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" ‘Dint 'a l'uort:
Via San Giuseppe
alle Paludi"
                           - seconda parte -

di CARLO BOCCIA

Qui nel 1930 circa, soggiornò come ospite, il filosofo Augusto Guzzo che fu professore e poi divenne direttore della rivista "Filosofia". Inoltre nel 1922 abitò con la famiglia, nella sua abitazione in questa via, lo scrittore W. Frenkel ove compilò alcune sue guide. Egli era un profugo della rivoluzione bolscevica e fu autore di numerosi scritti "La Russia perché non vince", "L' invasione tedesca", "La rivoluzione Russa" e "la scuola medica Salernitana".
Continuiamo per questa via che, da ragazzo, ho spesso frequentato, sul lato destro dopo i fabbricati era tutto coltivato ad orto, interrotto dalla ferrovia dello stato e poi confina con il mare. A meta strada sulla destra c'era un certo Pietro, che aveva una stalla e una mucca ('a vaccarella) che la portava negli slarghi dei quartieri vicini, al mattino presto e nel tardo pomeriggio, per vendere il latte fresco. (Faccio una parentesi, abitavo al largo Bandito e qui oltre alla mucca veniva anche un gregge di capre ed una asina, cioccia, a vendere il latte, in orari e giorni alterni; rivedo nella mente anche un giovanotto, aveva dai 15 ai 18 anni, che raccoglieva con un zappello tutti gli escrementi degli animali e li deponeva in un "cuofano" che aveva sulle spalle che poi li vendeva). Più avanti sulla destra c'era una casa colonica con cortile e delle scale, ed io ogni mese, insieme a mia sorella Virginia, portavamo il pigione alla proprietaria (lire 5000) e lei ci dava la mancia di 50 lire, subito requisite da mia madre, e dei prodotti di ortaggi da lei coltivati. Seguiamo ancora il percorso. Sulla destra c'è un ponte rimasto famoso che porta alla spiaggia, ma di questo voglio parlarvi per ultimo. Sulla sinistra, dove si allarga la via, c'è una vecchia masseria, e in fondo dove finisce la strada troviamo il portale di ingresso del cimitero nuovo. A novembre nei giorni della commemorazione dei defunti c'erano molti mendicanti a chiedere l'elemosina. Sulla destra c'era un passaggio pedonale della ferrovia non custodito, in seguito chiuso perché pericoloso. Lo strapiombo che sta a sinistra, all'altezza del alveo cavallo, è una delle lave di fango del 15 dicembre 1631. In questa via viveva un certo Ermenegildo Miranda (Napoli, 1910 - T/Greco, 1987) da cui deriva il soprannome allo stesso ponte della ferrovia lì vicino: "'U ponte ‘i Gildarella". Da questo ponte si scendeva per andare alla spiaggia libera del "Cavaliere", ai due stabilimenti balneari dei f.lli Acampora e a delle palazzine, residenza estiva dei napoletani.
Di Gildarella, che era un "single", vi racconto una sua piccola storia. Durante l'ultima guerra 1940/45 nelle vicinanze della sua abitazione c'era una postazione tedesca e gli ufficiali superiori si riunivano nella sua casupola, probabile che avevano le sue stesse "inclinazioni femminili". Un giorno mio padre gli domandò se era vero l'incontro con i tedeschi nella sua casa, e lui lo confermò. Gildarella che a Torre del Greco è rimasto come sinonimo di "Femminie", aveva lì

  





 

     
 
LE FOTO: PALAZZINE A MARE - PONTE DETTO Dl GILDARELLA - DUE IMMAGINI Dl GILDARELLA - CASUPOLA Dl GILDARELLA - CASA COLONICA

il suo regno, e si arrangiava di tutto come poteva; d'estate le sue specialità erano le "grattugie", che con un utensile le ricavava dal ghiaccio e le serviva. Io ricordo, quando andavamo ai bagni "Sotto 'u cavaliere" con tutta la famiglia, al ritorno era obbligo fermarci al suo banco di vendita all'angolo della via del Ponte per dissetarci; cosi tutti sudati compravamo la grattugia (lire 10) che ci veniva servita senza involucri nelle nostre mani nude e sporche. Sarà stato il caldo, la sete ma come erano saporiti i "cazzabocchi" di Gildarella.                                       (Fine)