Francesco
Paolo
Panariello "Miniello"
di Peppe D'Urzo
E’ lo spaccato di vita
di un uomo, innocente vittima della guerra, la seconda guerra mondiale che
causò numerosi danni e rovine fra le popolazioni in essa coinvolte.
Francesco Paolo Panariello è nato a Torre del Greco l’8 settembre 1935
da Eduardo (1900-1962), commerciante ed esportatore di frutta da Napoli a
Milano, e da Luigia Giullini, deceduta a 92 anni, casalinga. Dal
matrimonio nacquero cinque figli, tre maschi e due femmine.
Originario di via Nazionale e, precisamente, di quella storica zona dell’Epitaffio,
alias "’Ncopp ’u Pataffio". Chiamato "Miniello"
dal nome di un venditore ambulante di frutta e ortaggi che transitava e si
fermava spesso dalle sue parti; fra i prodotti, ancora genuini e
incontaminati della terra, a Francesco piacevano molto le patate (in
qualsivoglia maniera cucinate) e quando le vedeva esposte sul carretto
dell’ambulante, le divorava con gli occhi...
Con la moglie nel giugno del 1981
In quella estate del 1944 con la guerra ormai finita nella nostra città
e nel resto del sud Italia, ma proseguita al centro nord, mentre "Miniello"
giocava con alcuni coetanei dalle parti della sua attuale abitazione (via
Nazionale n. 293), fu attratto da qualcosa che luccicava sul marciapiede;
era un proiettile militare, lungo quasi come un dito; il suo primo
pensiero, dopo averlo recuperato, fu di farne un bocchino per
sigarette; non appena cercò di svuotarlo, gli scoppiò fra le dita della
mano sinistra. Immediatamente fu condotto all’ospedale di Torre
Annunziata, ove, purtroppo, per stroncare il "fuoco che
camminava", gli fu amputato parte del braccio.
Il giorno dopo, al risveglio nel lettino ospedaliero, si accorse che
qualcosa gli mancava... e animato da buoni propositi guaritori, egli pensò
che con il tempo il braccio ritornasse a crescergli... Francesco, reagendo
con tutte le sue forze a quanto accadutogli, condusse una vita regolare,
frequentando le scuole elementari in via Lava Troia e le medie a Palma
Campania (NA). Lavorò aiutando il padre nella sua attività. Dipendente
della Provincia a Napoli come impiegato, invalido civile di guerra, in
pensione dal 1997. Coniugato in data 6 giugno 1966 con Michelina De Rosa
(25.11.1940-24.04.1998) con rito religioso celebrato nella chiesa di S.Antonio
de' Brancaccio in via Tironcelli.
Dalla loro unione sono nati cinque figli (due maschi e tre femmine), una
figlia ancora da "sistemare"; la sua immensa gioia sono i dieci
nipoti che, ogni giorno, gli danno la giusta carica per andare avanti... A
diciassette anni conobbe Michelina, allora dodicenne; fu un amore
spontaneo e "a prima vista". All’inizio ci furono dei problemi con la
famiglia di lei che cercava di opporsi a questo tenero idillio; i due, fra
mille difficoltà, si vedevano di nascosto nei pressi della montanina
"’a funtanella" in via Nazionale
La
moglie
all’altezza dell’attuale civico 320, per poi meglio "occultarsi" da
occhi indiscreti. Si andò avanti per un bel po’, fino a
quando la giovane fanciulla cominciò ad avere problemi ad un occhio. |
Francesco Paolo Panariello ("Miniello")
con una sua opera presepiale
Sul suo
volto, coperto da una intensa chioma di bianchi capelli e nei suoi occhi
vivaci, cominciano ad affiorare i ricordi della spensierata fanciullezza,
improvvisamente stroncata da un increscioso e dispiacevole episodio che
segnerà per sempre la sua vita. La vista le mancò totalmente quando le fu
diagnosticato un male incurabile, con sei mesi circa di vita... Con la
dovuta speranza e devozione in Nostro Signore, la sua famiglia la portò a
San Giovanni Rotondo (FG), ove "un certo"... padre Pio da Pietrelcina
(BN), allora vivente, era sulla bocca di tutti i credenti, per i
"miracoli" alla gente sofferente.
Il frate, in mezzo ad una folla raccolta in un giardino esterno alla
chiesa madre, si presentò a Michelina e mette la sua mano dietro la
testa, e le disse: "Vai, che stai bene...". Venuta a casa, la
salute iniziò a migliorare; i capelli ricrebbero e la vita riprese nel
modo migliore... Purtroppo, dopo quasi trent’anni, sorsero altri problemi
all’altro occhio; Michelina fu operata al "Nuovo Policlinico", stette
bene per qualche tempo, ma poi l’inevitabile decesso, avvenuto nel 1998.
Fu una donna straordinaria, sempre devota a Padre Pio (in seguito
santificato), molto socievole, provvista di una grande forza d’animo e
dal buon carattere; teneva molto alla sua famiglia e ben educò gli amati
figli.
"Miniello" rimembra
altri episodi dell’ultimo conflitto mondiale.
La guerra fa diventare
esperti ed adulti anche gli adolescenti. Aveva otto anni, quando i
tedeschi, presenti in zona, avevano un carro armato sotto ogni portone dal
lato delle abitazioni del monumento deIl’Epitaffio; essi costruirono nei
pressi di via Lava Troia, un un muretto alto un metro e mezzo circa con
accesso centrale per il passaggio pedonale e autoveicolare; la gente del
luogo lo chiamò "’u post ’i blocco" (abbattuto, poi dagli
alleati). Durante i rastrellamenti dei militari germanici, dopo l’armistizio
dell’8 settembre 1943, furono presi diversi uomini e giovani. Un amico
di Francesco, un certo Giuseppe Miele, fu preso, ma riuscì a scappare da
un camion nel Maddalonese.
Un altro amico, Michele Amato, invece deportato in Germania e qui vi
rimase anche dopo, inserendosi a lavorare nella vita civile; ogni tanto
ritorna a Torre.
Con la venuta degli alleati, ed i tedeschi in fuga, ci
fu festa grande: si cominciò a vedere il pane bianco, la polvere di
piselli, ceci,
castagne, il latte in polvere, sigarette, biscotti, chewing-gum, scatolami
vari... Ci fu anche la disinfettazione dai pidocchi...
Ricorda l’eruzione del Vesuvio del 1944, il vulcano tuonò e rimbombò
varie volte, il cielo era grigio e pioveva cenere sui tetti delle case e
lui con uno zio a bordo di un carretto, si recò a San Sebastiano al
Vesuvio (allora semidistrutta) a vedere da vicino gli effetti eruttivi...
Francesco è molto appassionato di presepe fin dal 1950; ne costruisce uno
in casa ogni anno, cambiandone il "copione" e per questo ha
vinto varie coppe e medaglie in vari tornei e manifestazioni.
I suoi diletti nipoti; la moglie Michelina De Rosa
un po' di tempo prima del decesso
Ha giocato a calcio per diletto da ragazzo con gli amici e coi colleghi di
lavoro (torneo Intersociale) nel ruolo di mediano col numero sei nella
squadra de "Il cavallino rampante". Ha seguito la Turris al
campo "Fienga" e al "Liguori" fino al matrimonio. Ha
viaggiato all’estero: New York (Long Island) in viaggio di nozze, in
Argentina in occasione dei 25 anni di matrimonio e Uraguay (Montevideo).
Oggi vive, circondato ed animato dall’affetto dei suoi figli e dei
suoi adorati nipoti.
L’incidente "bellico" e l’amore per la diletta compagna della sua vita,
gli sono da sprone per andare avanti e guardare con fiducia l’avvenire
dei suoi cari, ai quali continuerà a dare tutto il suo affetto e la sua
disponibilità. |