Aniello
Pesca
di
Peppe D'Urzo
Aniello
e la passione per la pesca
Lande
Eduardo De Filippo, in sua poesia intitolata " '0 mare", lo
dipinge a varie tinte e lo definisce così: " '0 mare è calmo, calmo comme na tavola...
'o mare nun accide... è arraggiuso, caparbio,
`mperruso e cucciuto... 'o mare è 'mmare e nun lo sape ca te fa paura."
E tra le tante leggiadrie, richiami ed interessi che il mare offre, c'è
la nobile arte della pesca, cioè l'azione del pescare (articolata in vari
modi e sistemi), che è finalizzata alla ricerca e cattura degli animali
che vivono in ambiente acquatico (soprattutto a scopo alimentare). La
pesca è da considerare come un mestiere, un'arte, una passione, un hobby,
un relax, un sollievo dei sensi, uno sport ecc. Nella nostra città vi è
uno stuolo di pescatori (di varie età) tra coloro che lo fanno per lavoro
e per passionale divertimento.
Fra questi ultimi vogliamo qui annotare
la figura di Aniello Tribuzio (cognome originario di Sorrento), nato a
Torre del Greco il 13 novembre 1954 da Luigi (1923-2001, muratore) e da
Rachele Palomba (1922, casalinga). Sin da ragazzo, nativo di via Mortelle,
antica zona periferica della Litoranea che affaccia sul mare, attinge la
passione della pesca dal caro genitore che spesso lo porta con sé,
facendogli recepire i primi e rudimentali segreti. Nei momenti di paziente
attesa era solito lanciare pietre e sassi in mare, era per lui un sublime
rituale. Con tanta abilità, poi, riusciva a farli saltellare sull'acqua a
più riprese, formando larghi e bizzarri cerchi a fior d'acqua che pian
piano si dissolvevano. Per questo fu etichettato come "Aniello
menapreta". Man mano che cresce, la passione aumenta sempre di più.
Le sue specialità sono la "Long casting" (lunga gettata, lungo
lancio).
Per questa particolare disciplina ci vuole una appropriata conoscenza e
bravura. Aniello ha effettuato un corso di lancio a Torre Annunziata,
avendo come istruttore il noto Sandro Meloni che cura le riviste mensili
"Pesca in mare" e "Pescare mare". Affiliato alla Fips
(Federazione Italiana Pesca Sportiva), ha partecipato a varie competizioni
con il "team" della città oplontina, ottenendo lusinghieri
piazzamenti. A Pontecagnano (Salerno), inoltre, effettuò in una gara
sulla terra ferma e in campo aperto, il lancio più lungo: 231 metri. Poi
la "Surf casting" (surf: risacca, è resta dell'onda, spuma dei
frangenti), cioè la pesca fra le onde con canna da lancio, e, la "Fishing
boat", la pesca dalla barca col "bolentino" (lenza a mano
per pesca sul fondo, con più ami e un grosso piombo terminale). I luoghi
ove è solito recarsi a pescare sono Terracina, Fondi, Sperlonga, Agropoli,
Paestum, Castellabate e le coste calabri.
Una volta nella ridente cittadina di Castellabate (Salerno) effettuò
dalle sette del mattino alle sette di sera la più grossa pescata a
livello qualitativo e quantitativo. Il bottino si aggirava intorno ai 40
kg. di pesce pescato, fra cui una spigola di 9 kg. circa. Un'altra volta
in quel di Terracina (Latina) trovò una trentina di pescatori, ognuno
"appostato" ed intento a tirar su qualche pesce, che purtroppo
non abboccava. Appena trovò il posto giusto, un po' distante dagli altri
cominciò a beccare le prime ghiotte prede fra lo stupore ed il livore di
chi l'aveva preceduto. Eh si fra i pescatori di mestiere e di passatempo
un po' di gelosia ed invidia non guasta. Ognuno si tiene per sé, forse
per un'occulta etica professionale ed immaginario codice marino, i luoghi
e i segreti, le tecniche e i vari metodi e meccanismi (nulla è dovuto
all'approssimazione, ma ad un'innata predisposizione ed inventiva) che man
mano si mettono in atto durante le distensive ore dedicate a questa
"artistica" attività).
Aniello, che ha sempre prediletto la pesca durante i giorni di cattivo
tempo con pioggia ed alta marea, inizialmente si sentiva un po'
"antagonista" con gli altri con un pizzico di accurata e
meticolosa gelosia, ma oggi con la mente più rilassata si dedica ad
elargire messaggi e consigli a chi ne fa richiesta, in special modo agli
amici intimi.
Fra gli amici si possono annoverare il Maresciallo G. Mennella dei Vigili
Urbani di Torre del Greco ed il Vigile Urbano E. Mirolla, grandi "malatoni"
del pescare. La pesca per "Aniello menapreta", esperto nel
"catturare" spigole, saraghi, orate, mormore, ricciole, pagelli
ed altre specie, è l'Olimpo degli stati d'animo.
E' un indescrivibile sentimento, un insieme di consapevolezza, emozione e
sensibilità. "Ogni
volta - spiega "Aniello - che mi accingo ad una nuova 'avventura',
sento di entrare in una intima competizione con me stesso e la natura che
mi circonda". Il pescare, inoltre, è contemplazione, concentrazione,
applicazione. |
Le
foto mostrano "Aniello menapreta" con preziose prede da lui
pescate ed In compagnia di alcuni amici alla Litoranea di Torre del Greco
I più
riescono a scaricare le tossine e lo stress della vita quotidiana,
immergendosi nell'immenso scenario del mare, il cui silenzioso contatto
non tradisce mai. Il mare che da sempre è stato fonte di vitalità e
spesso di sopravvivenza, è il principale elemento che riproduce il giusto
ambiente per i pescatori. Quando, poi, si verificano emozioni per
fronteggiare critiche situazioni, l'adrenalina è al top, in quanto si è
consapevoli di prendere o perdere quel pesce, legato ad un sottile
"filo" di speranza.
Questi sono i momenti più fibrillanti: immediata gioia o postuma
delusione? L'esperto Aniello è l'unico maschio di famiglia, ha quattro
sorelle. Milite esente per sostegno di famiglia, da giovane ha giuocato a
calcio nel ruolo di centravanti nelle file della Juve Stabia, in IV serie
ed in promozione. Ex radioamatore, in gergo detto "Gabbiano", è
appassionato anche di bowling. Sposato con Carmela Vinci, ha tre figli:
Luigi (1981), Pasquale (1991), entrambi fans della pesca, e Rachele
(1986). Fa il cameriere presso il mitico e storico ristorante "Casina
Rossa" in via Litoranea n. 51. Anticamente (prima metà dell'800),
l'attuale ristorante era una tenuta-riserva del re (Borbone) che veniva a
cacciare in zona Mortelle che era un immenso bosco ("Vuosco").
La gente che vi abitava si diceva che vivesse "Rint`u vuosco".
Fu concessa in beneficenza dal re ai monaci di Aversa ed in seguito fu
presa in fitto dalla famiglia Pinto che l'adibì ad iniziale trattoria.
Comprata dalla stessa famiglia negli anni '30 e trasformata in ristorante
dal capostipite Sabatino Pinto e poi dai figli, tra cui Raffaele. Gli
attuali proprietari sono il figlio Ciro ed il genero di Raffaele.
Bravo Aniello, anzi bravissimo: amico del mare ed esperto
"artista" della pesca, ad essa predisposto sin dalla prima
fanciullezza. Tanti i sacrifici e le relative soddisfazioni. La pesca
continuerà ad essere momenti di meditazione, riflessione, polarizzante
pensiero ed allegra compagnia, componente quest'ultima molto importante
per la riuscita di una buona e fruttuosa pescata.
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