Peppe 'u trumbone
di Peppe d’Urzo
Attraverso
i ricordi del figlio Raffaele Di Franco, vogliamo riportare alla luce la
figura del padre Giuseppe, noto personaggio di "’Mmiez a Santa
Maria" (Largo Costantinopoli). Era nato a Torre del Greco il
16/04/1928 ed ivi deceduto il 02/06/1983; venne al mondo nella casa di I°
Vico Agostinella n. 12, da Raffaele, detto "'U capraio" (figlio
di "Anella ’a caprara"), e Maria Rosaria Balzano. In seguito
fu adottato da Giuseppe Di Franco, ex segatore nei cantieri navali della
nostra città ed emigrato in America, ove vi rimase senza far più ritorno
in patria. Sin da ragazzo giocava con i coetanei nei pressi del palazzo
baronale ("'U castiello" ), sede del Municipio; erano i
classici giochi di una volta che non costavano niente: "Rint ’a
liggiola", "Sbatt ’a muro", "’A nguattarella",
"Mazz ’ pivase", ecc.; e in questi momenti di spensierata
adolescenza fu scherzosamente chiamato "Peppe ’u trombone", in
quanto "petomane" in erba e con sonante risonanza.
Inizia in giovane età a fare il "remattier" (rigattiere; nel
nostro classico dialetto: "sapunaro"), acquistando e rivendendo
oggetti usati, specialmente articoli da vestiario e prodotti casalinghi,
unitamente a V.zo Vallo e Pasquale Marasco, da sempre ricordati come
"I sapunari".
Giuseppe camminava lungo ed in largo per Torre e
varie città limitrofe, con la "panara" (cesta di vimine), piena di
piatti, bicchieri, ecc., in cambio di "pezza vecchie".
Lavorò, poi, nei cantieri navali a Napoli come operaio
"picchiettino" ed addetto alla pitturazione delle navi, con la
ditta di G.ppe Arena. Riprese l’attività di rigattiere per oltre venti anni
ancora insieme a Donato Cantore, detto "Runatiello", col locale
in via XX Settembre (attualmente gestito dai nipoti).
Aprì, inoltre, un circolo ricreativo nella stessa via al civico 90.
Militare in Esercito (Cavalleria). Si unì in matrimonio con Maria Scala
(figlia di Raffaele, detto "Pachialone"), casalinga; figli:
Raffaele (classe 1957), ex marittimo ed al presente custode di un istituto
religioso nella zona di via Crispi in quel di Napoli; coniugato con Anna
Sellitto e quattro figli (una femmina e tre maschi) e due nipoti; e
Rosario, deceduto nel 1958.
Riemergono le memorie belliche, legate alla II
guerra mondiale che coinvolse anche la nostra pacifica città. "Peppe
’u trumbone" era solito recarsi c/o l’Istituto/convento di San
Geltrude al C/so Vittorio Emanuele, ai confini con l’allora Resina (dal
1969 con il nome di Ercolano); qui la madre Maria Rosaria vi lavorava come
lavandaia; un pasto non mancava mai; v’era, anche, un ricovero
antiaereo sotterraneo alla vecchia struttura di Santa Geltrude, per
ripararsi dai tanti allarmi che preannunciavano quelle terribili
incursioni aeree da parte delle fortezze volanti.
Purtroppo in quel fatidico 13 settembre 1943, quando caddero le bombe dal
cielo, iniziando dalla villa comunale fino alla chiesa di Santa Maria del
Popolo ed oltre, morirono nel convento alcune monache e scolare; fu un
grottesco giorno di sangue che causò, inoltre, la morte di tanti
innocenti che con la guerra non avevano nulla da ripartire. Dopo la
tirannica permanenza dei soldati tedeschi a Torre che portarono via molti torresi da inviare nei campi di lavoro in Germania, arrivarono gli
alleati, i "liberatori", che molto aiuto portarono alla gente
affranta nello spirito e nel fisico.
Giuseppe
ed altri ragazzi spesso si appiccicavano a quei camions americani ed
inglesi, carichi di ogni ben di Dio; l’inclemenza della fame non
risparmiava niente e nessuno. Accade che durante la permanenza degli
alleati in città, un soldato americano (probabilmente figlio di
italiani), conoscitore un po' della lingua nostrana, venne a casa di Peppe
nei caratteristici vicoli di via Agostinella, per dargli una cassetta
(contenente soldi) da parte del padre "americano" Giuseppe; il
giovane rigattiere rifiutò l’offerta, dicendo al militare di riportare
il tutto indietro...; egli avrebbe voluto |
la presenza del genitore adottivo e non quel
"dono"
venuto da tanto lontano; l'"Americano" non venne
mai a Torre, preferendo rimanere sul suolo statunitense.
A distanza di tempo ciò gli fu confermato dalla nonna paterna, madre di
Raffaele, detto "'U capraio", venditore di latte per le strade
cittadine. Altri germani di Raffaele: Giulio (deceduto), Salvatore,
ricordato come "'U caprariello", Giuseppe ("Peppe ’a
vela"), Annuccia, Olimpia e Antonietta.
"Peppe ’u trumbone"
era una persona allegra e caritatevole; uomo cattolico e devoto, sempre
presente alla processione dell’Immacolata e a quella di tutti i Santi;
era molto legato a don Stefano Perna, parroco di Santa Croce e alla
famiglia Mancuso; uomo di principio, faceva sempre del bene; amante delle
classiche canzoni napoletane. Per la festa di San Ciro organizzava in via
XX Settembre, con "Runatiello", l’esposizione della statua del
Santo, fuochi pirotecnici e cibo per i poveri. Durante lo sciopero dei
marittimi nel 1959, in quegli agitati tumulti di insurrezione, fu preso
dalle forze dell’Ordine senza alcun motivo o colpa, scontando diciotto
mesi di carcere.
Lasciava il piatto in tavola per andare a vedere la partita con la mitica
"Verginella" (Virginia Vitiello) e "Sinella "uocchiargiento". Cugino di Francesco ("Ciccio") Di
Franco, per molti anni custode dello stadio comunale "A. Liguori",
pensionato. Il figlio Raffaele gli dedicò queste poche ma sentite parole:
"A papa, mia vera forza ed infinito amore. Papa, stammi sempre vicino
come sei stato sempre in vita. Ti penso ogni ora del giorno e solo Tu eri
e sarai il mio conforto. Sono sicuro che dal Giardino del Paradiso, sei
sempre con me. Ti voglio bene, tuo figlio Raffaele".
Altro
personaggio da non dimenticare: Raffaele
Scala, detto "Pachialone", deceduto del 1957. Uomo grassoncello,
tranquillo e bonaccione; generoso ed amante della compagnia, il classico
"sciampagnone". Faceva il facchino, portando pacchi, camminando
sempre a piedi scalzi, un po' dovunque.
Era solito sostare "'Ncopp ’a Guardia" all’angolo con via
Gradoni e Canali presso la farmacia (attuale La Guardia) di V.zo Lettieri,
ricordato come "Don Vicienzo pier ’i paletti", o "Pier
’i papera", persona di spessore, consigliere e tuttofare della
zona. La sorella di "Pachialone" era detta "Agnese ’i Bialik", titolare di cantina sulle "grariarelle ’dda ciucciara";
poi, Assunta, Ninuccia e Alessandro.
Raffaele si sposò con Colomba Di
Maio, alias "Colomba ’a barbera" (famiglia di barbieri),
originaria di "Mmiez ’a Torre" (P.zza Luigi Palomba); ebbero
due figli: Maria e Luigi, anch’egli nominato "Pachialone";
quest’ultimo faceva l’ "afficiatella ’cu panariello"
(riffa) ed era portatore di ghirlande. "Pachialone" padre,
inoltre, aveva un posto ("puosto") per la vendita di frutta e
di verdure all’angolo di via A. Luise e C/so Umberto I. Si menzionano
altri personaggi del luogo. "'A muta ’i Sallione"
(Angelina Scognamiglio), "’A pavoncella" (lustratore di
corallo), "Mitilde ’a vaccara", "’A vuzzulosa"
(famiglia Ascione), don Antonio Salerno (Tutto per tutti) e tanti altri.
Le foto: Giuseppe Di Franco,
alias "Peppe ’u trombone" in due immagini degli anni ottanta;
Raffaele Scala "Pachialone"; la moglie Colomba "'A
barbera" col figlio Luigino in via Gradoni e Canali (in un ritratto d’epoca). |