BARBARELLA
di
Peppe D'Urzo
Giovanni
Di Salvatore, detto "Barbarella"
Come ogni estate viene a Torre, nella sua terra natia a trovare parenti
ed amici; è un rituale cui non può e non vuole mancare; non può
sottrarsi al profumo e all'atmosfera della città che lo ha visto
nascere. E' il beneamato Giovanni Di Salvatore, nato a Torre del Greco
l'11.06.1920,
da Francesco, della stirpe "Ciccio Bellavicenza" (barche da
pesca e "coralline") e da Barbara ("'I cuzzilli",
famiglie di via Purgatorio e Sant'Antonio), così chiamato per il nome
della madre che da "Zuzzarelu" fu trasformato in
"Barbarella". Originario di c.so Avezzana (lato chiesa Santa
Rita), frequentò le scuole in via Veneto e al V.le Castelluccio (preside
Grillo). Sin da giovane imparò il mestiere di falegname, lavorando con
D'Orlando in via Sedivola. Dopo pochi giorni dell'entrata in guerra
dell'Italia con il discorso del Capo del Governo dal balcone di piazza
Venezia a Roma, al cospetto di una folla oceanica, Gianni parte per il
servizio militare nella Regia Marina in data 16.06.1940.
Da Taranto, in
qualità di furiere, viene inviato a La Spezia e poi a Napoli presso la
Capitaneria di porto (ora Guardia costiera) di Torre del Greco, ove
fu adibito al pagamento ai familiari dei caduti in guerra. Visse la terribile
esperienza del bombardamento aereo del 13 settembre 1943 che causò morte
e rovine sulla nostra pacifica città.
Giovanni si trovava all'interno
del "Gran Caffè Palumbo", il
rinomato locale ubicato nei pressi della villa comunale al c.so V. Emanuele, con alcuni amici, quando improvvisamente cominciarono a cader giù
bombe a grappoli; ebbe il tempo materiale
di trovar rifugio sotto un tavolo da biliardo. Finita l'incursione ai
suoi occhi si presentò un terrificante spettacolo di morti, avvolti
ancora in un grande polverone; nella circostanza morirono i fratelli
Pellegrini che tentarono
di
ripararsi altrove, cioè al civico 154 (attuale) di C.so V. Emanuele; per
loro non ci fu nulla da fare.
Durante, poi, i rastrellamenti dei
soldati tedeschi effettuati in vari luoghi della città, rimase nascosto
fra la sua abitazione e quella, poco distante, della nonna, e per
trasferirsi là, dovette inventarsi l'"escamotage" di un
travestimento da donna, per non cadere nelle mani dei militari germanici
che sicuramente gli avrebbero fatto vedere i famigerati campi di lavoro
nelle terre del Terzo Reich; poi, vennero gli alleati, i cosiddetti
"liberatori", forieri di un po' di sollievo e benessere.
Nel
marzo del '44 il Vesuvio tuonò e per alcuni giorni il nostro cielo era
grigio e pieno di cenere vulcanica. Nella lenta ripresa del dopoguerra,
ove si guardava al futuro con speranza e fiducia, il nostro "Barbarella"
si cimentò come agente di commercio (coralli e affini) per la
ditta Mazza. Nel giugno del 1949, preso anch'egli probabilmente dall'
"American dream" ed in cerca di nuove esperienze, decise, accomiatandosi
dalla madre e dai germani (due sorelle e due fratelli), di recarsi negli
Stati Uniti d'America. Li suo padre Francesco
vi emigrò agli inizi degli anni trenta, andando a vivere a Union Street
in quel di Brooklyn e lavorare in qualità di "winchman"
(gruista) nel porto di New York.
Con la nave passeggeri "Conte Biancamano" Giovanni (divenuto in seguito John) raggiunse la
"land of plenty"; iniziò un'attività di vendita di gioelleria,
coralli, cammei, ecc.; intanto, il padre se ne era ritornato in Italia,
per godersi la pensione. Passò, poi, ad un'altra attività commerciale,
immergendosi nel mondo dei mobili antichi, divenendo anche un esperto
restauratore e stilista dell'"antiques". Coniugato nel 1953 con
rito religioso nella Chiesa di San Michele a Brooklyn; due figli John jr e
Barbara; separato e risposato; in quiescenza agli inizi degli anni
settanta. Sorseggiando una rinfrescante granita di limone per la calura
estiva all'esterno del Circolo Sociale "Guido Mazza" (ove l'ho
incontrato), a Giovanni vengono in mente i ricordi degli inizi della sua
vita arbitrale.
Divenne
arbitro di calcio quando la sezione A.I.A. era ubicata in via
Circonvallazione (attuale "Madonna", abbigliamento uomo) ed il
presidente era il compianto Aniello Mazza; il suo istruttore era un certo
Dattilo; arrivò sino alla serie C; riprese ad arbitrare sul suolo
americano, diventando arbitro internazionale. Ha diretto circa 1600 gare
fra l'Italia e gli U.S.A.; osservatore e designatore delle giacchette nere
statunitensi, attualmente, ricopre la carica di presidente onorario a vita
della Sezione arbitri neworkesi ("Association Refeer of New
York").
Avendo da sempre Torre nel cuore, non poteva non essere socio fondatore
del "Torrese Social Club" (con sede a Brooklyn), frequentato da
molti nativi torresi e loro famiglie. Grande appassionato e tifoso
della Turris, sin dalle origini, tenendosi sempre aggiornato sulle sorti
della squadra "corallina". Viene
nella "sua" Torre di solito nel periodo estivo; viene dalla
sorella Anna in via delle Forze Armate (ex Parco
|
Le
foto: Giovanni Di Salvatore ("Barbarella") al compleanno dei
suoi 80 anni 11.06.2000; in occasione di Milan - Inter (Torneo
dell'Amicizia stadio "Giant Stadium" di N.Y. con i capitani
Corso e Rivera, arb. J. Di Salvatore 29.06.1969; il fratello Michele,
militare a Bengasi (Libia) anno 1939; la sorella Anna, il fratello
Domenico ("Mimi Cicerone") con la moglie Geppîna Di Matteo.
Bonanno). La signora Anna (madre di Mariano De Simone, ex arbitro di
calcio) è stata per molti anni titolare di una lavanderia in Piazza L. Palomba. Un ricordo dovuto va ai
fratelli Domenico e Michele. Domenico è ricordato da tutti come "Mimi
Cicerone", poiché alla sua nascita (anno 1925), dopo essere stato
prelevato dalla levatrice (in dialetto 'A mammana),
fu da costei mostrato alla madre ed ai familiari, paragonandolo ad un
"cicero" (cesio); Mimì era un "glamour" dello scherzo
e della "mattizzia"; ex dipendente
dell'Acquedotto Vesuviano,
deceduto. Michele
è stato calciatore (mediano) della mitica Torrese; ex combattente in
Africa Settentrionale deceduto a Firenze. Il figlio John, appassionato del
calcio e del mondo arbitrale, quando parla del luogo natio, riesce a
stento a non commuoversi. " Torre del Greco- egli sottolinea- l'ho nel
cuore, e come potrebbe essere diversamente; forse, forse vi morirò...;
qui si sta bene, nonostante il caos cittadino...; c'è qualcosa che le
altre città non hanno...".
E concludendo questo "open
Talk", un pensiero lo rivolge a quella triste data dell' 11 settembre
2002 con il crollo delle Torri gemelle ("Twin Towers") nel
centro di N.Y. La gente era incredula scossa per il grandissimo dolore ...
Prima di apprendere la notizia per radio, John, avvolto anch'egli in un
mesto e pensieroso "feeling", ricorda quei tantissimi residui
cartacei inceneriti che svolazzavano per le strade, sospinti dalla
corrente dei venti verso il quartiere di Brooklyn, e provenienti dal
luogo dell'efferato attentato terroristico. E su questo commemorativo
luogo, chiamato "Ground zero" in quel di New York, a memoria
d'uomo, una scritta ci ricorda che "Lo spirito umano non si misura
dalla dimensione degli atti, ma dalla dimensione del cuore".
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