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Ninella Somma
di Peppe d’Urzo

Nella nostra laboriosa ed artistica città prima, durante e dopo l’ultima guerra mondiale, esistevano all’interno degli androni dei fabbricati, locali di falegnami, ciabattini ("solachianelli", o "scarpari") ed i classici "tuorni" (torni) per la lavorazione del corallo e dei cammei. Molte abitazioni, a piano terra, erano adibite a laboratori, in cui si svolgeva un’attività che coinvolgeva varie persone, ognuna col proprio e preciso compito. Per essi la luce naturale era di vitale importanza; poi ci fu l’avvento dell’elettricità, e, per una maggiore luminosità si usava collocare sul banco, vicino la "stecca" di lavoro, una piccola luce attaccata sul "musso" di una bottiglia di vetro bianco, che faceva filtrare una notevole intensità di splendore e chiarore sulle esperte mani degli artigiani dell’ "oro rosso" e dei cammei.
Fra i tanti lavoratori del ramo, vogliamo ricordare l’indimenticabile figura di Anna Somma, nata a Torre del Greco il 10/06/1931 ed ivi deceduta il 15/08/2005, detta "Ninella aggarbatora" (da aggarbare: dare garbo, cioè: figura, contorni, finitezza di forme; nel dialetto torrese: aggiustare); il padre Raffaele, marittimo, morì durante la seconda Guerra Mondiale su di una nave militare che fu silurata ed affondata; la madre si chiamava Colomba Donadona ed era casalinga; due figlie; Anna e Geppina (vivente); la sua famiglia era originaria di via XX Settembre n. 53 ("rint ’u rio").



Morto il padre, lei, la sorella e la madre cominciarono a lavorare alla mota del "tuorno". Anna subito divenne un’esperta "aggarbatore", dando le forme ai cammei del tipo corniola e sardonico; a dodici anni lavorava per quasi tutti i commercianti torresi; avevano un piccolo locale al I° vico Cappuccini, di fronte al mitico "laboratoire" di "Luisella ’a trammera" (Maria Luisa Langella, 1880/1965) e del figlio Ciro.
Era coniugata con Michele Vannuccini (1930/1977), impiegato statale del Genio Militare; si trasferì all’inizio di via Cappuccini, poi via C. Battisti (rione Raiola) ed infine al prolungamento di via Martiri D’Africa.
Figli: quattro (tre maschi e una femmina): Enzo, ingegnere edile, Lello, bancario (vive a Latina), Ciro, impiegato (depuratori a Salerno) e Teresa, insegnante.

        

Anna ha lavorato senza mai un attimo di respiro; ha portato avanti una famiglia, facendo studiare, con rinunzia ed abnegazione, i propri figli, dando loro una distinta ed adeguata




posizione. Dopo la morte della madre, avvenuta una ventina di anni fa, e dell’adorato marito, è andata avanti con maggiore energia e fermezza, guardando al futuro e confidando nel buon Domineiddio...
Bravissima persona, tranquilla e pacata; "casa e puteca"; lavoro ed amore per la famiglia; donna onesta e dalla retta coscienza; perpetuo la memoria del marito; cattolica praticante e fedele alla Madonna dell’Arco. Fu detta anche "’A figliulella" e "'A maesta", in quanto insegnò il mestiere a molte persone, fra cui il cognato Vittorio Vannuccini (1941), coniugato con Maria Izzo (1939), figlia del compianto Vincenzo Izzo "Marcantonio", anch’egli lavoratore nel ramo dei cammei, come "scuppatore" (tagliatore) con una "puteca" al primo vico Trotti, nonché cantante (inizialmente "posteggiatore") e percussionista con un gruppo di musicanti in giro per piazze della provincia ed anche fuori regione.
Vittorio è un bravo ed esperto tagliatore ed "aggarbatore"; vederlo a lavoro, nella sua "fucina" alla traversa Avezzana n. 3 (all’inizio della "piazzetta" da via Roma), e come assistere ad un melodioso "spectacle", in cui si intrecciano armoniose ariette di dolce musicalità; grande intenditore del mestiere, le sue dita scivolano con provata esperienza sotto il "ruotino" e sotto la ruota a smeriglio; specialista e conoscitore di questa pietra dura, la cui arte iniziò nell’età ellenistica, risorta nel secolo XIII e coltivata soprattutto nel XVIII.
Il suo compito si esaurisce alle operazioni preliminari, poi il cammeo passa ad agli addetti, gli incisori, che intarsiano a bassorilievo (con strati di vari colori) i diversi tipi, quali corniola, sardonica e concia rosa. Vittorio, che conserva una immutata stima e gratitudine per la cognata "Ninella" in quanto grande sua "maitre", ricorda un echeggiante episodio verificatosi agli inizi degli anni cinquanta.
Accade che un collaboratore di "Ninella", allora ragazzo, ebbe l’incarico di consegnare un sacchetto contenente millecinquecento "testine di terza" ad un noto commerciante locale. Il piccolo corriere prese in affitto una bicicletta da un certo "Aniello ’a mpasella" e si recò a destinazione; come fu o come non fu, il prezioso "carico" si perse. Il fatto subito si diffuse in città e in tanti si diedero da fare per trovare il sacchetto, che fu trovato, dopo un po’ di tempo, da alcuni componenti della famiglia Varriale; poi, un tale, detto "’A ciappetta" (Michele Garofalo) lo consegnò nelle mani delle esterrefatta Anna che, a sua volta, rincuorò e rianimò lo spaventato ragazzo, addetto alla consegna dell’ "estime" onere.
Il tutto fece scalpore nella nostra città in special modo fra gli addetti ai lavori del ramo, ed il lieto fumo risollevò l’apprensivo timore in precedenza verificatosi...
Fra i commercianti torresi che si sono avvalsi della valente collaborazione lavorativa di "Ninella", si menzionano: Diagonale ("’U curtese"), Alfonso D’Elia, G.nni Aucella, Teresa Coscia, Gentile, i f/lli Mazza, Onorato; M/le De Simone, G.nni Scognamiglio, Giffelli, V.zo Merlino, Del Gatto, M/le Di Luca, P/le Cimmino, Colamonaci di Napoli ed altri incisori napoletani.

Le foto: Anna Somma (1931/ 2006), detta: "Ninella aggarbatora"): Vittorio Vannuccini al lavoro nella sua "fucina" (anno: 1994); particolare della ruota del tornio ("’A rota ’ddu tuorno).