"L'apparecchio
americano vott’ i bombe e se ne va'..."
di
Peppe D'Urzo
Erano
queste le parole di un noto "motif”, in voga durante l'ultima
guerra mondiale, e, cantato a mo’ di tiritera, da giovani e ragazzini
nei cui occhi innocenti e leali cominciarono ad apparire le "fortezze
volanti" che improvvisamente comparivano, sia di giorno che di notte,
nel cielo sovrastante la nostra città, e diretti verso il capoluogo
partenopeo. Erano bombardieri americani ed inglesi (e tedeschi, poi) che
cercavano di debellare le ultime difese germaniche, prima e dopo lo sbarco
a Salerno (09 settembre 1943, il giorno dopo l'armistizio). Tante furono
le bombe che caddero giù, causando rovine e morte; anche Torre del Greco
subì varie incursioni; gli allarmi aerei suonavano a tutte le ore e la
gente, precipitandosi dalle case, cercava di raggiungere i ricoveri
antiaerei (cantine,
caverne, sottoscale, ecc.) più vicini.
Alcuni ragazzi, poi, nascosti dietro i muretti delle logge e lastricati,
con delle scope, come se avessero in mano delle mitragliatrici, sparavano
ad aerei di guerra, appena apparsi all'orizzonte; "Tatatatata,
tatatatata, tatatatata.... li abbiamo colpiti! Venite avanti ... li
abbiamo colpiti tutti quanti e se tornano li buttiamo giù un'altra
volta". E nei ricoveri antiaerei si pregava; le donne in
spirituale "ricolte" recitavano il rosario. "Krieleison,
Kristelleison..., nel primo mistero si contempla... ecc. ecc...".
Per dover
di memoria, considerando che il 2004 è stato definito l' "anno
della memoria" per la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz
(nome tedesco di 0swiecim) in Polonia ed altri luoghi storici
del Terzo Reich, la "shoah" (olocausto)
e le
barbarie ed i massacri perpetrati ai danni di tantissimi innocenti,
vogliamo ricordare il terribile bombardamento aereo della vigilia di
Pasqua (notte fra il 24 e il 25 aprile) del 1943, in cui persero la vita
molti cittadini torresi; nella tragica circostanza, le bombe cominciarono
a cadere da via Purgatorio, piazza L. Palomba, via XX settembre, via Comizi
e C.so Cavour (“Ncopp
'i fierri").
Da registrare un episodio
che accadde a due nostri concittadini: Maria Angela Boccia ed al marito
Alfonso Liberti. Lei era nata a Torre del Greco il 10.01.1927 e deceduta a Formia (LT) il 21.02.2004, da Carlo (cameriere-gelataio) e da Virginia
Mennella (casalinga) detta "'A gelatara" lui era nato a Torre del
Greco il 11.02.1925 e deceduto il 05.01.2002.
I due si erano sposati otto giorni prima dell'incursione aerea citata;
erano in casa in via Menarca ("Sott'i scalinate") sulla sinistra
verso via A. Luise, quando il fabbricato crollò; Alfonso fu ferito
leggermente e Maria Angela fu ferita da una trave e sommersa dalle
macerie; fu subito estratta e portata in ospedale, ove, per le disperate
condizioni fu considerata quasi morta...; il fratello Umberto che si era
adoperato al trasporto dell'inferma, vedendola muoversi e respirare nel
letto ospedaliero, si rivolse energicamente ai medici, che, accorsi la
portarono nel reparto per le dovute cure mediche; ciò le permise di
riprendersi pian piano e di ritornare alla vita; le rimase una ferita
in fronte; un indelebile segno che ha portato con sé per tutta la vita;
fu riconosciuta invalida civile di guerra; ebbe alcune proposte di lavoro
ma le rifiutò; volle rimanere casalinga per portare avanti la casa ed
accudire i figli; è rimasta a Torre fino al 1978, poi si è trasferita in
quel di Formia, ove ha lasciato la vita terrena nel febbraio u.s.
Maria,
originaria di via XX Settembre, si unì in matrimonio con Alfonso Liberti,
ex autista N.U. del Comune di Torre del Greco, fra i più esperti e
capaci; una volta acquistò una Fiat 1100 a Roma, la cui proprietaria era
la famosa attrice Virna Lisi. Dal matrimonio nacquero Assunta, Virginia,
Enzo, Irene, Anna, Gilda, Carla e Ciro.
Il padre di Maria Angela, Carlo,
originario di Bacoli (NA) fece il cameriere nel mitico "Gran Caffè
Palumbo" al c.so V. Emanuele, prima della villa comunale; poi,
venditore di gelati (da lui preparati) con carrettino. In
occasione del passaggio del Duce, Benito Mussolini sul tratto autostradale
Napoli-Pompei, "La Pineta-Tea Room" (in seguito "Pineta
Iris") in Torre del Greco, volle qui recarsi a vendere i suoi gelati
per la presenza di una moltitudine di gente che attendeva lo storico
evento.
La moglie gli consigliò di non andarci per le sue precarie
condizioni di salute; ma a lui una occasione del genere non poteva
sfuggire;
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Le foto: Maria Angela Boccia ed Alfonso Liberti in gioventù; Maria
Angela (anni '80); il fratello Vincenzo in divisa da militare (anno 1943);
in prigionia (il primo a sx. in piedi) con alcuni commilitoni.
ciò, purtroppo, gli fu fatale e le condizioni fisiche si aggravarono; morì
poco dopo i 40 anni.
Il nonno di Maria Angela, Vincenzo, nel 1870 circa, come fu o come non
fu, riuscì a curare un foruncolo cutaneo ad un componente di reale
nascita di casa Savoia, e, per ricompensa gli fu regalata una casa su di
un tratto del lago Lucrino nella laguna costiera dei Campi
Flegrei (Napoli),
formatasi nel fondo di un cratere.
Di lei ricordiamo anche i fratelli Vincenzo (1918-1993), coniugato con
Maria Vincenza Balzano (1921/2000); figli: Virginia, Carlo, Pina, Lucia e
Annamaria. Vincenzo, originario anch'egli di via XX Settembre, ex bagnino
al lido "Risorgimento" (attuale "La Scala"),
dipendente della segheria Aurilia in via Calastro, e poi marittimo (cuoco)
con la Società "Italia". Militare nella Regia Marina (marò
addetto alle cucine), imbarcato su di un pontone ad Augusta (SR) fu
qui preso e fatto prigioniero, dopo una soffiata, dagli inglesi; reagì alla
cattura, ma per tutta risposta fu colpito dal calcio di un fucile da parte
di un soldato britannico. Fu condotto in quella regione dell'Asia
occidentale tra il Libano e la penisola del Sinai, cioè la Palestina.
Durante gli spostamenti dei lavori che era costretto a subire, unitamente
agli altri prigionieri, ebbe modo di vedere da vicino i luoghi sacri della
vita di Gesù Cristo. Sulla collina del monte Calvario (dall'aramaico
Golgotha), presso Gerusalemme ove avvenne la crocifissione, incontrò e
conobbe un monaco col suo stesso cognome (Boccia) che gli diede qualcosa
da mangiare del sapone... rientrò in Italia sulla nave
"Toscania" della Lloyd Triestino. Quando parlava della sua
prigionia ai figli, ricordava i luoghi della terra santa, e ripeteva
spesso che il luogo della natività di Gesù, non era altro che un foro
interrato e coperto da un vetro. L'altro germano Aniello fu fatto prigioniero dei tedeschi e deportato in
un lager vicino Auschwitz, fu considerato disperso, ma fece ritorno a casa
nel dopoguerra. Tentò, con altri internati, di scappare dal campo di
prigionia, ma fu ferito ad un piede da un colpo di fucile, sparato dai
tedeschi; il tentativo di fuga fallì...; riportato all'interno dell' "anger", fu acconciamente curato da alcuni
"paysan" che lo salvarono da morte sicura, in quanto i tedeschi
eliminavano coloro che non potevano più lavorare. Aniello assistette, suo
malgrado, al decesso, dovuto a stenti, malattie, percosse, ecc, di
molti cittadini torresi e quando fece ritorno a casa rispondeva ai
familiari che chiedevano notizie dei propri cari (con lui internati), di
averli persi di vista e di non ricordare più i tanti volti, che,
purtroppo non tornarono più; preferì non rattristarli più del dovuto.
Quell'apparecchio americano col
suo carico di morte, dopo aver sorvolato il cielo della nostra città,
ritornava tronfio delle missioni belliche, alla base.
Furono momenti storici pieni di dramma
e tumulto; la stupida irrazionalità della guerra aveva preso il
sopravvento; la coscienza del passato si trasformi in coscienza del
presente.
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