Gli
Acampora,
carpentieri e falegnami
di Peppe d’Urzo
Fra le notorie
e popolari famiglie torresi, attraverso informazioni e
ricerche, si segnala, saltando fuori dai polverosi strati del tempo, la
famiglia Acampora, il cui capostipite Aniello era un bravo ed abile
carpentiere in legno (cantieri navali cittadini), che lasciò in eredità ai
propri cari la nobile e tradizionale attività, sviluppatasi sin dai tempi
che furono nella nostra città di mare. Aniello, chiamato a servire la
patria durante la grande guerra (1915-18) ebbe il compito di armare
barconi e ponti per il transito delle nostre gloriose truppe, impegnate
alla difesa dell'italico suolo.
Il fratello Giuseppe, prima dello scoppio
della II guerra mondiale, era il titolare del famoso e rinomato Lido
"Cavaliere" che prese il nome dai Cavalieri Manfredi (una loro
ava era detta "'A cavalera", ex proprietari del complesso "La Salle"(attuale bene comunale). Questo stabilimento balneare che in
precedenza si chiamava Lido "Iolanda" è stato in vita sino agli
anni '74-'75, frequentato da varie famiglie torresi e varie personalità:
Enrico De Nicola (primo Presidente della Costituente), Mazza, Ascione,
Cicchella che arrivavano in carrozzella. Un altro fratello, Giovanni,
gestiva a fianco del "Cavaliere" un consimile lido, chiamato
"Vesuviano".
Aniello, soprannominato "Pettelone", oltre ad essere un esperto
carpentiere, costruiva anche barche ("coralline",
"spugnare", ecc). Il figlio Vincenzo è stato un valido
carpentiere ed ebanista
(artigiano specializzato in lavori in legni pregiati) con falegnameria in
via Cappuccini n. 61 ed in seguito in via G. Bottis ("'U vico 'dda
croce") al n. 83. Militare nella Regia Marina durante l'ultimo
conflitto mondiale. Combatté sul fronte nord-africano a Tripoli e Bengasi.
Prigioniero degli inglesi, fece ritorno a casa nel dopoguerra, riprendendo
l'attività in via Cappuccini ove si "specializzò" nella
costruzione di scafi, barche e motoscafi.
Dopo il matrimonio con Nunziata Cinetti (1909/1971) casalinga, denominata
"'A reccia", andò ad abitare al corso Garibaldi nel cosiddetto
palazzo del "Munaciello" (nel tradizionale vocabolario
napoletano: folletto, gnomo che appariva nelle case, vestito da monaco e
con uno zucchetto rosso in testa, per smuovere mobili e nascondere
oggetti. Benevolo e dispettoso a seconda di chi gli andava a genio). Dalla
loro unione sono nati sette figli, tre maschi e quattro femmine.
Ai maschi
il buon Vincenzo ha lasciato in eredità la nobile arte lavorativa.
Giovanni (classe 1947), diplomato Capitano marittimo, è un ottimo
falegname e
arredatore, Aniello, impiegato Asl, con l'hobby della falegnameria e
Mario, falegname e restauratore, purtroppo deceduto.
Giovanni,
da via G. De Bottis si trasferisce nel 1984 in via Montedoro (ove abita) al
numero 97(ex 55). La sua abitazione con sottostante "fucina" è
ubicata in una tranquilla oasi di pace e di verde, ove probabilmente
l'ispirazione creativa riesce meglio che altrove. Nonostante il locale sia
lontano (alle falde del Vesuvio) è sempre pieno di clienti e persone che
chiedono consulti tecnici per vari arredamenti. Giovanni ricorda un po' di
gioventù trascorsa nel locale del
padre in via Cappuccini, di fronte al negozio |
Questa foto del 01.05.1970 mostra il compianto Vincenzo Acampora (Torre
del Greco, 20.03.1928- 29.06.1988), da tutti ricordato come "Mast Vincenzo
'u falegname".
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dell'impagliatrice di sedie, detta "`a siggiara"
(famiglia D'Angelo).
La gente del posto si ricorda, oltre a "mastu Vicienz" Acampora, di
"Mastu Enrico" Fulgido (deceduto) con piccolo laboratorio al
Vico Giardino Trotti. Una storica pietra miliare della falegnameria
torrese.
Giovanni è un ottimo ideatore e costruttore di mobili; ha
arredato varie abitazioni anche fuori Torre.
E' sempre ben riuscito ad
adattare i mobili e gli oggetti alla loro funzione per ogni ambiente. La
sua specialità è la costruzione (in gergo definita "bonseria")
di armadi a muro, con pregevole laccatura.
Il suo è un lavoro che gli dà
molte soddisfazioni per la classica trasformazione del tronco in mobile.
Nella sua "bottega" sono affisse, in cornice, alcune
onorificenze, fra cui l' "Ercole d'oro, Oscar dell'arredamento
assegnato a Cap. Giovanni Acampora, quale riconoscimento di merito per
l'alto grado di professionalità raggiunto nell'espletamento della propria
attività in un settore così importante per la nostra economia ad
iniziativa dell'Accademia Internazionale Scienze Economiche e
Sociali" e "Accademia, Istituto di ricerca e programmazione per
l'insegnamento a distanza funzionante con decreto del Ministro P.I. -
Certificato di studio - Giovanni Acampora ha seguito con profitto il corso
Arredamento, superando tutte le prove di valutazione previste.- il
direttore dei corsi; l'amministratore delegato - Roma, li 13.12.1988".
Anche i suoi figli: Vincenzo ed Oscar (nati dall'unione con Carmela
Coscia) sono falegnami, in questo modo la tradizione di famiglia non è
stata tradita.
Altri Acampora conosciuti sono Raimondo (classe 1917 vivente),
pensionato, ex combattente in Marina, imbarcato sulla nave scuola "Alice".
Richiamato, ex carpentiere navale, abita nel palazzo di
"Pappone" (Balzano Giuseppe, ex commerciante di corallo) in via
A. Luise, 4; il figlio Giuseppe ("Peppe"), classe 1947, dipendente
comunale (Direzione N. U.) con l'hobby della costruzione di barche e
grande tifoso corallino, suocero di Carmine Gautieri (attaccante della Turris, poi
di Empoli,
Cesena, Bari, Roma e Piacenza) è padre
di Raimondo (1970), centravanti purosangue torrese della Turris, cresciuto
nella società verso la metà degli anni '80: un bravo e coraggioso
calciatore che si è sempre battuto per i colori sociali della città
natia; in questa stagione calcistica appena terminata, ha militato nel Bassano Virtus di Bassano del Grappa nel CND, girone C. |