Parrocchia
S. Maria del Popolo

Cosi mi impegnai intensamente per la ricostruzione di S. Maria del Popolo con un progetto più ampio. Molta parte dell’ospedale Maresca fu donato alla chiesa in cambio della Canonica del Parroco che era situata sul fronte strada.
Anche la congrega di S. Giovanni decollato esistente accanto alla Parrocchia e distrutta anch’essa dal bombardamento, per consenso dell’arcivescovo, fu annessa nell’area della ricostruenda Chiesa Parrocchiale.
Così il tempio acquisto un’area abbastanza vasta e utile alla necessità dei fedeli in continua espansione nella circoscrizione parrocchiale che si estendeva da via Fiorillo fino alla Circumvallazione, confinante con parte di via Guglielmo Marconi e viale Ungheria.
Durante la costruzione del tempio si rese necessaria una responsabilità maggiore per i contatti con il Genio Civile e con le imprese e cosi S. Eminenza Ascalesi decreto subito la mia nomina a Parroco: era il 23 ottobre 1947.


La Chiesa di S.Maria del Popolo, oggi

Soltanto il 23 dicembre 1950 mi fu dato il possesso canonico perché volli attendere la fine della ricostruzione della Chiesa ed entrare in quel possesso canonico continuando una successione di eventi: seminarista, sacerdote, vice parroco e parroco nella stessa Chiesa.
Non è stato facile attirare i fedeli alla Parrocchia anche perché allora ed oggi è funzionante la Chiesa di S. Teresa dei frati Carmelitani, appena a cento metri di distanza, i quali hanno avuto una tradizione radicata nei fedeli del rione che ha preso il nome di S. Teresa.
La parrocchia era conosciuta come la Chiesa dell’ospedale ed è stata fatica penetrare nella mentalità dei fedeli imponendo il vero titolo di S. Maria del Popolo. Per secoli era stata la cappella dell’ospedale che accoglieva le preghiere, le speranze e la gratitudine degli ammalati che si rivolgevano a Dio e alla cara immagine di Maria che si ammirava e si ammira sull’altare maggiore e che raccoglie sotto il suo manto stellato i bisognosi del suo aiuto materno.


L'altare maggiore di S. Maria del Popolo

"Meravigliosa immagine della Vergine dipinta su legno e con il Bambino Gesù in braccio che sovrasta i derelitti: infermi, minorati, storpi... inginocchiati – gli uomini separati dalle donne – che eleganti angioletti avvolgono e proteggono con un ampio mantello stellato; in alto due angeli incoronano il gruppo in un trionfo di luce" che risale al 1570 opera dell’artista napoletano De Angelo alias D’Acunto.
Gia nel 1570 esisteva, quindi, un ospedale con annessa chiesa di S. Maria del Popolo sulla strada Regia verso Napoli: chiesa arricchita da indulgenze particolari come si rileva dalla lapide sita nel viale dell’attuale Chiesa sulla quale era pubblicata l’indulgenza concessa con bolla di S. Pio V che concedeva a coloro che visitavano la Chiesa e recitavano "un Pater ed un Ave" avanti a ciascuno dei suoi cinque altari e anche a quanti, confessati e contriti, visitavano la Chiesa nel giorno della nascita della Vergine.


La vecchia struttura bombardata ne 1943

La Chiesa e 1’ospedale, come dipendenza di quello degli Incurabili a Napoli, furono edificati dal gentiluomo napoletano don Ferrante Bucca d’Aragona.
La Chiesa era di stile barocco, aveva una sola navata con il presbiterio più stretto e limitato da una balaustra. La volta era a botte decorata tutta di stucchi e illuminata da alti finestroni semicircolari. Alle pareti della Chiesa vi erano quadri di ottima fattura e la sagrestia era ricca di altri quadri di pittori famosi in quel tempo. Le suppellettili della Chiesa ricordavano una ricchezza notevole ed alcuni oggetti sacri erano doni offerti dagli ammalati dell’ospedale e da benefattori. Ricordo vari oggetti in argento cesellato, pianete in damasco, calici preziosi e un organo a canne che noi ragazzi amavamo tanto perché si faceva a gara a tirare le funi per dar aria alle canne dell’organo suonato da un bravo maestro.
Il tutto ora giace sotto terra, coperto dalla massa di detriti caduti per il bombardamento del 13 settembre 1943 che colpi 1’ospedale e la Chiesa. (In questa circostanza fu distrutta anche la cappella di S. Maria della Misericordia che prese poi nome di Congrega dei Bianchi aggregata a quella di S. Giovanni Decollato dei Fiorentini in Roma. I confratelli di questa Congrega usavano vestirsi con camice bianco e cappuccio sul volto ed assistevano prevalentemente i condannati a morte. Sottostante alla Chiesa vi era- no due ampi locali che raccoglievano i resti mortali dei confratelli: sacerdoti e professionisti).
n un ambiente si conservavano molto bene i loculi a forma di tempietti dove venivano deposti i cadaveri. Tutto il locale conservava teschi ed ossa dei defunti ben ordinati intorno ai tempietti. Il tutto ora e sotterrato dalla caduta del pavimento e dalle macerie delle due cappelle.

  
  La statua dell'Immacolata residente in Chiesa

Il padre spirituale della Congrega detta di S. Giovanni decollato, aveva intenzione di ricostruire detta congrega al cimitero, ma 1’Arcivescovo di Napoli Card. Ascalesi decise di dare più spazio alla costruenda Parrocchia e consiglio di annettere la Congrega nell’aria parrocchiale: purtroppo non se ne fece nulla!
La testa di S. Giovanni, in legno ben lavorato, era poggiata su un piatto d’argento ed e ben custodita nella Basilica di S. Croce.
L’Ospedale fu succursale degli Incurabili di Napoli e da questi amministrato e diretto dalla fine del settecento a quando nel 1927 ottenne 1’autonomia. Difatti 1’Ospedale nel 1927 fu riscattato dall’ente autonomo diretto dal medico Agostino Maresca.
Nel novembre 1929 la Chiesa dell’Ospedale, cosi chiamata, ma dedicata a S. Maria del Popolo, fu eretta a Parrocchia dal Card. Alessio Ascalesi e fu la prima parrocchia dopo la secolare guida pastorale di S. Croce in tutta Torre del Greco. Il primo parroco nominato dal Cardinale fu Mons. Giuseppe Vitelli, cappellano dell’ospedale e membro del Consiglio di amministrazione. Mons. Vitelli aveva il suo appartamento da cappellano nell’ambito dell’ospedale fin dal 1901. Egli ottenne varie concessioni dall’amministrazione a beneficio della Parrocchia e specialmente 1’uso del salone che divideva la Parrocchia dalla Congrega di S. Giovanni Decollato e che era servito agli ammalati come spazio di riposo e di ricreazione.
Il salone fu adibito a sagrestia (esisteva soltanto un modesto e stretto ambiente per 1’ufficio del cappellano) e ufficio parrocchiale. L’erezione a Parrocchia della Chiesa dell’ospedale cioè di S. Maria del Popolo. Parroco in varie azioni pastorali e in modo particolare si costituì un attivo movimento giovanile di Azione Cattolica. I confini della Parrocchia nel 1929 erano compresi tra via Fiorillo (confino con Ercolano), via Calastro, Corso Vittorio Emanuele, via Vittorio Veneto, parte di via Guglielmo Marconi, via Maresca, via Cimaglia, Circumvallazione e strade limitrofe.
La chiesa più grande e più bella (m 28x30) fu costruita tra alterne vicende e sospensioni per il costo dell’opera e per nuove integrazioni e soltanto il 23 dicembre 1950 fu riaperta al culto. Non aveva ancora il pavimento né la porta di entrata ma avevo voluto prendere possesso canonico prima della fine dell’anno santo.
La Parrocchia-tempio ormai era completata nella parte muraria, bisognava fornirla di tante cose necessarie per il culto e riempire 1’interno di pitture e di qualche altro altare.


La chiesa ricostruita dopo la guerra

Con il popolo si riuscì a realizzare la costruzione di due altari laterali dedicati a S. Antonio e al Cuore di Gesu. Le pareti disadorne furono impegnate da pitture che 1’amico Antonio Candurro artista e pittore, docente di Storia dell’Arte, realizzo, per la devozione di Basilio Liverino e del dott. Antonio Diaconale, con le immagini di S. Francesco e di S. Giuseppe. Dietro il Battistero c’era lo spazio bianco e fu occupato dal Battesimo di Gesù e sulla parete opposta pensai di ricordare tutte le vittime civili con la costruzione di un monumento su disegno del caro prof. Candurro e realizzato dall’amico Giovanni Vittorioso con i suoi operai.
Al campanile bisognava sostituire le vecchie campane perché nella caduta causata dalle bombe, si erano procurate delle crepe. Il Genio civile, dopo la ricostruzione della Chiesa e del Campanile, fece rifondere le campane, dalla ditta Capezzuto di Napoli.
Le vecchie campane erano del XVI secolo ma nessuna altra notizia ci risulta a riguardo. Azionate a mezzo impianto elettrico realizzato anni dopo dal Parroco, le campane danno un RE in 2’/8’ e un RE in 3’/8’, misurando cm 72, cm 62 e cm 40 e dovrebbero corrispondere rispettivamente ai pesi di 220, 140, 40 Kg. La campana maggiore ha una decorazione piu elaborata delle altre due. Tra due listelli scorre una scritta: VERBUM CARO FACTUM EST A. D. 1953 (Il Verbo e diventato carne Anno Domini 1953).


L'inaugurazione delle nuove campane

La fascia completa misura cm 5 di larghezza; segue un motivo decorativo con teste di angeli e festoni di cm 20. Al centro del corpo del vaso un medaglione ovale porta 1’effigie della Madonna del Popolo, la stessa che si trova effigiata nel quadro sull’altare maggiore della chiesa. La cornice che racchiude la figura e un rilievo di fiori e foglie e tutto 1’ovale misura cm 13x19 ed e chiuso tra la seguente scritta: "Ricostruzione di S.M. del Popolo".
La fascia decorativa inferiore e formata da puttini danzanti e festoni e sul bordo delle svasature vi e un merletto tipico della decorazione usata dalla ditta. Foglie d’acanto continue si ritrovano ancora nella decorazione della campana mediana e nella più piccola che ha intreccio di archetti a sesto acuto con piccoli motivi floreali. Aggiunto al nome della ditta C.ne Capezzuto si trova questa volta anche la parola "e Figli".

                                             Don Filippo Eredità