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Il viale Onorato 
di una volta


di Peppe D'Urzo
 

Torre del Greco conserva la sua storia, sovente travagliata, le sue tradizioni, immagini, caratteristiche, luoghi e bellezze, troppo spesso però nascoste da insediamenti all'insegna del caos e dell'improvvisazione. E così, attraverso un sottile filo diretto, si può collegare il passato col presente. Estrapolando sensazioni e reminescenze non troppo lontane, rievochiamo l'ex viale Onorato, un incantevole tratto di strada che merita di essere menzionato. Un "avenue" conservato nella mente di molti con immutata dilettevole attrazione. Catturava, infatti, per la sua visuale e per l' incontaminato scenario; si respirava il profumo delle piante e dei fiori, e ben si distingueva il passaggio di stagioni; era una piccola oasi di verde nella nostra città. Un luogo da vedere e da godere. Dall'aspetto e dal paesaggio quasi ottocentesco per l'atmosfera che emanava ed anche per la presenza di un vecchio ed elegante fabbricato (che, ahimè, non c'e più!), di una lunga panchina marmorea, luogo ideale per il riposo di anziani e su la quale si potevano scambiare i primi "nascosti" bacetti tra fidanzatini, di una tipica pavimentazione stradale a basolato e di un ponticello sotto il quale passava un alveo ("'U canalone"), ricoperto (attuale, via Aldo Moro) verso la metà degli anni '60.
Sorgeva, inoltre, una piccola e graziosa chiesetta della famiglia Onorato, incastonata in un "green mosaic", da cui, in seguito, l'instancabile canonico don Ciro Russo ebbe l'opportunità di far erigere la Parrocchia dello Spirito Santo con ingresso in Viale Ungheria. La chiesa, terminata nel 1964, ha festeggiato i 30 anni della fondazione, nel 1994, con un imponente campanile che "guarda" frontalmente al Vesuvio. Ai lati del viale (o vialetto, come in molti lo ricordano) v'erano folti giardini da cui sporgevano alberi e piante, e su quegli alberi, noi ragazzini delle zone limitrofe, ci arrampicavamo sopra per cogliere quei gustosi frutti, in special modo fichi ed albicocche ("cresommole").
Gli Onorato erano i proprietari di una vasta tenuta, denominata "'A terra 'i zì Pietro", che si estendeva dall'ex viale omonimo (dall'angolo di via G. Marconi all'angolo di via A. Maresca, divenuto, poi, via G. Mazzini), sino al campo sportivo "Liguori" (lato mare) e via I. Sorrentino (fino alla sede dell'ex Inam. Le terre che andavano oltre, e cioè verso parco Vallelonga, erano di proprietà dei Borrelli e dei Varriale). Il personale (colono/mezzadro) di questi fondi era Pietro Sorrentino detto: "Zi' Pietro", coniugato con Giovanna Casciello), un noto personaggio di un mondo che non c'è più. 
Il figlio Antonio, che sin da giovane ha vigilato il viale che conservava un fascino sentimentale e romantico allo stesso tempo, curandolo con 
passione e dedizione, è stato il portiere

  

dell'attuale stabile al civico 4 (con l'attiguo Comando dei Vigili Urbani, trasferitosi nel '63/64 da via Falanga, in attività fino al 1990, ora in via Comizi 18). I suoi ricordi sono legati alla figura del padre e di questo "trait de rue" che è in vita dal 1926 (ancora prima nacque in modo quasi spontaneo un campo di calcio che arrivava in via Circonvallazione nei pressi dell'attuale ristorante "Stefano"; qui, prima che sorgesse il campo "Fienga", si davano i primi calci ad un pallone, così come sui campi di villa del Cardinale e villa Magliulo) era provvisto di un cancello in ferro per l'accesso di via Marconi.
Le auto non vi transitavano, costituendo l'antesignana isola pedonale dei tempi moderni. E' sparito, purtroppo, come un "sunset boulevard" quando scoppiò il boom edilizio. Il vialetto si trasformò in un grande cantiere, il cui custode è stato Mario Tommasone (uomo di fiducia dei costruttori Vittorioso), proveniente dai cantieri del villaggio Libia.
Un altro colono adibito al controllo di altri terreni era Giacomo Scognarniglio il quale abitava in una casa colonica alla traversa A. Maresca (oggi un fabbricato al civico 12), in cui vi lavoravano alcuni operai (si produceva un ottimo vino). Padre di sette figli (quattro femmine e tre maschi). Fra i maschi Ciro (classe 1949, marittimo, detto "Otello" per la somiglianza col famoso personaggio shakesperiano), appena "teenageer" frequentava, come tanti, lo stadio comunale "Liguori" in viale Ungheria. Il suo primo allenatore fu Vincenzo Talvetti (custode, detto "'U brigante") che lo faceva allenare sulla sabbia (tratto di pista per il salto in lungo ed in alto). Imparò i segreti del portiere. Cominciò nella N.A.G.C. (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori) della Turris (allenatore dei portieri Carlo Bocca, portiere della Turris, prima squadra, '61/62, Prima Categoria "C"). Poi "Kurt Hamrin" (Salesiani a Resina), Flegrea, Internapoli, Savoia, Sorrento e Leonardo Bianchi.
Ecco descritta questa impronta di strada (cosi come appare oggi in questa foto) che non c'è più. Sì non c'è più... Quante corse, quanti giochi, quante pallonate, quante cartelle (scolastiche) volate in cielo. Non ci resta che ricordarla cosi...