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Gildarella

di Peppe D'Urzo

"Gilda" è un nome di origine anglo-sassone in uso nell’Europa settentrionale a indicare propriamente riunioni in occasioni di matrimoni, funerali e cerimonie religiose (in età pagana). Inoltre "Gilda" ci ricorda un famoso film (U.S.A., 1946) in un classico bianco e nero del regista Charles Vidor, con Rita Hayworth, Gleen Ford e George Macready, in cui i personaggi assumono valenze mitiche con un fascino terribilmente concreto e barocco in un succedersi di scontri e colpi di scena. Ma nulla di tutto ci appartiene a Gildo Mirando, il quale tra narrazione e leggenda, appartiene, a giusto criterio alla storia della nostra città.
Egli nacque a Napoli il 10/01/1910 e lasciò il mondo terreno a Torre del Greco il 17/03/1987. Quand’era piccolo verso i quattro/cinque anni la sua famiglia, originaria di Arpaise (BN) si trasferì in America (New York); qui vi si recò, qualche tempo prima di morire, a conoscere i genitori; vi rimase per qualche mese e poi fece ritorno a Torre. Abitava inizialmente in via Ponte della Gatta (adottato da una famiglia torrese della zona) insieme alla sorella Maria ed al fratello Aniello. Successivamente venne da solo a stabilirsi in via San Giuseppe alle Paludi n. 43 (attuale 57). Il suo soprannome (o "strangianomme") fu "Gildarella"... Faceva "'a ffiiciatella" (riffa), sin da giovane, tirando i numeri col "panariello" nei luoghi a lui cari; via San Giuseppe alle Paludi, via XX Settembre, C/so Cavour e zone limitrofe.
Era solito preparare "'u canisto", pieno di provviste alimentari a natale e pasqua. Faceva "'e carte" a mo' di indovino ed era in grado di leggere la mano alla gente. Quando poteva era a disposizione di quanti lo chiamavano per servizi ed incarichi vari.



Durante la 2^ Guerra Mondiale i tedeschi erano accampati dietro al cimitero, presumibilmente nei pressi del sito archeologo di villa Sora, e nelle terre di Mario Sorrentino ("'A cardinale") con mitragliatrici e cannoni che "guardavano" il mare. I locali residenti si recavano agli accampamenti tedeschi per ricevere qualcosa da mangiare... Alcuni vecchi della zona ricordano che alcuni Ufficiali del Terzo Reich presero in simpatia il nostro "Gildarella", con riunioni in casa sua per importanti decisioni e tattiche belliche poiché il litorale poteva costituire un obbiettivo strategico per un eventuale sbarco degli alleati. Poco prima della Pasqua del 1943, un aereo alleato mitragliò a bassa quota – dovendo sganciare le ultime bombe in mare per far ritorno sulle portaerei fuori Capri – un ponte sottostante la "strada ferrata" della Ferrovia dello Stato.

L’aereo, per evitare la contraerea tedesca, piroettò verso il ponte, colpendo a sua insaputa, delle persone che vi stavano giocando a carte ("’A zecchinetta"); vi furono, purtroppo, morti e feriti. Quel ponte, distante cento metri circa dalla sua abitazione, per dover di cronaca e tradizione popolare, successivamente fu denominato "’U ponte ’i Gildarella"...
Ci furono, poi, dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, quei terribili rastrellamenti in città e lungo

’43, quei terribili rastrellamenti in città e lungo via San Giuseppe alle Paludi; gli uomini provenienti anche da altre zone cittadine, trovarono rifugio nelle tombe e nicchie del cimitero, salvandosi da un sicuro internamento nei campi di lavoro in Germania... In seguito a liberare le impaurite genti torresi, arrivarono gli alleati a portare sollievo e benessere; le condizioni di vita cominciarono a migliorare...

Nel mese di luglio del 1959 durante lo sciopero dei marittimi a Torre del Greco lottò a fianco dei lavoratori del mare. Fu preso, suo malgrado, dalle autorità di polizia e scontò alcuni mesi di prigione. "Gildarella" era famoso anche per la vendita, fuori il vicoletto di casa, dei leggendari "cazzabocchi" (formelle di ghiaccio "rattato", insaporite con sciroppo di amarena, "urgiata" e menta); abili erano le sue mani nel far scivolare, grattando, quella macchinetta d’alluminio sulla "bacchetta" di ghiaccio; era un refrigerante rinfresco per coloro che ivi transitavano e per i bagnanti, durante i periodi estivi, provenienti dal lido "Cavaliere" e dalle spiagge libere.
Una tappa obbligatoria, una sosta riposante ed un momento di relax, per gustare "'U cazzabocchio" che allora costava dieci lire; vendeva anche le "ficherine" (fichi d’india). Gli piaceva stare in mezzo alla gente; finché è vissuto tutti lo ricordano come una brava persona, socievole ed affabile; pacato, placido e tranquillo; gli piacevano le classiche e popolari canzoni napoletane; adorava i bambini; si recava spesso al Santuario di Montevergine e San Gerardo con gli organizzatori d’epoca: "Ciro ’u squarcione", "’U uagliuzziello", "Agnese ’i Ciniello", ecc.; in queste occasioni allietava i gitanti/pellegrini, cantando e suonando le nacchere.
In occasione della festa di San Giuseppe (19 marzo) organizzava, fra la gente del luogo, una colletta per i fuochi d’artificio; religioso e fedele dell’Immacolata, di "Tutti i Santi" (con processione per le strade cittadine), e, devoto di Alberto Gonnella da Serradarce (SA), seminarista e lavoratore (1936/1957, deceduto giovanissimo a 21 anni, investito da un camion al suo paese); condusse una vita di studi e di preghiere. Serradarce è diventato luogo di pellegrinaggio e i fedeli che vi giungono da tutte le parti del mondo, vengono esauditi nelle loro preghiere. Per il giovane Alberto è in atto un processo di beatificazione.
Gildo, dalle facili battutine e canzoncine, era da coloro che lo circondavano, trattato come una persona di famiglia. Amava i luoghi della "sua" zona, la ferrovia, le terre (una volta paludose), la spiaggia e il mare; quelle terre "for ’u ponte" erano un incanto; si ricordano le terre di un certo "Pascariello ’u barbuso", "’I caprari", "Rusina ’a ncozza", ecc.; il famoso lido "Cavaliere" di "Mastu Peppe" (Giuseppe Acampora), detto "’U bagnaiuolo" e le spiagge di sabbia nera vulcanica. Il cane di "Gildarella" (figlio di Clotilde Miranda) si chiamava Dora ed era un pastore tedesco; quando il padrone si recò in America dai suoi genitori, lo attese sulle scale di casa, ma morì prima che lui arrivasse. Il nostro Gildo morì nel 1987, e, grazie alla famiglia di Luigi Marino (suo vicino di casa) che si accollò le dovute spese, fu atterrato nel cimitero cittadino; attualmente le sue polveri benedette riposano nel nicchiario "Orchidea", che evidenzia una sua foto, la cui immagine è paragonabile al volto di un grande capo e condottiero di qualche tribù indiana d’America.

Le foto: Gildo Mirando ("Gildarella") negli anni ’80; villeggianti e bagnanti al suo "ristoro"; all’esterno del suo.