Ricordi di guerra
di Peppe D'Urzo
"Ma chi avrebbe potuto avere
un'idea precisa della potenza delle bombe dirompenti dei palazzi crollati,
dei feriti invocanti soccorso sotto le macerie e dei morti, dei tanti tanti
morti lasciati a marcire sotto le pietre e poi pietosamente ricoperti di
calce, e, sui cumuli di detriti, un tricolore, in attesa che, fra un allarme
e l'altro, si avesse il tempo, una volta sistemati i feriti negli ospedali
di dar loro onorata sepoltura? Chi aveva idea di che cosa potesse essere, in
realtà, la guerra?" (da: "I cento bombardamenti di Napoli - I giorni delle
Am-lire", di Aldo Stefanile; Marotta Editore; copyright 1968).
Gli occhi di una ragazzina di 8 anni hanno vissuto in prima persona
quell'urgano di ferro e fuoco che si abbatté sulla nostra città, per
un'incursione aerea da parte di bombardieri americani, in quel fatidico
mattino del 13/09/1943. Maria Cristina Berardo è nata a Torre del Greco il
21/07/1935 da Mario, combattente della grande guerra 15/18; capo ufficio
Igiene del nostro Comune, e da Emanuela Murino; figli: quattro (3 femmine e
1 maschio). Originaria di C/so Umberto 1° ('mmiez' 'a San Gaetano) e,
poi, a 2 anni si trasferì con la famiglia al C/so V. Emanuele n. 158
(attuale), di fronte alla Villa Comunale, in un elegante fabbricato,
risalente probabilmente alla seconda metà dell'800, da tutti conosciuto come
"'u palazzo 'ddu cavaliere Berardo". Cristina frequentò fino alla
quarta elementare le scuole dell'Addolorata della Chiesa Madonna delle
Grazie (con attiguo convento degli Zoccolanti), poi, la quinta in via V.
Veneto (in seguito "Giovanni Mazza"); l'insegnante era una certa Anfora
Imparato. Con l'incremento dei bombardamenti aerei su Napoli (dal 01/11/1940
al 14/05/1944) e province, la famiglia sfollò a Pellezzano, comune
posizionato in collina, in provincia di Salerno (10.903 odierni abitanti,
centro di attrazione turistica). Era l'inizio dell'estate del '43 e la
famiglia si trasferì in un palazzo della nonna paterna. Ma anche qui il
cielo di notte si riempiva di aerei. Tutti in mezzo alla campagna, coloni
compresi, per non rimanere nelle case. In una di queste circostanze Maria
Cristina conobbe la sorella (o figlia) di E. A Mario (famoso compositore,
nato a Pellezzano il quale tornava spesso al "paesello" per scrivere le sue
canzoni, da "La leggenda del Piave" a "Santa Lucia luntana" a "Tammuriata
nera"), che, preoccupata da queste incursioni, una volta disse: "Imma
murì, cantann e sunanne 'i tamburrielli. . .". Per unanime
decisione familiare, si decide di far ritorno a Torre; su di una carretta si
arrivò a casa di sera il 12/09/1943. Il giorno dopo Cristina ed una sorella
furono inviate a scuola c/o le suore in via D. Colamarino n. 3 per
doposcuola scolastico con Suor Concettina e Filomena. Arrivate all'esterno
del portone d'ingresso, verso le ore 10,30, si scatenò l'inferno, terribile
e angoscioso... Cominciarono a cadere bombe dal cielo, in un assordante
rombo di motori delle "fortezze volanti". Il bombardamento che causò morte e
rovine, proseguì fino alla chiesa di S. Maria del Popolo (con attiguo
ospedale) ed oltre fino a Resina e Portici. Una signora (tale, Violante) ivi
transitante coprì le sue bimbe col suo corpo. Nell'attraversare la strada
vide il corpo di una donna morta, un cesto di frutta candìta e scatolette di
liquirizia (appartenevano al "Gran Caffé Palumbo").
La sorella la tirò a sé; arrivate sotto il portone ove abitava, trovò gente
che imprecava e gridava. La madre e l'altra sorella scesero di casa, e si
rimase, tutte, sotto il palazzo (ove c'era un ricovero antiaereo). Si era
alzato un polverone, la disperazione ed il panico presero il sopravvento.
Cadde una bomba vicino la "Casa del Combattente" in Villa Comunale. Nel
circolo "Loreto Starace" (attuale Libreria Mondadori) si registrarono alcuni
morti. Carri e carrettini trasportavano morti e feriti, quest'ultimi
all'ospedale "Principe di Napoli" (poi, Filippo Bottazzi) in via G. Marconi.
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Ad osservare tutto ciò furono i suoi occhi, gli
occhi innocenti di M. Cristina, terrorizzata dalle rumorose ed esplosive
deflagrazioni.
Altri ricordi le riaffiorano in mente... La caduta del fascismo del 25
luglio 1943 e l'armistizio dell'8 settembre dello stesso anno con gli
anglo-americani li ha vissuti a Pellezzano attraverso la voce di un
banditore che dava le notizie col campanaccio. Durante i rastrellamenti dei
soldati tedeschi a Torre, molti torresi erano nascosti nei giardini della
proprietà di Izzo. Un suo parente in via San Giuseppe alle Paludi fu preso e
condotto in Germania, facendo ritorno a casa nel dopoguerra. In uno di quei
terribili giorni, alcuni militari germanici entrarono nel palazzo al C/so V.
Emanuele n. 156. La madre Cristina stava scendendo quando un soldato,
mettendole la canna del fucile in gola, le chiese dove fossero gli uomini, e
lei rispose che stavano venendo giù; fortunatamente erano le persone anziane
ed i tedeschi alla loro vista andarono via... Poi transitarono gli alleati
per le vie cittadine, e al C/so V. Emanuele furono salutati dal balcone di
casa. Nel '44 un aereo tedesco fu colpito ed abbattuto in via V. Veneto; il
pilota morì ed i suoi resti mortali furono messi in una cassetta fatta
costruire dal padre Mario. Due addetti comunali la portarono per le scale, e
qualche inquilino e proprietario piansero, nonostante le nemiche spoglie...
Sul treno per Pellezzano, dopo il cambio nella frazione di Coperchia vi
salirono alcuni "american soldiers", sedendosi di fronte a M. Cristina e la
madre. Uno di essi le diede una caramella di forma tondeggiante del tipo
bonbon, ma non l’accettò, pensando che fossero delle bombe... La madre la
invitò a mangiarla, ma ciò non avvenne. Il timore regnò nell'intimo della
ragazzina... Lo stesso accadde sul lido "Risorgimento" (poi Lido "La Scala")
dei f/lli Aurilia, ove un militare alleato di colore le regalò una tavoletta
di cioccolata sulla sala del lido; ma anche qui, per il terrore che la
tavoletta potesse esplodere, non la volle... Nel marzo del '44 ci fu
l'eruzione del Vesuvio; scosse sismiche e boati con cenere che si accumulò
sulle case e palazzi...
Maria Cristina, coniugata, dopo il matrimonio nel 1956 andò ad abitare nel
fabbricato affianco al civico 154. Figli: Tommaso, dipendente Ipsema (ex
Cassa Marittima) e Gianfranco, dipendente B.C.R (Banca di Credito Popolate);
due diletti nipoti: Santo e Maria Cristina. "Gli scoppi, gli spari, le
esplosioni, in quei terribili giorni di guerra mi hanno terrorizzato,
portandoli dentro di me per sempre - conclude l'affabile cortese signora
Berardo - quando sento uno sparo del tipo fuoco artificio, provò un profondo
risentimento come un malanno patito precedentemente, ma la mia indole mi ha
temprato caratterialmente e mi ha fortificato, in uno stretto ed affettivo
legame, interiormente...".
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