica e panoramica del monte "Vesevo".
Fino al 1794 questo "trait de vie" con via XX Settembre
costituivano un vallone, convogliante acqua piovana proveniente dalle falde
vesuviane. Oggi la furia acquatica, durante le forti piogge, si riversa da
un cunicolo sulla destra, provocando i soliti danni a tutti noti... In
quelle incontaminate estati, affacciato dal mio diletto luogo di
osservazione e cioè il balcone, fra le tante cose e persone che mettevo a
fuoco, vedevo passare una signora di mezza età con uno stuolo di ragazzini
intorno. Era la sorella della dott.ssa Chiara Pico (impegnata in politica e
consigliere comunale a Torre del Greco) che accompagnava il nipote Sandro
con gli amici al mare, presso il mitico "laghetto". Qui era solito
venirci un tale Carmine ("'A Carmenella") che abitava un poco più
sopra del mio fabbricato; scendeva per il vicolo con l'asciugamano sotto il
braccio sinistro, pantaloncini corti e zoccoli ed era sempre abbronzato, con
un passo elegante e disinvolto; salutava tutti, agitando la mano destra ed
elargiva smaglianti sorrisi... Salendo la via da p.zza Luigi Palomba vicino
al leggendario bar "Filippiello" dei f.lli Romito, c'era il
banchetto di A.nio Cuccaro ("'A pummarola") che vendeva sigarette.
Poi, sulla sinistra si trovava l'officina per riparazioni di
"Vespe" e motocicli dei "Rossi" (f.lli Cannavacciulo,
con la vecchia madre Virginia Balzano, detta "'A rossa", seduta
su una bassa sedia di paglia con il camice blu e il classico "tuppo", da
paragonare ad una matrona di scuola romana).
Vicino v'era la cantina di "Peppe 'a patana" (G.ppe Panariello),
con il fedele cameriere Guglielmo. La salumeria di Ganeri, chiamata
affettuosamente "Fortunato". Uno stretto passaggio con scale
immetteva al vico Annunziata 'U vico 'due capre"), ove nel tratto
finale trovasi una colata lavica. A fianco in una palazzina nuova abitava
Aniello Cuciniello, noto esponente del P.C.I. Sulla sinistra v'è un vicolo
in discesa ed in fondo un piccolo cortile; lì imperava "Tatonno 'u
vaccaio" (A.nio Rivieccio) con la stalla e le mucche, del cui latta
riforniva gli abitanti della zona. Ricordo fuori al vicolo la merceria di
Iolanda, da tutti chiamata "Violante". Nelle sere d'inverno mi
rifugiavo col figlio di Peppe Speranza, Antoine (era di Sfax Tunisia e parlava
francese) ed altri ragazzini, nella merceria ad ascoltare "i cuntarielli" di Iolanda; parlava spesso di un certo "Carmeniello
'u pumpanaro" (lupo mannaro), contadino della zona e sofferente d'asma;
al solo vederlo si scappava tutti impauriti. Dirimpetto alla merceria, un
piccolo edificio con una vasta entrata ed un cortile all'interno, ove
lavorava don Mimì Volpe nella sua officina di auto; come dimenticare quel
tipico rombo dei motori dell'Alfa Romeo ("Duetto" e
"Giulietta Sprint")....
Salendo sulla destra, due grandi portali; erano
gli ingressi della terra di "'Mmaculata" e "Gesummina".
Il fondo era una vasta tenuta con casa colonica di proprietà Del Gatto
confinante con via Circonvallazione, attraverso un cancello (attualmente
ancora esistente) di fronte alla Scuola Elementare "Nazario Sauro"
e con via Cavallerizzi. Questo "large", quando i coloni andarono
via, diventò un naturale punto di incontro fra i "boys" dei
quartieri limitrofi, con avvincenti partite di pallone e brillanti sassaiole
per la conquista del "campetto". Il mio capo carismatico e
condottiero era Michele Cerasiello, mio compagno di scuola. In seguito venne
la ricostruzione e tutto scomparve in una polvere di ricordi; i ragazzi de
"'U vico 'dda Croce" si gemellarono per incanto con i coetanei
della milanese "Via Gluck", con una variante poetica e musicale
"E quello spazio pieno di verde. Ormai dove sarà?!" Al
presente quel ampio luogo è intersecato da via Privata del Gatto (nuova
didascalia, via Gluck). Più in avanti, sulla destra, un'altra merceria,
quella della famiglia Noto, che una volta fu danneggiata da un incendio con
ingenti perdite. Al numero 55 di via G. De Bottis ha dimorato un illustre
nostro concittadino, l'on. Crescenzo Mazza (1910/1990), il più apprezzato
uomo politico della nostra città; fu eletto deputato nel 1946 per la lista
"L'uomo qualunque"; dal 1948 al 1972 fu Alto Commissario alla
Sanità e per ben tre volte Ministro di Stato per i rapporti al Parlamento,
nonché alle Poste.
Il giornale "La Torre" del 13.09.1980 così riportava:
"In questa casa approdavano le più impensate e doloranti richieste dei
torresi che si rivolgevano a lui per una parola buona e perché si
trovassero le soluzioni più umane". Rivedo sulla sinistra vicino al
marciapiede - allora non esisteva il problema del parcheggio - una vecchia
Fiat "1100 E", di colore scuro con la ruota sul cofano posteriore.
"La conchiglia", ben tenuta e curata da un tale della zona.
Nella
mia spensierata ed ingenua fanciullezza pensavo che probabilmente quel tizio
non
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poteva permettersi un auto nuova e ne aveva acquistata una vecchia. Ma
vivevo nel contesto dei tempi; si era agli inizi degli anni '60 del
cosiddetto "boom economico", quando la gente comprava tutto nuovo: case,
auto, frigoriferi, cucine americane, televisori, lavatrici, asciugacapelli,
radio, giradischi, macchine. fotografiche, ecc. per dimenticare,
forse, le sofferenze, le privazioni e le paure dell'ultima guerra mondiale:
era cominciata una nuova era, quella del consumismo
in espansione.
Seppi, più tardi, che quel "tipo" era Francesco
("Ciccio") Raimondo, figlio dello storico, giornalista e scrittore
Raffaele Raimondo che qui abitava al civico 60. Sulla destra, poi, villa
"Guglielmina" in stile veneziano con balconcino al piano terra
che simulava un approdo per le barche. Vicino la fabbrica delle mattonelle
("riggiole"); era un incanto vedere gli operai al lavoro... Ad
angolo sul lato sinistro abitava don Emilio "'u pompiere", un pezzo
d'uomo molto rispettato e stimato del luogo. Sotto "'U palazzo 'ddu
Presidente" in via Circonvallazione v'era l'indimenticabile donna
"Bettina", una single che, d'estate vendeva bibite e per
mantenerle fredde le metteva in una tinozza con ghiaccio.
Sempre vicino troviamo ancora la cantina di "Zì Aniello" (detto
anche "Aniello 'i Mazza"); alla domenica qui mi recavo a comprare
il vino; c'era quello da cento lire e venti lire al litro; questo locale non
aveva la porta d'ingresso, ma due ante simili a quelle dei classici "saloons"
dei film western, made in U.S.A. davanti ai miei occhi compare una minuta
signora alquanto anziana: Maria Grazia Perrotta, il cui posto era vicino al
focolare; con un robusto ventaglio soffiava sul fuoco sotto "'u
tianello" (vaso di terracotta con due manici color rossastro per
cuocere il ragù); questo sacro rito della cottura la teneva impegnata tutta
la mattinata, senza eventuali distrazioni...
Ah, era lei, avvolta da un alone di vetusta atmosfera, a gestire la cantina.
Un'altra figura ormai scomparsa e che si trovava a fianco di Aniello, era il
maniscalco ("'U ferracavallo") nella sua nera "puteca"
con sull'uscio un incudine, appoggiata su di un vecchio tronco d'albero, e,
vicino la forgia alimentata dal carbon fossile, lo stesso che usavano i
friggitori di "panzarotti" e frittelle... Quante volte noi ragazzi
al ritorno dalla scuola, sudati e trafelati, ci fermavamo a guardare
l'artistica opera del maniscalco, il quale da un pezzo di ferro con il
battito di un martello, aiutato dal fuoco della forgia e l'occhio esperto,
prendeva forma pian piano sull'incudine sotto i nostri occhi sbalorditi. La
forma del ferro di cavallo, creata con ancestrale maestria, veniva, poi,
inchiodata allo zoccolo dell'animale. Ora questa strada, una volta solitaria
e buia, faceva parte della periferia, adesso fa parte del centro cittadino
con tutti i suoi problemi e disagi. "Carmeniello 'u pumpanaro" non
fa più paura ed i campi (privati) per giocare a calcio si pagano...
La strada ora è illuminata, la lava d'acqua piovana a fine estate continua
a scendere verso via XX Settembre ("'rio"); ormai è entrata a
far parte della nostra storia, della storia locale di Torre del Greco. >>
Menzioniamo, inoltre, in aggiunta al grande lavoro di ricerca
del buon Carlo per non scontentare molti torresi, la famosa arena "Tina
Di Lorenzo", risalente ai primi degli anni trenta. Questo "thèatre" all'aperto
conteneva circa cinquecento posti ed un grande palcoscenico, idoneo per
varie manifestazioni, tra cui la rivista, fu dedicato alla famosa cantante e
soubrette napoletana Tina Di Lorenzo.
Fu gestito da Luigi Rivieccio ("'I Piscitiello")
e dal cav. Raimondo Grillo. Vi hanno cantato molti bravi artisti, fra cui
Gilda Mignonet (una delle più famose artiste napoletane che si esibì nella
leggendaria "cartolina 'i Napule"), poi Tina Casigliano, Maria
Paris, Leo Brando (comico), Eva Nova, Fregolino (comico), Franco Ricci,
Sergio Bruni, Beniamino Maggio, Diana Valle, Lilian (ballerina), Gino Gini,
Franco Orlando, Franco Capaldo e tanti altri.
Gli spettacoli ebbero termine
durante la II guerra mondiale e ripresero nel 1946/47 sino alla fine degli
anni '50 (attualmente sono stati edificati dei fabbricati per civili
abitazioni).
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