Passeggiando per
corso Vittorio Emanuele
di Peppe D'Urzo
Ripercorrendo a ritroso, attraversando il filo conduttore della memoria e
lungo il suo tracciato, si rispolvera il fascino del corso Vittorio
Emanuele. Vengono alla mente i suoi magnifici fabbricati, ville incorporate
nel "Miglio d'Oro", negozi e personaggi che i più ricordano con immutato
piacere. Si menzionano "'a muiana", salumeria, vini, oli, farina e altro di
Giuseppe Magliulo (con "Ciccillo 'e Massa", Francesco Esposito, l'ultimo
cocchiere), odierna "Casa del Parmigiano"; il "magazzeno" con la scritta "Si
applicano mignatte" (Teleradio); "Mast'Austino 'u barbiere" e "Vincenzo
'u
ciclista" (nel cui locale il padre dal 1902 aveva una falegnameria, poi le
bici...) negli attuali locali dell'Autoscuola Borelli; "Ciccillo
mazz 'e
carte", mediatore (King Edward); la proprietà Mazziotti (porticato con
cancello che immette nel parco Bonanno); l'abitazione della famiglia
Buccieri ("La Giarandola"); il palazzo ex proprietà D'Elia, poi villa "Yaeko";
la casa dì Michele Zeno, responsabile dei Giardini pubblici; il circolo
sociale dedicato a "Guido Mazza", ufficiale deceduto nella guerra 1915/18,
morto all'incirca nel 1910; "'a Cuparella" (oggi Cupa Maresca) che portava,
attraverso un ponticello, nei pressi della Vesuviana; il bar-pasticceria di
Don Enrico Palomba ("Santopietro") con sala interna per biliardi e tavolini
all'esterno (di domenica si poteva ascoltare musica lirica e classica); la
macelleria "Gennarino" (attuale negozio di borse e valigie), sorta nel 1926
e poi trasferita di fronte al civico 151 agli inizi degli anni '70, di
proprietà di Gennaro Pepe (1903, deceduto a 54 anni) ereditario del mestiere
per tradizione familiare, coniugato con Anna Scognamiglio (1903), è ora
gestita dal figlio Mario; "Viola", antica salumeria di Salvatore Cozzolino,
originario di Ercolano, proprietario di terreni ove era solito coltivare
delle viole; "Ciccillo 'u barbiere", ottimo artigiano e persona per bene
(attuale "Barber Shop"); ex tornio ("tuorno") di Domenico Di Luca, detto
"Mimi 'a signora", ex marittimo, deceduto); "'u palazzo 'ddo Maggiore
(padre
dell'ortopedico Pippo Palumbo) che fu danneggiato in quel triste 13
settembre 1943 da bombardamenti aerei in cui persero la vita alcuni
cittadini; l'Associazione cattolica "Loreto Starace", poi sede della
Polisportiva Turris, ex Dopolavoro Ferroviario ed ora libreria "Alfabeta";
la sartoria di un certo Visone (anch'egli deceduto a causa dei
bombardamenti); dopo l'incrocio con via Circonvallazione si arriva al
magazzino di "Fiorindella" (1913-1993) che vendeva pane, frutta, vino (ex
negozio di "un po' di tutto" di Margherita Borriello, detta "'a maestra",
coniugata con Ignazio Maria, detto "ciccione", appaltatore); una vecchia
tabaccheria; "Don Prinzipio 'u sarto", Prinzipio Ascione che era solito bere
un buon bicchiere di vino da "Cianfrone", la moglie era soprannominata
"Donna Giuvannina 'a sguarressa" (oggi |
Simonini moto); "Aniello 'u caviciaiuolo", Aniello
Raimondo; cupa Cianfrone; il
palazzo Vallelonga (costruito ai primi del '700; attuale sede centrale della
Banca di Credito Popolare); la pasticceria Marrazzo; la pescheria "Chiummino";
Cataldo conchiglie ed il mitico albergo "Villa Santa Teresa".
Passando
dall'altro versante, si rimembrano il "Gran Caffè Palumbo"; la villa
comunale (di cui un ricordo va ad un suo ferreo custode, Salvatore
Bisbiglio, sempre provvisto di un frustino, terrore dei ragazzi) ove
all'esterno erano soliti sostare "miò" e "Vermiciello", venditori di "ficherine"
(fichi d'India) capaci di aggrapparsi anche dietro al tram...; la gelateria
"Grotta Azzurra" di Salvatore Tammaro ("Purpettone"); "Luigino 'u masterascio", Luigi
Salzano; "'u mbrellaro" Vincenzo Abbruzzese; (pescheria
"Chiummino" di Franco Pennino); "Mast'Albert 'u stagnare", Alberto La
Marina; alimentaria "Palummiello" (profumeria "Jasmine") di Castrese Raiola,
trasferito in seguito ove attualmente è ubicato il negozio di "Norcineria";
"Pappella 'a buciarda" (la madre riusciva a curare slogature, torcicolli e
simili); i coniugi "Rosina" e "Menechiello", fruttivendoli; donna Amalia Scoppetta (odierna cartoleria); varie piccole abitazioni (tabaccheria Borrelli,
Sorrentino bici e moto); una rimessa per cavalli; il famoso ristorante "Cianfrone"
di Alfonso Aragonese e poi del figlio Cosimo ("Cusimiello"); "'u palazzo 'i Scupazza" (con ingresso in leggera discesa, spesso la gente vi scivolava);
mobili Iengo; una fabbrica di parati.
Poi l'incrocio con via Cesare
Battisti; un ex vespasiano all'angolo opposto della via; il bar dì Saverio Langella (poi "Vallelonga", proprietà Di Donna) e quei magnifici edifici con
la chiesa di S. Maria del Popolo (ristrutturata dopo l'incursione aerea che
portò la morte dal cielo), sino a via Fiorillo (al cui angolo vi era
l'omonimo bar di Michele Di Donna) confinante con la vicina Ercolano. |