"Catiello" Di Rosa:
la storia della Turris
di PEPPE D'URZO
Tra le grandi figure del pianeta Turris un punto di rispetto e rilievo
merita il grande Catello Di Rosa affettuosamente ricordato come
"Catiello" - Era nato nella nostra città il 18 aprile 1927 ed in essa ha
chiuso gli occhi il 9 novembre 2002, da Pietro (commerciante di cammei) e
da Maria Lucia (casalinga), che ebbero quattro figli (3 maschi e 1 femmina).
Catello, Domenico (1931) detto "Mimi" pensionato ex dipendente ospedale
Maresca, Luigi
(1933) detto "Luigino" pensionato ex marinaio, e Candela deceduta.
Originario di Vico d'Orlando, storico "trait de rue" confinante col
2° vico Abolitomonte ai cui angoli vi era la cantina di Palatone ed il
negozio di elettrodomestici dei Vitello. Questa stradina era detta 'U
vico che non sponta ed anche "'U vico 'i caramella", dal cognome di una
antica famiglia benestante che vi abitava nell'ultimo palazzo salendo a
sinistra.
Fra i personaggi del luogo si ricordano Domenico Vitello (nonno materno di Catello) alias "Strumiento",
epica figura di falegname con locale a piano terra al civico 13,
Gennaro e Concetta Innarone, (sorella di Cardinale titolare di trattoria in Via
Luise), fruttivendoli avevano un asino che difficilmente emetteva qualche verso; "Rusenella
venditrice di "ciceri e semienti e "Fiuccia" venditrice di caramelle.
In questo vicolo cieco, durante la seconda guerra mondiale era ubicato un
ricovero antiaereo in un giardino, detto "'A terra 'i sette capo"
(attuale garage Ferrone). Vi sono stati anche rastrellamenti da parte
dei soldati tedeschi dopo i terribili giorni dell'armistizio (8 settembre 1943). Tutti gli abitanti si conoscevano e si aiutavano,
costituendo una grossa famiglia.
Quando si facevano "'i butteglie 'e pummarole", tutto il vicolo era in
festa. Spesso d'estate si mangiava all'aperto sotto la luce di alcuni
"lampioni" e sul tardi si tiravano fuori i meloni tenuti al fresco nei
pozzi all'interno dei palazzi.
Da menzionare, inoltre un rito religioso diffuso tra la gente del posto:
"'A bambenella" era una piccola statua della Madonna custodita nella
chiesa di San Raimondo al vico Pezzentelle, che su richiesta degli
abitanti, rimaneva una notte intera a casa dei fedeli.
Il giovane Catello dopo le scuole elementari, incominciò ad
imparare il mestiere del padre, e, poiché durante la permanenza degli
alleati a Torre l'attività corallina riprende a rinascere, vende i sui
primi prodotti a soldati e Ufficiali, attratti dal nostro artistico
artigianato. Poi, col fratello "Mimì", si reca a Napoli (zona degli
orefici) ove, grazie ad una cooperativa riesce a vendere cammei,
oggetti di conchiglia, spille, "curnicielli", ai turisti
americani sulle navi attraccate nel porto. Era il tempo dei cosiddetti "Cascettari",
cioè venditori ambulanti provvisti di una valigetta contenente vario
materiale di bijotteria ecc. Oltre al porto del capoluogo si recava
anche in altre zone: Santa Lucia, San. Martino, Ferrovia e Galleria.
In quest'ultimo luogo conobbe molte persone non solo per motivi di
lavoro, ma soprattutto per la sua grande passione che era il calcio. E
quando si parla di calcio non si può fare a meno di citare la favolosa,
la meravigliosa e leggendaria Turris, la sua creatura, la sua grande
passione ed il suo piacevole diversivo. Ha seguito le sorti della
squadra corallina sin da
ragazzo ai tempi della Torrese che giocava sul mitico campo "Fienga".
Simpatizzava anche per i colori nerazzurri dell'Inter. Era grande
estimatore di Helenio Herrera, del Presidente Angelo Moratti e dei
Suarez, Corso, Mazzola, Jair, Picchi, Facchetti, Burnich, ecc.
Conosceva un solo colore: il rosso corallo delle maglie della Turris.
A
tal proposito, il giorno in cui fu interrato alla presenza di alcuni
familiari, parenti ed affini, alcuni amici vollero, per rispetto ed onor di memoria,
collocare sul suo feretro una maglia rossa della squadra corallina. E'
stato un omaggio dovuto ad un grande della storia calcistica torrese.
Il suo nome è da ricordare assieme a quelli di "Eduardo 'u zuoppo", "'Ndulino
'u baccalaiuolo", Ciccio Tesoriero, " Adriano 'u modenese", Michele Betrò, "Mario l'acquaiuolo", "Vergenella",
"Carlino 'u nasone", "Michele
'a Sampdoria", "Gigino 'u russo", "Franchino
'a patana",
"Vittorio 'a malizia". "Ninotto 'u dottore" e tanti, tanti altri che a
rievocarli si dovrebbe redigere una enciclopedia.
Grosso conoscitore del pianeta Turris, Catiello era la storia della
Turris: spesso lo si definiva uno dei più competenti della città.
Enunciava con il piglio dell'attore nato formazioni su
formazioni, soffermandosi con dovizia di particolari, su questo o quel
giocatore protagonista di qualche eclatante avvenimento.
Si esibiva a Capo Torre fra gli amici d'occasione. Il più delle volte
quando non riusciva ad imporre il proprio punto di vista vi rimaneva un
po' male, ma poi gli passava e col sorriso di circostanza sdrammatizzava
il tutto. Conosciuto fuori città e fuori regione, era amico di Gennaro
Rambone, Umberto Pepe e vari addetti ai lavori del calcio. Amico anche
di attori e cantanti napoletani, fra cui Carlo e Aldo Giuffrè.
"Catiello" era un personaggio doc, era una figura complessa e dagli
umori contrastanti, era un uomo buono, estroverso, burrascoso e allo
stesso tempo tranquillo; elegante un po'
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Le foto mostrano Catello Di Rosa ("Catiello")
qualche tempo prima del decesso; con la moglie Teresa Punzetto e le
figlie Maria e Anna in tenera età.
vanesio, ballerino per divertimento sin da giovane, era un vero "acteur" dalle doti naturali e
la strada era il suo universale palcoscenico, ove con innata spontaneità
e naturale istinto, sciorinava il suo sapere.
Era un po' nostalgico dei tempi che furono e quando si parlava di lui,
si identificava in quello storico periodo dai futuri destini.
Gli piaceva durante i periodi elettorali espletare le mansioni dello
scrutatore o del rappresentante di lista.
Di Catello ho alcuni ricordi vissuti dal vivo.
Stagione calcistica '70/'71, serie D girone "G", stadio 'Cocozza' di
Portici; incontro Portici - Turris 0-I; arbitro Luigi Agnolin di Bassano dei Grappa: quando Pulitelli gonfiò la rete
avversaria portando in vantaggio la compagine torrese, al buon Catello
vennero le lacrime agli occhi (una sua caratteristica, ereditata
probabilmente dalla cara madre).
Un'altra volta era in macchina in piazza Martiri d'Africa e lui mi
fermò: era in compagnia di Ruggero Salar, "il maestro" (allenatore della
Turris nel '69/'70) e mi impose di portarli presso il club privato del
Capitano Gianni Di Maio (ex Presidente della Turris alla fine degli anni
'60). L'incontro fu festante e commovente. Circa dieci anni fa
all'inaugurazione del negozio "Cadeau" (gioielleria in Va C. Battisti n.
36) lo trovai all'interno del locale: era elegante quanto mai e con un
pizzico di compiaciuta vanità, si esibì a mo' di "entertainer" ricevendo
gli ospiti ed elargendo baciamani al gentil sesso.
Sposato con Teresa Punzetto nel 1952, insegnante di scuola materna
(deceduta nel 1987), una donna a dir poco santa con tantissima
pazienza nei confronti di "Catiello" che anteponeva la Turris agli affetti
familiari. Catello ha avuto due figlie: Maria (1953) e Anna (1958),
sposata con Raffaele Raiola. La Turris era il suo mondo, la sua ragione
di essere. Tutti i suoi colloqui e commenti vertevano sulla squadra
color rosso-corallo e di essa era solito affermare: la storia della
Turris è formata da tante delusioni e poche gioie.
I momenti esaltanti sono stati veramente pochi... la Turris è dei
torresi e va, nel bene e nel male, sempre amata... Forza Turris". I suoi
cari così lo hanno voluto tener presente: "Ha chiuso la sua non breve giornata con tutti i conforti della fede. Sereno e preparato si è
ricongiunto in cielo alla sua diletta sposa".
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