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Ciccio films

di PEPPE D'URZO
 

I films della vita, molteplici e variopinti fatti, più o meno importanti successi, avvenimenti, grandezze, sorti e fortune future, continua a "proiettare" le immagini scolpite nel tempo. Dalla rotonda e piatta scatola (la cosiddetta "pizza") che custodisce le pellicole cinematografiche, si srotola la "histoire" di un ex operatore cinematografico che sin da ragazzo è stato attratto dalle pellicole, con una emotiva ed esaltante passione per i film (un po' come il piccolo entusiasta allievo del proiezionista del noto film di Giuseppe Tornatore, "Nuovo Cinema Paradiso" del 1989). Il "boy" in questione, oggi sessantaduenne, porta il nome di Francesco Lombardo (detto "Ciccio"), originario di via XX Settembre (dint'u rio") al vecchio civico 58.
Viene al mondo nel 1939 da Luca (detto "Lucariello 'u zuccularo", la cui madre, Nunzíata Ripa, era brava ed esperta a fabbricare le scarpe di legno, dette I "scroccole" e gli zoccoli per i pescatori; militare in Esercito, richiamalo, marittimo, capo manovale nei cantieri navali in quel di Napoli, deceduto nel 1982) e da Carmela Scala (detta "a figlia 'i Liberatiello", Liberato Scala, pescatore). Ha avuto nove figli, di cui tre morti.

Francesco inizia come aiuto-operatore nel cine-teatro "Garibaldi" (inaugurato nel 1849 con il nome di teatro Aurora; operette, recitals di musica lirica e primi film sonori, demolito per buona parte alla fine degli anni settanta). 11 titolare era Salvatore Mazza (detto "Don Salvatore 'ddu cinema Garibaldi") e qui gli conferiscono il delicato compilo, che assolve con serafica pazienza, di avvolgere le pellicole (da 35 mm.) nelle pizze. In questo periodo vanno di moda nelle sale cinematografiche di un' Italia che pian piano cerca di ricucire gli strappi del tremendo conflitto mondiale, oltre alle neorealistiche rappresentazioni, movies come "Luna rossa" (dramma napoletano, anno 1951), "Balocchi e profumi" (1953), "Catene" (con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, 1949). Imperversa anche il divismo "made in Usa" con tanti pezzi da novanta:Alan Ladd ne "Il cavaliere della valle solitaria" (1953), Spencéí-'a Tracy in "Passaggio a nord ovesC." (1940), n Fonda ne "II massacrodi Fori Apache" (1947), John Wayne in "Ombre rosse" (1939), Gary Cooper in "Mezzogiorno di fuoco" (1952), Vivien Lei gh, Clark GableeOlivia De Havilland in "Via col vento" (1939) e Randolph Scott in numerosi indian-western. L'ultirno film proiettato nel mitico teatro fu "Rosso il cielo dei Balcani" (spionaggio americano, 1948), la cui presentazione si ebbe grazie alla maschera (inserviente) di allora, un certo "Teppe frà linione", attualmente residente in America.

Dal "Garibaldi" af"'lris" (costruito nel 1934 con 450 posti ripartiti tra platea e galleria, ampio era il palcoscenico che poteva ospitare compagnie teatrali), un piccolo "San Carlo", il cui tetto era formato da una cupola apribile, fresco e suggestivo d'estate sotto un cielo di stelle. Si susseguirono pellicole che fecero il tutto esaurito, come: "Robin Hood", "Bernartlette", "Il colosso di Rodi", "Gli ultimi giorni di Pompei", "Sangue e Arena". Anche per questa gloriosa sala iniziò il declino: vecchi film kung-fu, mitologici, polizieschi. L'attività finì nel 1986. 1 vecchi proprietari furono Giuseppe e Guido Mazza, le maschere Carlpcciello e Costantino. Quando "Ciccio" iniziò a lavorarci, ricorda che fu proiettato "Sensualità" con Amedeo Nazzari, Marcello Mastroianni e Eleonora Rossi Drago (genere drammatico, 1951). Poi passò al "Vittoria" (ex laboratorio di corallo, aperto nel 1933, proprietari i fratelli Apreda, con gestore Salvatore Di Cristo), rimanendovi per circa quindici anni. II cinema era formalo da un'unica sala non molto grande con primi e secondi posti divisi da una ringhiera in ferro. Chiuse i battenti nel 1982 (l'esplosione delle Tv private fu determinante), Facevano da contorno in questo piccolo tratto di strada alcune popolari figure, tra cui una certa Carmela (detta "Manimeo'), venditrice di caramelle e guardiana delle uscite di sicurezza della sala, don Luigi "1'acquaiuolo", "ll cavaliere", venditore di castagne, e don Nunzio, che offriva agli spettatori semi di zucca e lupini. 11 "Vittoria" era (in modo affettuoso e non dispregiativo) chiamato "Pidocchietto", ed è stata forse la sala più cara ai torresi. Anche qui si registrava il tutto esaurito coi film westem e della serie di Tarzan col mitico Jolian Weissm_uller. Oltre a stare nella cabina di proiezione, spessoCiccio dava una mano in biglietteria. Si attivò anche nelle altre sale cinematografiche presenti sul territorio ("Corallo", "Metropolitan" e "Oriente") a sostituire i proiezionisti titolari. Ebbe una buona occasione quando, grazie all'interessamento di un amico, fu ingaggiato come operatore (per cui aveva regolare patentino, rilasciato dalla Prefettura di Napoli, con esami sostenuti al cospetto di una commissione di esperti nel cinema "Adriano" di Napoli) a bordo del transatlantico "Cristoforo Colombo" della sccieta "italia'. Ma mentre saliva a bordo, il solo pensiero di stare lontano per più di due mesi dalle salette di proiezione nella sua città, lo fece desistere. Andò via, ritornando alle sue "pizze". Marittimo (settore coperta) per poco terripocon la "Ti rrenla",nel maggio del 1978 fu assunto come netturbino al Comune di Torre del Greco per poi divenire usciere due anni dopo, e quindi Capo messo custode ali' Archivio e Protocollo. Tra quattro anni

potrà finalmente godersi la sospirata pensione. Serro un profondo affetto per i suoi dirigenti, fra cui Alberto Mennella (deceduto), ed un notevole rispetto per Alberto Russo e Giovanni Cropano. Militare in Marina, a Taranto, Messina, Roma. Essendo il primo dei figli maschi e sostegno di famiglia, ebbe il congedo dopo 12 mesi. Sposalo con Rosa Romano; dei quattro figli (due. maschie due femmine) nessuno ha la passione per il cinerea. II buon Ciccio, anche attn           . .

pagniedi Gianni;            --io Gallo) ricordato ....i piìi co.ne "Chillo che purtc:s 'a macchina 'ddu cinema Vittoria", con un leggero sorriso di circostanza, ripo-:t alla luce un avvenimento di quando nel "Garibaldi" si proiettava un film di Stantio ed Oglio: la pellicola si spezzava continuamente in quanto vetusta, La platea, composta per lo più da giovani, cominciò ad innervosirsi. Doli Salvatore Mazza esclamò: "Franco, se me la fai camminare per mezz'ora senza interruzioni, iamm 'a mangià addu Tore 'a Signora". Ciccio sudando le fatidiche sette camicie, riusc'. nell'impresa. Tutto lo staff fu ospite di don Salvatore nel locale al quarto vico Orto Contessa per un grande abbuffala, prolungatasi sine a tardi.

La "m tion pitture" che più gli è rimasta impressa è stata "Catene" (regia di Raffaello Matarazzo), il cui dramma fece piangere intere generazioni. Fra gli attori italiani primeggiava il corpulento Amedeo Nazzari (di cui Franco, nella nostra foto, sembra portare gli stessi baffi) e fra gli stranieri (da definire immortali nel tempo) Spencer Tracy, John Wnyne e Erroì Flynn.