Aldo
Zirbo, zirbetiello
di Peppe D'Urzo
La
storia segue dei percorsi che vanno prima di tutto individuati e compresi: è
solo così che la coscienza del passato si trasforma nella coscienza del
presente... Di ciò ne è realmente consapevole il vispo ottantatreenne Aldo
Zirbo, nato a Napoli (quartiere San Lorenzo) il 03.04.1920, da Domenico,
tipografo e da Lucia Savino, casalinga. Prelevato in fasce dalla clinica S.
Andrea della Dame (Napoli, zona Museo) e poi adottato. Gli faranno compagnia
un altro fratello e tre sorelle. L'origine del cognome Zirbo è siciliana
(Milazzo). La sua famiglia si trasferisce, a causa dei numerosi
bombardamenti aerei sulla città di Napoli, a Boscotrecase, Torre Annunziata
e Torre del Greco, andandovi qui ad abitare in località Leopardi. Aldo,
dopo le scuole elementari fino alla "settima", imparerà il mestiere di
tipografo, diventandone un operaio specializzato.
Troverà lavoro presso Minelli a San Biagio dei librai e Confalone a piazza
Carità. Nel 1943 a 22 anni parte per il servizio militare in Esercito nel
Reggimento Artiglieria Savona; matricola n. 46206; destinazione fronte
greco, Corinto (città e porto assai attivo della Grecia/Peloponneso; canale
che taglia l'istmo di Corinto, mettendo in comunicazione Mar Ionio col Mar
Egeo). Contrae la malaria a Prèvesa. Imbarcato sulla nave ospedale
"Gradisca" per il rimpatrio. Era il 12 settembre 1943, i tedeschi a Prèvesa
si impadronirono della nave italiana, che in seguito la sera del 19
settembre, fu dirottata a Patrasso, ove gli italiani (personale militare e
parte di quello civile che si era rifiutato di aderire agli ex alleati)
furono deportati ad Atene, poi in Austria ed infine in Germania.
Il nostro tipografo viene condotto in un campo di concentramento a Spandau
(quartiere occidentale di Berlino). Stalag III D ed altri campi vicino la
capitale del Terzo Reich. Fu inviato in una fabbrica dall'aspetto di un
arsenale militare a Berlino centro. Il suo compito era quello di collocare e
fissare delle targhette sugli armamenti, in special modo cannoni. La vita
era dura, il cibo scarseggiava, i pidocchi e le malattie sempre in
agguato; nei pressi dello Stalag III era ubicato un altro campo, ove
erano internate tutte donne di varie nazionalità. Spesso Aldo con alcuni
amici prigionieri era loro "ospite", intrattenendole con canti e danze
napoletane, ricevendone in cambio un po' di cibo, sigarette e quanto altro
per tirare avanti.
A loro volta queste "femmes" ricevevano ogni tanto dei pacchi di
sussistenza, probabilmente tramite la Croce Rossa Internazionale, e, così
facendo, potevano, lontano da occhi indiscreti e dal l'assiduo controllo
degli aguzzini, aiutare i poveri e derelitti soldati italiani... E dell'Agenzia centrale
dei Prigionieri di Guerra della C.R.I. con sede a Ginevra (Svizzera) egli
conserva una cartolina inviata al padre Domenico in cui si da notizia della
cattura del soldato Zirbo Aldo, prigioniero in Germania, indirizzo: Arb. Kdo.
788; notizia datata 01.11.1943 ed a tale epoca godeva buona salute, ed una
lettera dallo Stalag III D del 28.09.1944, scritta con matita e di suo pugno
in cui rassicura i genitori di stare bene e di riabbracciarli al più
presto... Intanto, drammaticamente Berlino fu quasi completamente distrutta
dai bombardamenti aerei alleati e fu teatro degli ultimi accaniti
combattimenti fra russi e tedeschi. Finalmente arrivò la sospirata
liberazione che avvenne il 27.08.1945 da parte dei soldati sovietici.
Oltrepassata la frontiera italiana, con una tradotta arrivò a Caserta e da
qui a Torre a rivedere e stringere a sé i propri cari.
Pian piano avviene il reinserimento nel tessuto sociale con la ripresa del
primo lavoro. Successivamente nell'agosto del 1948, grazie all'Associazione
Combattenti e reduci e ad una disposizione di legge a favore degli ex
combattenti, fu assunto nell'Azienda Tranviaria Napoletano (poi Atan A.N.M.)
in qualità di bigliettaio. Dopo le lotte ed i tempi difficili arrivò un
po' di sereno. Coniugato nel settembre del 1953 a Torre Annunziata con
Fiorentina Coppola (originaria della città oplontina); due figlie, Lucia
(coniugata) e Assunta (nubile). Persona calma e pacata, di statura bassa e
con bianca chioma. Mente lucida ed ordinata; sin da ragazzo appassionato di
canzoni napoletane e di cinema; le pellicole preferite sono i "Kolossal" di
sempre con i grandi divi e stars italiane ed hollywoodiane.
In possesso di alcune collezioni enciclopediche, fra cui: "Il Cinema -
Grande Storia illustrata", De Agostini/Novara, 1981, e "Dizionario dei
film", Rusconi Editore, 1980. Su di un mobiletto-libreria nella sua
abitazione di via Nazionale n. 872 (ove vive dal 1965), vi sono due
mezzibusti in ceramica di Totò (1898/1967) e di Eduardo
|
Le
foto: Aldo Zirbo - anno 1942; bambino in braccio alia madre Lucia Savino e
con la moglie Fiorentina Coppola a P.zza Plebiscito a Napoli nel 1953.
De
Filippo (1900/1984), posti l'uno di fronte all'altro. Essi, che
rappresentano la tipologia del popolo napoletano, sembrano chiedersi ed
interrogarsi sul futuro del cinema e del teatro, come a dire "Dopo di noi il
vuoto?..." Il nostro bigliettaio, serba di Totò un buon ricordo, in quanto
il principe aiutava i poveri, specialmente quelli della sua: zona natia che
spesso andavano a trovarlo a casa, e l'amore verso i cani che, personalmente
accudiva. Ebbe modo di incontrarlo occasionalmente a Napoli al Viale Augusto
e all'Hotel Vesuvio. Le
antiche e tradizionali canzoni
napoletane, le considera grandi composizioni poetiche e quando le sente
cantare dai vari Sergio Bruni, Giacomo Rondinella, Franco Ricci, Roberto Murolo, ecc., il suo cuore si riempie di gioia. Amico del critico
cinematografico e di canti napoletani, Raffaele De Novellis che gli regalò
un libro con dedica "Napoli senza luce", e del poeta napoletano Salvatore
Tolino, autore di "Miracolo 'e luce" (raccolta di poesie napoletane).
Ecco
racchiusi alcuni spaccati di vita di un uomo che ha saputo soffrire lottare;
fu simpaticamente etichettato come "zirbitiello 'u ncazzuso", in particolar
modo quando qualcuno tentava di non pagare il biglietto sul bus. Dell'ultimo
conflitto mondiale afferma che la guerra è stata una croce e la prigionia
terribile...; le tribolazioni ed i maltrattamenti subiti dai tedeschi
oscurano il suo animo; i cittadini civili, inoltre, offendevano malamente i
prigionieri italiani, accusandoli di essere "Traditori Badogliani",
indelebili parole scolpite nella sua mente.. |