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RICORDI Dl TORRE a cura di Peppe D'Urzo

Modi di dire...

di CARLO BOCCIA

"Queste frasi sono frammenti di saggezza popolare"  - Aristotele

Nei nostri discorsi quotidiani fra amici, parenti, conoscenti occasionali ed a volte anche con estranei, facciamo dei paragoni, che pensandoci bene alcuni sono senza senso e insignificanti, a volte storpiando anche le parole. Ma sono talmente radicati in noi, che fanno parte ormai della nostra storia e cultura, appunto nel nostro modo di dire. E visto il successo ottenuto con l'articolo "Dagli antichi proverbi, a detti  a "Mamme a porta..." del 17 maggio 2012, ho pensato di estenderli per una vostra gradita conoscenza. Adesso leggete attentamente e riflettete.
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Iss rispunnett' 'a copp a mano" - Si dice quando c'è un diverbio fra due persone e uno dei due ribatte alle sue accuse.
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Nun t'aggià da manco tanto" - Non ti devo dare più niente di ciò che è mio, ma lo dicono anche le persone nullatenente. "E' arruvati l'accidente i l'acqua" - Si sente dire nei condomini popolari, quando arriva la bolletta dell'acqua con l'eccedenza.  "Chiudi la chiave terrestre" Anche qui si sente dire quando c'è una perdita d'acqua, per chiudere la chiave d'arresto. "Non gli dare aurienza quello fa a verè" - Non gli dare ascolto (audienza) quello la chiede per vedere i fatti tuoi.
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Cu 'na man annanz e un 'aret"- Si riferisce alle antiche sculture romane, che furono distrutte dai cristiani, perche erano nude.
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'E pizzcche ncopp 'a panza" E' invito alla rassegnazione, e si può reagire.
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I figli d' 'a Madonna"- Figli abbandonati alla chiesa della Madonna dell'Annunziata che i napoletani l'elessero a madre adottiva.
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Sta sempre ntririce" - Nella smorfia napoletana il numero 13 da il candeliere, che sta sempre al centro del tavolo.
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Si na zoza" - Sei una schifezza. Il termine è di epoca borbonica. Quando nel 1700 vennero a Napoli i cuochi francesi i "Monzu", cucinavano tutto a base di salsa (sauces) in francese si legge sas. Ma ai napoletani non piaceva, e sauces fu trasformata in zoza. Fecero fortuna solo il ragù, la salsa di pomodori.
"A altare sgarrubato nun s'appicciano cannele
" - Alle donne ormai anziane non si fanno più moine.
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A vecchia ncielo" E' un modo per alzare la testa al bambino e farlo respirare meglio, per un colpo di tosse o di saliva inghiottito.
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Criscesanto"- Cresci sano, l'augurio ad un bimbo quando fa lo starnuto.
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Miscallanima de morti vostri" - Rinfresca l'anima dei morti vostri, lo dicevano i mendicanti per chiedere l'elemosina.
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Ciofeca" - dall'arabo Sofeq. Bevanda di bassa qualità.
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Tauto" - bara. Dall'arabo "tabut" che significa arca.
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Ricchione"- orecchio grande. Deriva dal termine "orejon", parola portata dagli spagnoli a Napoli. I conquistatores spagnoli al loro ritorno dall'America latina raccontavano storie affascinanti, ad esempio: i capi dei popoli incas, avevano dei monili pesanti alle orecchie, che allungavano i lobi, ed erano evirati da bambini per esercitare un potere equo, senza subire le tendenze della carne. Altra abitudine era di cospargersi le orecchie di polvere d'oro, e da qui la frase: "ten a povera ncopp e recchie".
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Chesta e roba i sichinenza" dall'americano "Second hands" di seconda mano.
Montedoro: zona alta di Torre, da "Mons taurius": taurus appellativo di Bacco, dio del vino. Nella zona c'erano molti vigneti.
Ma il più simpatico è "Mett'u pepe 'nculo a zoccola
": si riferisce a quando qualcuno istiga una persona per farlo litigare. Il detto ha origine sulle navi. I marinai per uccidere i topi, catturavano i più grandi mettevano il pepe nel sedere e poi lo cucivano. Una volta liberati questi erano arrabbiati perché il pepe

            

                 

LE FOTO: LIBRI DOVE SONO STATE TRATTE LE FRASI E I MODI DI DIRE: LA STORIA Dl NAPOLI, di V. GLEIJESES;
LI PROVERBI Dl NAPOLI, di V. GLEIJESES; MANUALE DI NAPOLETANITA' 2010, di A. COLELLA; I PROVERBI DI NAPOLI 2007, di A. ROTONDO;  A LENGA TURRESE, 2004  di  S. ARGENZIANO NUNZIO - RUSSO EDITORE

bruciava, si rifugiavano nelle loro tane e uccidevano gli altri topi.
Il più furbo è: "
Piove, governo ladro" Una volta per passare le varie frontiere di stati e statarelli d'Italia, vedi ad esempio il film di Massimo Troisi e R. Benigni "Non ci resta che piangere" 1984, regia di entrambi Troisi-Benigni, i mercanti pagavano il dazio in base al peso della merce. E accadeva che quando si trasportassero sacchi di sale a dorso dei muli o sui carri e pioveva, lo stato faceva chiudere le frontiere. Cosi i sacchi di sale s’inzuppavano di acqua piovana e pesavano di più.
Tu dai troppo "
A' Valia ai figli": "A volia assai". Probabilmente viene dalla parola "volere", che i figli vogliono sempre dai genitori. Trasformata nella parlata popolare da troppo volere a troppo a valia.
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T'ha infinocchiato" - Il termine nasce dall'aguzzita del contadino, (scarpe grosse e cervello fine). A volte capitava che il contadino, avesse nella cantina del vino un po' "spunto" o "acido". E per poterlo vendere, invitava il malcapitato acquirente ad un piccolo spuntino e anche per farlo riposare un po', offrendogli fra le varie cose un finocchio fresco tagliato a pezzi. E poi con calma ad assaggiare il vino conservato nelle botti. Ma per un fatto naturale, questo frutto rende il nostro palato neutro, non più in grado di assaggiare la vera qualità del vino. E da qui il detto "t'ha infinocchiato" che equivale a "t'ha fatto fesso."