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Aitano Ferracavallo
di Peppe D'Urzo

I ricordi, venendo a galla, rivangano in ognuno di noi i momenti del posto, da cui si "estrae" in sintesi il compendio della nostra vita. Narriamo qui il racconto del sempre in gamba Gaetano Minotauro, detto: "Gitano 'u ferracavallo'.
Nato a Torre del Greco il 18.12.1922 da Arturo e Maria Teresa Cirillo, coniugalo con Angela Cerbone e padre di tre figli: Raffaele (Ufficiale della società di Navigazione "Italia"), Giuseppe (Capitano di Fregata e Comandante in Seconda della capitaneria di porto della nostra città) e Maria. Nativo di via Purgatorio, il padre faceva il maniscalco ("ferracavallo") esercitando anche la veterinaria di fronte alla villa del Cardinale (costruita nel 1744 da Gennaro De Laurentis), acquistala nel 1746 dall'arcivescovo di Napoli, Giuseppe Spinellì che la lasciò ai suoi successori come dimora estiva), ove al presente si trova un garage privato. Esperto veterinario, ben riusciva a curare  cavalli, mucche ed animali domestici: la sua era una vasta clientela. Gaetano pian piano imparò il mestiere del diletto genitore alternandolo con partite di pallone fra amici nel campo della villa. Il suocero, Giuseppe Cerbone, detto: "Peppe 'u chauffeur", originario di Agnano gestiva una rimessa con auto da noleggio in via Vittorio Veneto (attuale istituto bancario San Paolo); autista privato di Giuseppe Liguori (" 'A murena") prima, durante e dopo l'ultima guerra; era detto Peppe 'u Noti, ancora ventenne, il giovane Gaetano partì per il servizio militare in Marina, destinato a Pola, città e porto dell'Istria, dal 1918 cittadina italiana e capoluogo della provincia dell'Istria; annessa nel febbraio del 1947  alla Jugoslavia), imbarcando sul sommergibile "Nichel", che in seguito ad una missione bellica non fece più ritorno alla base. Nell'occasione per bene volere del destino egli non era a bordo, ma a riva claudicante in infermeria sulla terra ferma. Dopo il fatidico 8 settembre 1943 (armistizio) con sbandamento generale dell'intera nazione in balia delle truppe germaniche, fece ritorno a casa: fu un viaggio di venti giorni circa, pieno di avventurose e perigliose peripezie.
Nella città natia assistette a vari bombardamenti aerei e rimase nascosto nei sotterranei della villa del Cardinale durante i rastrellamenti dei tedeschi che fecero prigionieri molti torresi, inviati, poi, nei campi di lavoro in Germania. Con l'avvento degli alleati, transitanti per Torre e diretti a Napoli, trovò lavoro vicino il porto partenopeo. Indimenticabili pagine di storia vissute, la popolazione ancora sotto lo shock di un'assurda guerra, portatrice di morte e distruzione. Ci fu lavoro e cibo per le martoriate genti che pian piano cominciarono, rimboccatesi le maniche, a pensare ad una ricostruzione, degna di una millenaria civiltà.
Dal dopoguerra in poi, il nostro simpatico ed aitante "ferracavallo" intraprende la via del mare, imbarcando sui grandi transatlantici della Società "Italia", dalla "Vulcania", "Saturnia ", "Conte Grande", "Conte Biiancamano", "Giulio Cesare", "Augustus", "Verdi", "Rossini" , ai "Raffaello" e "Michelangelo".
Da giovane aveva fatto un viaggio anche sul mitico "Ree". Ma il "clou" delle sue vicende marittime è racchiuso nel commovente ricordo dell'affondamento della nave "Andrea Doria" (ammiraglio genovese, nato ad Oneglia nel 1466 e deceduto a Genova nel 1560; grande figura del condottiero, ebbe notevole rilievo dei fatti militari e politici del suo tempo; tentò


 

sempre di difendere Genova fra avverse vicende, e per questo fu nominato padre della patria), avvenuta alle ore 23.10 del 25 luglio 1956 nelle nebbiose acque costiere dell'Atlantico, al largo di Nantucket.  Una forza inaudita squarciò lo scafo elegante dell' "Andrea Doria" a seguito dello speronamento provocato dalla  nave, svedese "Stockllolm"; oltre quarantamila tonnellate d'acciaio si calamitarono nel buio a una velocità di quaranta nodi; cominciò così, sulla città galleggiante che sempre più si andava inclinando, la "notte più lunga" per lutti coloro che sarebbero sopravvissuti.
Fu uno fra i più inesplicabili disastri e insieme il più grande salvataggio nella storia del navigare. Gaetano al suo secondo viaggio su questa bellissima nave, vanto della marina mercantile italiana, imbarcato in qualità di cuoco, ben ricorda il terribile boato che sconquassò lo scafo italiano. Riuscì a salvarsi unitamente ad altri marittimi (fra cui molti torresi) dopo aver prestato soccorso ai tanti passeggeri impauriti.
Un articolo di Roberto C. Ruark dell'aprile 1953 così riportava : " ... il suo nome è "Andrea Doria", ed è il più bel esemplare di nuova costruzione navale che abbia mai visto... Una nave è una cosa stupendamente solida, una cosa che ha senso in un mondo che vacilla. Non va troppo in fretta. E' quasi impossibile che affondi o che le fiamme la divorino. E' fedele al suo capitano e acquisisce una parte della sua personalità. L'uomo, a sua volta, è influenzato dalla sua nave, fino ad arrivare a somigliarle... Sono le signore come l'"Andrea Doria" che bacio a tutte le lettere".
Nel 1976 ha un abbassamento di voce (gli piaceva cantare durante le traversate oceaniche nei Caroselli napoletani organizzati a bordo per intrattenere i passeggeri, in questa foto appare sulla MM "Verdi", in navigazione verso l'America latina; anno 1965), e, costretto a sbarcare, verrà  operato alle corde vocali.
In pensione dal 1978, insignito di medaglia d'oro (che ancora deve ricevere per intoppi burocratici) per lunga navigazione.
Ecco narrati i momenti più significativi della vita di un esperto uomo di mare che da esso ha dato ed avuto tanto. Era gioioso ed allegro quando si esibiva in canti e tarantelle napoletane che trasportavano i cuori naviganti in special modo gli emigranti verso terre lontane; l'"Andrea Doria" la porta nel cuore e i suoi pensieri vanno a tutti quelli che si salvarono e a quelli (pochi) che non ce la fecero in quella lunga, terrificante e tragica notte del naufragio dell'unità italiana.