Torre,
Zuara ed Anzio.
di Peppe D'Urzo
La crudele guerra, cioè la sistematica
distruzione di combattenti e di beni allo scopo di imporre all'avversario
determinate condizioni, dopo averne ottenuto la disfatta, continua a narrare
le sue storie. Questo è il racconto delle avventure di un bravo carpentiere
in legno, abilissimo nell'arte di tagliare e congiungere i pezzi per
comporre le membrature occorrenti alle varie costruzioni di barche e navi,
uscito, come per incanto, dai cantieri navali torresi: Stanislao Esposito,
nato a Torre del Greco nel 1898 e deceduto ad Anzio (Roma) nel 1943,
instancabile lavoratore ed erede di uno dei più antichi e nobili mestieri
della nostra terra. Era coniugato con Teresa Soprano (il cui padre era
armatore e Capitano di bastimenti a vela). Stanislao è stato combattente
nella grande guerra del 1915-18.
Nel 1930 si recò in Africa settentrionale, attratto probabilmente da nuovi
interessi lavorativi. Mise piede in terra libica (territorio metropolitano
italiano) e precisamente in una ridente e portuale città denominata Zuara
(oggi è El Zanzur), che era anche importate centro agricolo con riserve di
acqua in abbondanza. Affiancata ad un'antica città con resti romani. A Zuara
Marina vivevano arabi ed italiani, fra questi molti siciliani e torresi,
bravi ed esperti nella pesca della spugna. A Zuara Città vi era un
aeroporto militare. Nelle calde profondità di questo centro litoraneo si
trovavano ricchi banchi di spugne (animali del tipo dei poriferi), fissate a
rocce o a corpi sommersi.
Queste venivano poi utilizzate in modo industriale e commerciale (cappelli
di feltro, uso di toletta e simili). In questo lembo di terra africana,
Esposito apre un cantiere navale dove si costruiscono e si riparano barche
di varie dimensioni, dividendo le giornate di faticoso lavoro con siciliani
e torresi. Era molto apprezzata la sua dimestichezza con il lavoro, in
special modo nel calafataggio (chiusura con stoppa e catrame delle fessure
delle navi in legno, per impedire infiltrazioni d'acqua). E' il 10 giugno
1940, quando l'Italia dichiara guerra alla Francia e all'Inghilterra: la
voce del Capo del Governo italiano arriva anche nelle migliori piazze
dell'impero. Dopo le altalenanti ed eroiche vittorie italiane, fra tante
ritirate, comincia la disfatta delle forze nostrane, di fronte alla
soverchiante superiorità dell'Impero britannico, suffragata in seguito
dall'immensa macchina bellica statunitense.
Nel 1942 molti italiani fanno ritorno in patria, ed anche per Stanislao e
famiglia c'è il "forzato" ritorno a casa, ritorno che avviene a bordo di
aerei militari dell'Aviazione italiana. Da Castel Vetrano (TP) a Torre del
Greco. La permanenza nella natia città dura però poco: dalla casa di via
Comizi n. 23 dove abitava la nonna materna, un nuovo trasferimento attende
gli Esposito. Destinazione Anzio, sul suggestivo litorale laziale in
provincia di Roma, porto soprattutto peschereccio e stazione balneare,
attigua a Nettuno (capitale dei Volsci e patria di Nerone e Caligola).
Il bravo carpentiere trova lavoro in un cantiere navale che affaccia sul
mare
che sarà teatro di guerra con morte e distruzione. Ripara, con la solita
maestria, barche e mezzi da sbarco per l'armata tedesca, posti a difesa
dell'intera costa laziale. La vita è quella che è, alla famiglia non manca
nulla ed il lavoro va abbastanza bene
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fino a quando cominciano quei terribili
bombardamenti dal cielo e dal mare che flagellano Anzio, considerato un
importantissimo punto strategico per un eventuale sbarco delle forze
interalleate.
Il 19 ottobre 1943 vi fu un
violentissimo ed assordante bombardamento diurno, attuato dalle navi alleate ancorate a largo della costa: distrussero gran parte del paese, e
anche il cantiere dove Stanislao lavorava saltò in aria.
Lo stesso Esposito mori nell'attacco, unitamente ad altri operai. Il suo
corpo è tumulato nel cimitero di Anzio. Fu un catastrofico e nefasto evento
che scosse la tranquilla vita di un popolo di marinai e pescatori: nulla
faceva presagire quel orribile disastro, ma le tattiche ed i dettami
strategici militari prevedono anche la morte di innocenti e la distruzione
di case e fabbricati. l tedeschi, dopo questo smacco, fanno evacuare la
popolazione che si trasferisce ad Aprilia, mentre essi battono la ritirata
verso la linea di Cassino.
Teresa rimane vedova, è affranta dal dolore ma
avrà la forza di tirare avanti coi suoi figli in seguito. Arrivano gli
americani (sbarcati ad Anzio il 22 gennaio 1943) e portano un po' di
sollievo alle martoriate persone dell'Italia invasa.
La famiglia Esposito viene trasferita con altri nuclei napoletani da Anzio a
Pozzuoli a bordo di mezzi anfibi americani, da qui raggiunge Torre dove
giunge nel 1944, andando ad abitare di nuovo in via Comizi, restandoci
stavolta per molto tempo.
Dall'unione di Stanislao (ritratto in una foto del
1939 - E. F. XVII sul lasciapassare del Governo Generale della Libia,
Prefettura di Tripoli) e Teresa sono nati Antonio (ufficiale marconista) e
Vito, detto "'U tripolino", classe 1935, nato a Zuara, coniugato con Carmela
Imperato, insegnante di materie artistiche in quel di Cerreto Sannita (BN)
per sei anni, poi all'Istituto d'Arte a Torre del Greco e scuole media,
pensionato dal 1994. Bravo pittore, allievo di De Corsi e di Chiancone, sono
numerose le mostre a carattere nazionale a cui ha preso parte; hanno scritto
di lui Carlo Barbieri e Domenico Purificato.
E' inserito nel catalogo "Bolaffi" Arte nel 1970. Poi nacquero Vincenzo,
cuoco presso la scuola militare della Nunziatella a Napoli e Giuseppe ("Peppe"),
nato a Nettuno nel 1942, coniugato con M. Collaro, dipendente della Banca di
Credito Popolare, simpatico e affabile tifoso corallino, nostalgico dei
calcio eroico, quel calcio puro che non c'è più.
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