Vincenzo
Peres
e Pasquale Pentangelo
di Peppe D'Urzo
E’
lo spaccato di vita di un uomo, innocente vittima della guerra, la seconda
guerra mondiale che causò numerosi danni e rovine fra le popolazioni in
essa coinvolte. Francesco Paolo Panariello è nato a Torre del Greco l’8
settembre 1935 da Eduardo (1900-1962), commerciante ed esportatore di
frutta da Napoli a Milano, e da Luigia Giullini, deceduta a 92 anni,
casalinga. Dal matrimonio nacquero cinque figli, tre maschi e due femmine.
Originario di via Nazionale e, precisamente, di quella storica zona dell’Epitaffio,
alias "’Ncopp ’u Pataffio". Chiamato "Miniello"
dal nome di un venditore ambulante di frutta e ortaggi che transitava e
si fermava spesso dalle sue parti; fra i prodotti, ancora genuini e
incontaminati della terra, a Francesco piacevano molto le patate (in
qualsivoglia maniera cucinate) e quando le vedeva esposte sul carretto
dell’ambulante, le divorava con gli occhi. Sul suo volto, coperto da
una intensa chioma di bianchi capelli e nei suoi occhi vivaci, cominciano
ad affiorare i ricordi della spensierata fanciullezza, improvvisamente
stroncata da un increscioso e dispiacevole episodio che segnerà per
sempre la sua vita.
In quell’estate del 1944 con la guerra ormai finita nella nostra città
e nel resto del sud Italia, ma proseguita al centro nord, mentre "Miniello"
giocava con alcuni coetanei dalle parti della sua attuale abitazione (via
Nazionale n. 293), fu attratto da qualcosa che luccicava sul marciapiede;
era un proiettile militare, lungo quasi come un dito; il suo primo
pensiero, dopo averlo recuperato, fu di farne un bocchino per
sigarette...; non appena cerco di svuotarlo, gli scoppiò fra le dita della
mano sinistra. Immediatamente fu condotto all’ospedale di Torre
Annunziata, ove, purtroppo, per stroncare il "fuoco che
camminava", gli fu amputato parte del braccio.
Seduta di allenamento 56-57
Il giorno dopo, al risveglio nel lettino ospedaliero, si accorse che
qualcosa gli mancava... e animato da buoni propositi guaritori, egli pensò
che con il tempo il braccio ritornasse a crescergli... Francesco, reagendo
con tutte le sue forze a quanto accadutogli, condusse una vita regolare,
frequentando le scuole elementari in via Lava troia e le medie a Palma
Campania (NA). Lavorò aiutando il padre nella sua attività. Dipendente
della Provincia a Napoli come impiegato, invalido civile di guerra, in
pensione dal 1997. Coniugato in data 6 giugno 1966 con Michelina De Rosa
(25.11.1940 - 24.04.1998) con rito religioso celebrato nella chiesa di S. Antonio de' Brancaccio in via Tironcelli.
Dalla loro unione sono nati cinque figli (due maschi e tre femmine), una
figlia ancora da "sistemare"; la sua immensa gioia sono i dieci nipoti
che, ogni giorno, gli danno la giusta carica per andare avanti. A
diciassette anni conobbe Michelina, allora dodicenne; fu un amore
spontaneo e a prima vista. All’inizio ci furono dei problemi con la
famiglia di lei che cercava di opporsi a questo tenero idillio; i due, fra
mille difficoltà, si vedevano di nascosto nei pressi della frontanina,
"’a funtanella", in via Nazionale all’altezza dell’attuale
civico 320, per poi meglio "occultarsi" da occhi indiscreti...
Si andò avanti per un bel po’, fino a quando la giovane fanciulla
cominciò ad avere problemi ad un occhio.
La vista le mancò totalmente quando le fu diagnosticato un male
incurabile, con sei mesi circa di vita... Con la dovuta speranza e
devozione in Nostro Signore, la sua famiglia la portò a San Giovanni
Rotondo (FG), ove "un certo"... padre Pio da Pietralcina (BN),
allora vivente, era sulla bocca di tutti i credenti, per i "miracoli"
alla gente sofferente.
Peres e Pentangelo allo Stadio Liguori
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Attenti a quei due
Il frate,
in mezzo ad una folla raccolta in un giardino esterno alla chiesa madre,
si presentò a Michelina e,
messa la sua mano dietro la testa, le disse: "Vai, che stai bene...".
Venuta a casa, la salute iniziò a migliorare; i capelli ricrebbero e la vita
riprese nel modo migliore...
Purtroppo, dopo
quasi trent’anni, sorsero altri problemi all’altro occhio; Michelina
fu operata al "Nuovo Policlinico", stette bene per qualche
tempo, ma poi l’inevitabile decesso, avvenuto nel 1998. Fu una donna
straordinaria, sempre devota a Padre Pio (in seguito santificato), molto
socievole, provvista di una grande forza d’animo e dal buon carattere;
teneva molto alla sua famiglia e ben educò gli amati figli... "Miniello"
rimembra altri episodi dell’ultimo conflitto mondiale. La guerra fa
diventare esperti ed adulti anche gli adolescenti; aveva otto anni, quando
i tedeschi, presenti in zona, avevano un carro armato sotto ogni portone
dal lato delle abitazioni del monumento deIl’Epitaffio; essi costruirono
nei pressi di via Lava Troia, un un muretto alto un metro e mezzo circa
con accesso centrale per il passaggio pedonale e autoveicolare; la gente
del luogo lo chiamo " ’u post ’i blocco" (abbattuto, poi
dagli alleati). Durante i rastrellamenti dei militari germanici, dopo l’armistizio
dell’8 settembre 1943, furono presi diversi uomini e giovani. Un amico
di Francesco, un certo Giuseppe Miele, fu preso, ma riuscì a a scappare
da un camion nel Maddalonese.
Un altro amico, Michele Amato, invece deportato in Germania qui vi
rimase anche dopo, inserendosi a lavorare nella vita civile; ogni tanto
ritorna a Torre... Con la venuta degli alleati, ed i tedeschi in fuga, ci
fu festa grande: si cominciò a vedere il pane bianco, la polvere di
piselli, ceci,
castagne, il latte in polvere, sigarette, biscotti, chewing gum, scatolami
vari... Ci fu anche la disinfettazione dai pidocchi...
Formazione 52-53
Ricorda l’eruzione del Vesuvio del 1944, il vulcano tuonò e rimbombò
varie volte, il cielo era grigio e pioveva cenere sui tetti delle case e
lui con uno zio a bordo di un carretto, si recò a San Sebastiano al
Vesuvio (allora semidistrutta) a vedere da vicino gli effetti eruttivi...
Francesco è molto appassionato di presepe fin dal 1950; ne costruisce uno
in casa ogni anno, cambiandone il "copione" e per questo ha
vinto varie coppe e medaglie in vari tornei e manifestazioni.
Ha giocato a calcio per diletto da ragazzo con gli amici e coi colleghi di
lavoro (torneo Intersociale) nel ruolo di mediano col numero sei nella
squadra de "Il cavallino rampante". Ha seguito la Turris al
campo "Fienga" e al "Liguori" fino al matrimonio.
Ha
viaggiato all’estero: New York (Long Island) in viaggio di nozze, in
Argentina in occasione dei 25 anni di matrimonio e Uraguay (Montevideo).
Oggi vive, circondato ed animato dall’affetto dei suoi figli e dei suoi
adorati nipoti. L’incidente "bellico" e l’amore per la
diletta compagna della sua vita, gli sono da sprone per andare avanti e
guardare con fiducia l'avvenire dei suoi cari, ai quali continuerà a dare
tutto il suo affetto e la sua disponibilità... |