Antonio
"u guardiano 'du campo"
di
Peppe D'Urzo
Lo
stadio comunale "Amerigo Liguori", glorioso e vetusto teatro di
tante battaglie calcistiche che hanno scritto tante pagine di calcio
campano e nazionale, inaugurato il 12 novembre 1950 alla presenza di
autorità varie (fra cui il primo Presidente della nascente Repubblica
Italiana Enrico De Nicola), annovera alcuni leggendari e storici
personaggi che vi hanno lavorato e trascorso gran parte del loro tempo.
Fra i vari Lamparella ("il nonno"), Vincenzo Talvetti ("U
brigante"), Luigi Nata ("Giggino"), Francesco Di Franco
("Ciccio"), "MattedI Aniello e altri vogliamo qui ricordare
la figura di Antonio Borrelli (12 maggio1916 - 5 settembre1994), Ricordato
come "'U Uardiano 'ddu campo".
Eh sì, è stato un vero guardiano-custode nel vero senso della parola; lo
è stato per più di dieci anni, dal 1960 al 1972. Il padre Gennaro, detto
" 'U vaccaro" aveva mucche che producevano latte, quel buon
latte genuino che piaceva a tutti, con locale per la vendita al vico
Pezzentelle (o "'u vico 'i San Raimondo"). Dall'unione con Rosa
(casalinga) nacquero dieci figli.
Antonio, sin da ragazzo aiutava il padre
nell'appezzamento di terra ubicato in via Cavallo - angolo via Circonvallazione. Militare in Esercito, poi richiamato, trascorse alcuni
anni di prigionia, preso probabilmente dai tedeschi. Dopo il ritorno a
casa, iniziò l'attività di carpentiere in legno, diventando un buon ed
esperto "masto". Prese parte alla ricostruzione della Ferrovia
dello Stato in piazza Garibaldi a Napoli.
Coniugato con Vincenza Colonna (1918-1972), ebbe quattro figli maschi:
Gennaro (marittimo), Salvatore (marittimo), Gaetano (marittimo) e
Raffaele, classe 1954, pasticciere con laboratorio "Pasticceria
Artigiana" in via Napoli, 2. Aprì, in seguito, un locale di frutta e
verdura in via Ignazio Sorrentino, di fronte all'ex Inam. Cominciò a
lavorare come custode del campo "A. Liguori" in viale Ungheria. Per i
primi tempi collaborò con Vincenzo "'U brigante", dalla dura
corteccia e dalla scura pelle, abbronzata di sole naturale che batteva sul
"rettangolo" di terra battuta del campo sportivo. Spesso lo
vedevi a bordo campo con un bastone in mano. Era lo spauracchio di noi
ragazzi che abbiamo trascorso parte della nostra gioventù sullo stadio.
Poi
col figlio di Vincenzo, Salvatore, bravo calciatore (centrocampista)
dell'Alba Turris.
Lavorò con passione al campo. Faceva
un po' di tutto: dal lavaggio delle magliette, alla raccolta di legna per
le docce e alla tracciatura con gesso bianco (effettuato a mano) delle
strisce perimetrali del campo. Ogni tanto, quando la Turris o i boys non
giocavano in casa doveva tracciare il terreno per le partite di rugby con
linee diverse dalle gare di calcio. Un po' si spazientiva ma con l'aiuto
di Francesco Saverio Sorrentino (attuale medico ed uomo politico locale),
ben riusciva a ''disegnare" i diversi tratteggi.
Fu anche addetto al mantenimento dell'ordine nel recinto dei vecchi
spogliatoi (lato mare). Prima di ogni gara doveva allontanare le persone
che volevano entrare in campo, lo |
Nella
foto sì può osservare il "mythique" don Antonio in tutto il suo
vigore fisico e spirituale, da tutti ricordato come
"'U guardiano 'ddu campo".
faceva in un modo simpaticamente burbero. Erano i tempi in cui il "Liguori"
era diversamente disposto da come è oggi: spesso il terreno veniva
"innaffiato" da camion per diminuirne lo state polveroso. Le
partite e gli allenamenti si susseguivano a ritmo vertiginoso. Le
domeniche in cui la Turris disputava gare interne toccava al figlio
Raffaele portagli da mangiare al campo.
Ha conosciuto vari allenatori:
Aldo Querci (1911 da Pistoia), Catello Carubbi, Peter Manola (1918 da Jaice,
Bosnia), Mimì De Nicola (1911 da Castellammare di Stabia), Umberto Pepe
(1922, da Napoli), Bruno Gianolli (1920, da Venezia), Sergio Morselli
(1924, da Castellucchio di Mantova), Ruggero Salar (1918, da Crauglio,
Udine), Maurizio Bruno (1933, da Genova). Molti i giocatori che lo
ricordano, fra tutti Schettino e Portelli, e vari presidenti: G. Serio, E Ausiello, M. Ruggiero, G. Di Maio e S. Gaglione.
Tifoso della squadra corallina e del Napoli. Dopo l'esperienza del "Liguori"
si cimentò come guardiano alla Fiat in quel di Giugliano, ove lavoravano
i nipoti. Risposato, poi in pensione. Deceduto nel 1994 per i postumi di
una frattura al femore. Ai suoi funerali non c'era nessun rappresentante
della squadra a lui tanto cara. Un po' di rammarico per i congiunti. Uomo
di vecchio stampo, casa e lavoro. Corporatura robusta con salute di un
toro. Cugino dei Borrelli, fratelli Enzo, Salvatore, Vincenzo e Gennaro
autoscuola e concessionari d'auto. Amico di "nonno" Lamparella (magazziniere
e tuttofare della compagine corallina), di don Mario Tommasone (custode
dei cantieri edili dei Vittorioso), dei fratelli Candurro (barbieri) e di
"Mimì" Loffredo (compianto dirigente dell'Inter Club locale).
Ben voluto e stimato per la sua ruvida e cordiale affabilità; giocatori e
dirigenti lo rispettavano..
Ben
si adattava allo spirito e all'animosità dei giovani calciatori; molti
"boys" della Turris lo ricordano con tanto affetto.
Il figlio Raffaele sin da ragazzo ha imparato l'arte pasticcera, lavorando
da Romito in via Cappuccini per circa dieci anni. Perseverando nel tempo,
e, spronato dal diletto padre, ha continuato l'attività ed oggi ha una
pasticceria con laboratorio in via Napoli.
Egli, affettuosamente chiamato
"Lello" è un appassionato di calcio e tiene per l'Inter. Tifoso
della Turris attraverso la stampa (l'ultimo incontro che vide fu contro il
Sorrento allo stadio Flaminio di Roma nel 68/69 per il passaggio in serie
C, raggiunta dai rossoneri del Sorrento). Ha giocato nella Turris
giovanile (come centrocampista), allenata da Franco Pennino e Vittorio
Pepe, nell'Alba Turris e nella Libertas Torre. Poi il lavoro primeggiò
sullo sport.
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