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I Di Luca, 
una generazione di barbieri

di Peppe D'Urzo 

Solo Michele Di Luca (1887, Torre del Greco, 1965) proveniente da una famiglia di ristoratori si dedicò all'attività di barbiere con locale inizialmente al c/so Garibaldi (attuale, bar Napoli) e poi in via Fontana n. 24 dalla metà degli anni '20; tale trasferimento, avvenuto in questo locale che in precedenza era un'abitazione adibita a  scuola materna e dopo scuola per i più grandicelli (condotto da una maestra, una certa Lucia). Fu dettato dalle  esigenze contrattuali, poiché via Fontana cominciò ad essere frequentala da numerose persone di vari ceti sociali  che si recavano al monumento delle Cento Fontane, dal latineggiante invito: "Sitientes venite ad aquas". 
Michele era coniugato con Anna Di Serio, detta 'Nannina 'dde carrette, casalinga con piccola bottega ove portava  le carrette e vendeva  po' di tutto fra prodotti di salumeria, frutta, verdure ed erbe medicamentose, fra cui "'u papagno" (essenza del papavero), ottima panacea per tutti i mali, specialmente per i bambini. 
Abitavano in via Fontana n. 28; ebbero sette figli (in precedenza erano dodici): quattro maschi e tre femmine: Antonio, barbiere,  deceduto a Brooklyn, New York; Ciro, marittimo, deceduto nel 1941 per "fatto di guerra"; Alfonso, barbiere in pensione; Michele, barbiere in pensione; Lucia, deceduta; Gianna e Carmela vivono a Genova. Si viveva  tutti spensieratamente nel salone che divenne "casa e puteca".
Il figlio Ciro, marittimo (marinaio) sulle barche  adibite alla pesca delle spugne ("Spogliare"), era alto e robusto; bravo nuotatore imparò a imitare i fratelli  sulle banchine dei porto. Si esibiva spesso in acrobatici tuffi dal faro all'estremità della banchina di ponente; quasi sempre era lui a prendere l'acqua, la fresca e chiara acqua alle Cento Fontane, per portarla a casa ove sua madre lo attendeva con premuroso affetto.
Nel 1936 a 21 anni (era nato a Torre del Greco il 21/ 10/1915) ebbe una parte come comparsa nel film "Il corsaro  nero" (tratto dal famoso romanzo di E. Salgari), regia di Amleto Paleru (con S. Jachino, C. Verratti, A. Biagini,  Cecco Baseggio e Checco Duranti); effettuò uno spettacolare tuffo dall'albero della nave corsara (costruita nei  cantieri navali torresi) al largo dell'isola di Procida. Purtroppo il giorno 05/09/1941 mori a bordo del piroscafo  "Isarco" (costruito nel 1924, di 5915 tonnellate, trasferito alla Navigazione Libera Triestina), unitamente ad altro  personale, fra cui altri torresi: risultò scomparso a seguito dell'affondamento dell'unità italiana, da parte di  aerei nemici a largo di Pantelleria (TP).
Alfonso, nato a Torre del Greco il 14/03/1919, detto  "Paganini" (da Niccolò Paganini; Genova, 1784-Nizza, 1840; famoso violinista e concertista), poiché sin da ragazzo  imparò a suonare il violino, prendendo in casa lezioni musicali da un maestro. Marittimo (musicante e barbiere) con  la società "Italia"; da ragazzo ebbe un incidente a mare; infatti, dopo un tuffo, si scontrò, con la testa di un  altro ragazzo che stava emergendo, il colpo gli causò alcuni disturbi di sordità. Amico dei Salvatore Accardo,  l'avvocato ed il violinista.
Partecipò a vari concerti e concertini in sale da ballo (durante il periodo delle forze alleate nella nostra città) fra cui: "Il giardino delle rose" in via G. Marconi, "Il Lagno d'oro" in via Sedivola,  "Il gatto nero" al 2° vico Trotti" e ad Ercolano al c/so Resina; qui in una signorile villa vesuviana del "Miglio  d'oro", una volta arrivarono soldati russi alquanto brilli; uno di questi, togliendo la tromba ad uno dei componenti  la "band", in cui figuravano Alfonso al violino e l'altro fratello Michele al contrabbasso (ma solo per simulazione),  la voleva per forza suonare; intervennero gli inglesi per mettere un po' d'ordine e finì a calci e pugni;  tante, inoltre, le processioni civili religiose, via Crucis, ecc. Suonò anche con "Ciro 'a trammera". Ha navigato  quasi sempre sulla "Cristoforo Colombo" dal 1947 al 1977, anno della meritata pensione.
Michele, nato a Torre del  Greco il 23/05/1921, anch'egli da ragazzo si recava ad attingere l'acqua alle Cento Fontane, marittimo in qualità  di marinaio con la Caremar (collegamenti con le isole tirreniche); poi barbiere, continuando l'attività paterna, che  oggi è portata avanti dal figlio Ciro, diplomato all' Ist. D'Arte e pittore/artista per hobby, sempre nel ristrutturato locale "Salone Di Luca" con solarium interno (linea for man) in via Fontana n. 24. Michele, in uno di  quei infelici giorni in cui i militari tedeschi rastrellavano materiale umano da inviare nei campi di lavoro in  Germania e suoi territori occupati, si trovò alla fine del mese di settembre del '43, in piazza S. Croce in fila davanti ad una tabaccheria per comprare delle sigarette, quando arrivarono i "crucchi" che, armi in pugno, chiusero  alcune strade limitrofe.
Egli, salendo velocemente le scale, entrò nella omonima Basilica ove si nascose sotto un  tavolo in sacrestia. Dal suo nascondiglio poté osservare gli stivali dei soldati germanici, quei terribili passi,  pieno di paura, all'interno della chiesa; dopo un lungo e sgomentato silenzio, ultimata la ricerca, la  camionetta si allontanò  dalla piazza, ed egli, uscendo dal "miracoloso" rifugio, fece ritorno a casa.
Alfonso, invece, rimase nascosto in un  pozzo ("piscina") all'interno di un vecchio fabbricalo in vico Orlando con altri sventurati che ricevevano acqua e cibo dalla gente del posto; uscirono allo scoperto quando arrivarono in città gli alleati (01/10/1943) che transitarono
per Piazza

 

 

 

S. Croce, lanciando dai carri armati, sigarette, biscotti, caramelle e quel chewing-gum. Per questo si diffuse la voce che gli americani mangiassero e digerissero sempre, in quanto di sovente impegnati a  masticare con quel movimento labiale, insolito per l'epoca; fu lanciato anche un pezzo di pane (l'attuale  pancarré) che fu una vera novità e, poi, piovevano pagnotte di pane bianco da quegli automezzi a "stelle e  strisce".
Michele lavorò con gli americani nel porto di Napoli, come scaricatore e poi come barbiere; conobbe un  soldato della "MP" (Military Police), figlio di italiani, grazie al quale, ogni tanto,
riusciva a portare a casa  qualcosa da mettere sotto i denti. Tagliò i capelli a molti soldati alleati, alloggiati c/o la scuola elementare di  Via V. Veneto e la caserma della "Gavinana" in p.le Ferrovia. Da ricordare i bombardamenti aerei sulla nostra  città, con le grotte facenti funzioni di ricoveri antiaerei in via Fontana al di sopra della "Cantina" con i sotterranei del vecchio Municipio.
Nella Vigilia di Pasqua '43, morì uno zio con la famiglia, un certo Domenico Serpe (da parte materna) in via Comizi, con i tedeschi in ritirata sul fronte di Cassino; alcune meretrici  torresi  tennero nascosti vari soldati, ex hitleriani, sbucati, in seguito dalla loro  abitazioni, quando le cose si calmarono.
Prima della venuta degli alleati a Torre, arrivò nel nostro porto una  piccola nave tedesca, carica di munizioni con destinazione uno dei fronti bellici nel Mediterraneo; la nave rimase  ferma per alcune postazioni in attesa di riprendere il viaggio. Alcuni soldati di passaggio in via Fontana si  fermarono nel salone di Michele (padre) Di Luca per farsi tagliare i capelli; uno di essi, un tale Nick atletico e biondo, suonava la chitarra: si unì con Alfonso che suonava il violino; fu una felice accoppiata e il salone  divenne una "show coni" di buona musica ascoltata e cantata.
Michele (genitore) si affezionò a Nick, e, dopo il  decesso del figlio Ciro sul piroscafo "Isarco", gli propose di tenerlo con sé come un figlio, facendolo rimanere a Torre; ma il giovane soldato, ligi al dovere, rifiutò e partì; si seppe, poi, che quella piccola nave, carica di munizioni, saltò in aria ed affondò, per mano inglese, con la dipartita di molti uomini imbarcati.