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Tatonno tassì

di Peppe D'urzo

La storia dei personaggi, cosi ampia e ricca di ricordi, continua il suo "iter" sempre alla ricerca di episodiche rievocazioni. Tra mistificazioni e rivisitazioni, memoria e storia della nostra città, si vuol ricordare il contenuto delle esperienze passate di Antonio Mele detto "Tatonno ’u tassi". Nato a Torre del Greco il 22 marzo 1910, da Nunzio alias "Nunziatello ’u sciarabballiere" (da "sciaraballo" carro con cavalli e sedili di legno paralleli per dieci persone a sedere) e da Raffaella Mennella, alias "Fiuccia ’a ’ncazzosa".
Originario di via G. De Bottis ("’u vico ’dda croce"). Frequentò le scuole elementari in via Teatro. A 16 anni cominciò a navigare come mozzo. Nel 1936 era imbarcato sulla nave ospedale "California" in qualità di marinaio. La sua originaria attività è sempre stata quella di conducente di carrette con cavallo, per cui fu definito anche "’u cavaliere". Era solito recarsi a Napoli, in piazza Mercato, a caricare il carretto di merci vari per i negozianti torresi. Egli passava tra loro per le prenotazioni che trascriveva su fogli di carta, e, di buon mattino, si recava col fido cavallo nel capoluogo campano a prelevare i vari "articoli", facendo sempre attenzione ai mali intenzionati. Aveva un deposito di cavalli in via Purgatorio (di fronte all’attuale tipografia "Mari").
L’uomo, il carretto e il cavallo: un trittico inscindibile; uno spiccato di microcosmo ormai in via d’estinzione. Quando ci fu l’avvento delle carrozze motrici (tram) con trasporto collettivo di persone e dei pullman (dal nome di George Mortimer Pullman) poi, passò dallo "sciaraballo" alla sua vecchia passione: la carretta, con maggior slancio ed attaccamento.

  

Verso la fine di quel terribile settembre del ’43 in cui gli Italiani furono lasciati al proprio destino da quel comunicato "shock" dell’armistizio con le truppe alleate, i soldati tedeschi cominciarono ad effettuare rastrellamenti sul territorio della nostra città, per prelevare uomini da inviare nei campi di lavoro in Germania. "Tatonno" stava transitando in via Nazionale (zona Palazzone, attuale Palazzo di Giustizia) alla "guida" del suo "sciaraballo" (considerato l’antesignano del taxi), proveniente dalla vicina Torre Annunziata, quando venne fermato da una pattuglia di militari tedeschi, a gesti e a parole di circostanza fa capire loro di essere stanco e vecchio. I soldati, dopo un’occhiata d’intesa, lo lasciarono andare.
Ci furono, inoltre, i tanti bombardamenti sulla città e il ricovero ove era solito recarsi con la famiglia era ubicato al civico 60 di via G. De Bottis, i rastrellamenti delle truppe germaniche coi torresi che si rifugiavano alle falde del Vesuvio, il transito degli Alleati in via Purgatorio


e  in via Circonvallazione ("Via Nova") e l’eruzione del Vesuvio. Cugino di Carlo Cirillo, detto "Buattella", altro famoso e leggendario "corriere" con carretto e cavallo. Parente di Adriano Tazioli (1919/1979), ricordato come "’u modenese", tranviere e grande tifoso della Turris. Lavorò anche presso il presidio ospedaliere "F. Bottazzi" in via G. Marconi nel campo delle costruzioni, era capo operaio. Milite esente, si unì in matrimonio con Carmela Vitiello (nata a Torre del Greco nel 1921 della stirpe dei "’i cazzuoli".  Cinque figli: Nunzio, Raffaella, Angelo, Gennaro e Raimondo.
Nunzio ha lavorato con la ditta Corsaro ("Cor Legno"), poi trasportatore ed autista di camion. Angelo laureato in Sociologia e Gennaro in lingua orientale.
"Tatonno" nel 1964 divenne trasportatore su "quattro ruote". Infatti comprò un camion (Leoncino" OM - 35 q.li) col quale effettuava viaggi a Napoli e province. Lavorò anche per la ditta Schioppa in via Calastro. Caricava il camion di carriole (piccoli veicoli a mano e una ruota, fornite di due stanghe) consegnandole spesso fuori regione. Un fratello, Raimondo, emigrò in America e per molti anni non diede più notizie di sé. Nel 1974, Antonio si recò a Brooklyn (New York), e, dopo alcune ricerche, lo rintracciò, riportandolo a Torre ove al presente vive in via Montedoro con pensione americana (81 anni). Ad Antonio non è mai mancato il piacere di vestire e di apparire elegante, per cui gli fu affibbiato il nomignolo di "’u figurino", unitamente ad altri elegantoni d’epoca: "Giosue ’u barbiere" di Leopardi, Peppe e Antonio Iacomino (barbieri) di Corso Umberto I, di fronte al Bancolotto. Egli era cliente di un famoso sarto, un certo Carbone in via dei Mille a Napoli. Ha sempre avuto l’hobby delle canzoni napoletane che spessore citava alla sua maniera. Amico del tenore Francesco ("Ciccillo") Albanese. Ha frequentato il bar "Filippiello" dei fratelli Romito.
Ha dimorato in via F. Romano, in via Fontana, (piazzale) e dal 1980 vive nella quiete e nel verde di via Crocifisso al numero 25. Uomo che si può definire: casa e famiglia; ama leggere e tenersi informato sugli avvenimenti che ci circondano; uomo colto e conoscitore di varie materie umanitarie e scientifiche.
In un progressivo "flash-back" i ricordi gli passano davanti agli occhi e con immenso piacere rivive i tanti momenti del trascorso percorso della sua vita: "Cicciluzzo", "Franchino" e "Menichiello", suoi aiutanti e collaboratori. I clienti affezionati: D’Orlando, Esposito "’a malatella", "’a telaioia", Visciano, Panariello, "Lisetta", Salerno, "Benevento, Bono, A.C.M. ed altri. Il passaggio obbligato ai posti di dogana (dazio) per il controllo delle merci in via Nazionale-angolo via Lava Troia, piazza Luigi Palomba e via Fiorillo. Le squadre dei facchini dalle robuste spalle; "’a turchicella", famosa levatrice di via G. De Bottis (tutti i componenti di famiglia sono stati da lei portati alla luce) e le guardie municipali di una volta.
Nel 1993 ha festeggiato le nozze d’oro, circondato dai figli, nipoti e parenti nella chiesa di Cappella Nuova.

Le foto: Mele Antonio in un immagine del 1874 e la moglie Carmela