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Ciro Speranza
e l'Africa Orientale


di PEPPE D'URZO

 

Un'altra traccia di chi ha vissuto in terra d'Africa prima, durante e dopo il il conflitto mondiale, per ricordare quel periodo cruciale della storia italiana, sono le reminiscenze di Ciro Speranza che ha trascorso parte della sua "vigorosa" gioventù in un lembo di terra, molto distante dall'amata patria. Asserisce con nostalgia che l'Italia, unica tra tulle le esperienze coloniali, ha lasciato di sé in Africa un'immagine sostanzialmente positiva. Per l'aiuto prestato nella formazione delle classi dirigenti, per l'impulso civile impresso alle popolazioni e per le grandi opere pubbliche lasciate in eredità alle genti di quei paesi.
Ciro nasce a Torre del Greco il 15 novembre 1919 da Pasquale e Raffaela Borrelli. Nel 1937 partecipa con alcuni concittadini (Salvatore Gaglione, poi medico, Ciro Intoccia e Donato Mainiero) ad un campo pre-dux per avanguardisti a Caserta. Il padre Pasquale si recò in Africa e precisamente a Massaua (città dell'Eritrea sul mare Rosso; fu occupata dagli Italiani nel 1882 e fu sino al 1896 capitale della colonia eritrea; distrutta dal terremoto del 1921 e ricostruita in aspetto moderno. Occupata dagli inglesi il 9 aprile 1941), a trovare il padre ed un fratello. Lui lavorò al porto (scalo di lancio) ed in un ristorante. Si infortunò ad un piede e fu costretto a ritornare in Italia. Arrivarono a Massaua i figli Tobia, Anna e Ciro  che vi trovarono varie sistemazioni. Ciro era impiegato presso la Simao (Società  Marittima Africa Orientale);  oltre al lavoro si concede gite ed escursioni alla ricerca di paesaggi sconosciuti in compagnia di colleghi ed amici locali. E' fra gli organizzatori e giurati di una gara ciclistica: la prima corsa da Massaua a Logali nel 1939. Partecipa a diverse azioni belliche,  fra cui la famosa e triste battaglia di Keren (città dell'Eritrea a 1461 metri sul livello del mare a nord-ovest di Asmare) che fu aspramente difesa dal 6 febbraio al 17 marzo del 1941 dagli italiani contro gli inglesi. Questi ultimi ebbero la meglio grazie ad una migliore organizzazione e a moderni ed efficaci armamenti. I soldati di "Sua Maestà", occupata Keren, entrarono anche in territorio sudanese al posto delle truppe italiane.
Ciro, alla fine di questo terribile anno, viene preso e fatto prigioniero dagli inglesi. Inizia una estenuante "peregrinatio" in vari campi di prigionia: Sudan, india, nella regione del Tibet e ai confini col Nepal. Suoi compagni di prigionia furono Tresoldi, bravo calciatore nel ruolo di portiere e massaggiatore del Milan negli anni '60-70, Pecorini, ex dirigente della Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e un certo Raffaele La Manna, commerciante, deceduto nel 1997, al quale i militanti dì partito di Torre del Greco gli dedicarono un commovente necrologio: "Raffaele La Manna non è più! Volle essere con i giovani che non si arresero per essere testimonianza vivente di un'Italia sconfitta in anni, ma gigantesca nel suo valore morale. La sua generosità, custodita in un cuore semplice, è qualcosa che ha illuminato la nostra giovinezza".
Nel campo di prigionia (campo 28, prigionieri di guerra) in località Yol-Kangra Valley (India) partecipò a vari tornei di calcio (nel ruolo di ala sinistra, in cui era molto bravo) fra internati italiani di altri campi, la sua squadra era formata da ufficiali e soldati di truppa. Ciro ricorda che il rettangolo di giuoco veniva tracciato con la farina. Il dirigente sportivo Truppa e l'allenatore ufficiale addetto della Società sportiva "Veemente"-Campo 28, vollero premiarlo con un encomio scritto (ancora conservato da Ciro Speranza) in cui si elogiano il comportamento prettamente sportivo e la fresca, sana e disciplinata forza dimostrati durante lo svolgimento dei tornei calcistici intercampi.
Aderì alla Rsi (Repubblica Sociale Italiana) per fede e convinzione. Finita la forzata prigionia fu liberato nel novembre dei 1946. Sbarcò nel porto di Napoli da una nave inglese. Indossava la camicia nera unitamente ad altri aderenti: appena messo piede a terra furono un po' derisi da chi li vedeva così vestiti. Decorato con medaglia a ricordo per i fatti di guerra a Keren, ex giocatore della Turris (1947/48), ex marittimo (capo alloggio) con la società Grimaldi, è oggi pensionato e frequenta il Circolo Sociale "Guido Mazza" al corso Emanuele. Ciro è l'unico vivente, purtroppo i suoi fratelli sono deceduti: Andrea, ex cuoco; Raimondo commerciante di coralli; Rosa,

 

 

Le foto mostrano Ciro Speranza in una gioiosa immagine della beata gioventù (scattata nello studio del mitico Amilcare Marianera), nella squadra di calcio del campo 28 di prigionia In India (è il terzo da destra, 20 marzo 1946) e Tobia Speranza (somigliante ad un divo hollywoodiano d'epoca) in divisa da militare delta Regia Marina

Antonio "Voce 'i cane", Concetta, Teresa, Matilde e Tobia. Quest'ultimo venne ricordato con sentito orgoglio dal giornale "La Torre" con un messaggio rivolto alla vedova Maria Michela Pesce, ai figli, Pasquale, Vincenzo, Raffaele, Francesco, Ciro e agli altri familiari.
Il capitano Tobia Speranza (1917 - 2000) lavorò anch'egli a Massaua.
Militare in Marina in qualità di sottocapo Conduttore Macchine, fu imbarcato sul cacciatorpediniere "Fao di Bruno".  Frequentò un corso di macchinista a Pota. Richiamato sotto le armi, gli fu conferita la medaglia di bronzo al valore di Marina(Ministero della Marina) da Sua Maestà il Re con la seguente motivazione:
"AI signor Speranza Tobia matricola n. 46451, classe: 1917, imbarcato su nave che in seguito ad urto contro una mina e in procinto di affondare, non esitava a far ritorno presso il motore ed a rimetterlo in funzione all'ordine del Capitano. Pur conscio del grave pericolo che correva, adempiva, fino all'ultimo con calma e sereno coraggio, le mansioni della sua categoria, dimostrando profondo senso del dovere, perizia professionale e marinaresca". Acque dell'Adriatico, 9 giugno 1942.

Un altro riconoscimento importante da menzionare è quello del padre, Pasquale Speranza: "Regno d'Italia - Sua Maestà il Re nell'udienza del 24 marzo 1901, sulla proposta del Ministro, Segretario di Stato per gli Affari della Marina, ha concesso a Speranza Pasquale la medaglia d'argento al valore di Marina per aver il 15 dicembre 1899, soccorso gli equipaggi dei bastimenti in pericolo a Torre del Greco. II presente certificato serva a fregiarsi della medaglia. Roma, 11 maggio 1901; il Ministro."
Tobia, dal dopoguerra in poi, ha navigato come Ufficiale di Macchina (Direttore), insignito anche di Medaglia d'oro di Lunga Navigazione.