LA  SERIGRAFIA

LA SERIGRAFIA
NEL SUO LARGO USO


      Una moderna automatica della Solidink

 Non temo smentite, per dirla con la Serao, affermando che noi tipografi artigiani campani lavoriamo il doppio per guadagnare la meta rispetto ai tipografi artigiani del privilegiato nord. Eppure gli oneri sociali vengono ottemperati nella stessa misura, anzi, talvolta si è costretti a subire tributi fuori legge ed ingerenze varie, nella solitudine della modesta autarchia gestionale.
L’altro male annoso è la concorrenza, per nulla leale, rincruditasi con la massiccia pluralità delle botteghe. Io mi sono rifugiato su di un isolotto di salvezza, sebbene lungo e largo venti spanne, dove accarezzo varie tecniche poligrafiche. La mia tapina bottega di Via Purgatorio sostiene un insieme di ritrovati atti alla sopravvivenza, risolti con arnesi combinati, vecchi ordigni da macero modificati, resi idonei alla risoluzione di problemi tecnici altrimenti eseguibili solo con le moderne, sofisticate attrezzature, fuori dalla portata economica di una bottega. Il sistema serigrafico, ad esempio, consente di spaziare la fantasia attraverso una serie infinita di marchingegni. Se ci si lascia prendere da questa sorta di personalismo si sfocia facilmente nella sublimazione o, se volete, esaltazione professionale, la quale determina un appagamento ideale, tutt’altro che redditizio, ma d’una autocompiacenza quasi espiatoria, specie quando ci si stagna, a lungo andare, nel circolo vizioso della limitazione dei mezzi finanziari. Questa è l’alternativa alla realtà professionale campana vigente, condizionata da regolamentazioni clientelari pregne di compromessi; realizzare, cioè, al di la del lucro, i propri sogni nei campi elisi, meno razionali, della fantasia.



              Il procedimenmtio serigrafico

Il fatto stesso che tutti i sistemi di stampa, dai primordi ai nostri giorni, abbiano sempre previsto la carta, o i suoi prototipi, come supporto su cui trasferire l’inchiostro, fa sì che il tipografo che si cimenta nelle sconfinate possibilità realizzative serigrafiche, si senta quanto meno privilegiato. Forse per questo ho la tendenza a reiterare attraverso il materiale pubblicitario personale: Tipografia Mari, stampa su tutto, anche se ciò stimola un po’ troppo la fantasia della mia clientela torrese suggerendole le richieste più strane. Una volta, quando si volevano decorare oggetti solidi e tridimensionali, si ricorreva all’incisione, anche su lapidi, stele, insegne, ecc. L’incisione, ancora attuata per casi particolari, avviene attraverso la fresa a pantografo, e sebbene computerizzata, rimane un sistema lento di riproduzione poiché la fresa deve comunque seguire tutto il solco del disegno. Il sistema di incisione, che comunque non è stampa, rimane idoneo ed insostituibile per la scrittura di pezzi singoli, come, ad esempio, la produzione di targhe, di cui tratterò alla fine del lavoro.
L’esigenza di riprodurre oggetti decorati, in una società così spietatamente consumistica ha suggerito all’industria planetaria di rivisitare l’antico sistema di fregiare gli oggetti attraverso apposite maschere di seta, metodo attinto in alcuni testi della vecchia Cina. La stampa serigrafica, secoli or sono, rasentata qua e la in Europa da qualche artista predisposto alle ricerche sperimentali, si è affermata pienamente in questo secolo e non solo in Europa. In passato si era così impegnati a sviluppare e diffondere la stampa tipografica a caratteri mobili che si tralasciavano le tecniche parallele, che comunque risultavano meno pratiche e veloci, soprattutto con l’assenza della fotografia atta a realizzare velocemente le matrici.
In primo luogo, in passato, i prodotti commerciali erano minori, non solo proporzionalmente al movimento demografico; in secondo luogo le materie di vendita non erano sottoposte al processo di confezionamento dove fa gioco la grancassa. La plastica non esisteva. Quei pochi arditi che desideravano dare delle indicazioni ai rudimentali contenitori di legno, vetro, o in lega, ricorrevano all’incisione o alla classica etichetta, oggi perfezionata e per nulla soppiantata, poiché la stampa offset consente sfumature e dettagli imparagonabili. Infatti la lattografia si avvale del sistema offset.
Oltre ad essere una tecnica che non consente qualità garantite da altri sistemi, la serigrafia è un procedimento lento di stampa, a causa della struttura del veicolo di trasferimento dell’inchiostro. La racla che preme il colore attraverso le maglie della seta non può superare una certa velocità, nella sua corsa, poiché si andrebbe ulteriormente oltre la soglia della tolleranza qualitativa. Negli ultimi tempi si sono costruite macchine relativamente veloci e sofisticate, molte delle quali completamente automatiche, che accelerano al massimo tutte le fasi, tranne quella del raclaggio. Moltissimi serigrafi artigiani, però, come il sottoscritto, lavorano con le macchine a raclaggio manuale o al massimo con quelle a raclaggio assistito o con le semiautomatiche, che prevedono l’immissione manuale del foglio o dell’oggetto da decorare.
Numerosi sono gli artisti che riproducono le loro opere in serigrafia anche attraverso attrezzature rudimentali. La vera arte, secondo loro, è povera. D’altra parte lamentava Abel Bonnard: Quando un artista o uno scrittore si vantano di guadagnare molto ci avvertono, senza saperlo, che hanno cambiato mestiere. Alcuni studenti universitari, fuori zona, si sostengono economicamente praticando in proprio la serigrafia poiché, come ho gia detto, 1’attrezzatura essenziale consiste in un portatelaio ribaltabile fissato con cerniere al un piano qualsiasi, i cui bracci consentono un movimento a libro, ed una racla di gomma. Come si può notare dedico maggiore spazio alla tecnica serigrafica allo scopo di diffondere l’uso didattico od hobbistico, sperando di non causare ulteriori danni al settore commerciale. Prima, però, allo scopo di alleggerire, o appesantire (dipende dai punti di vista) l’asetticità della materia tecnica, daremo un’altra capatina nella storia napoletana relativa alla cultura e alla stampa.

MACCHINE PER LA STAMPA
SERIGRAFICA IN PIANO

 Bisogna subito distinguere due tipi di macchine serigrafiche, quelle per la stampa di supporti piani e quelle per la decorazione di oggetti di qualsiasi forma geometrica. Le prime sono adatte alla stampa di fogli di carta, plastica, alluminio, ecc. Per la stampa di fogli leggeri la macchina prevede il piano aspi- rante che provvede a trattenere il foglio durante il contatto della matrice, ciò per evitare che il supporto si attacchi alla seta stampante, compromettendo le copie successive. Per lo stesso motivo il telaio non va a contatto del foglio da decorare, ma distante qualche millimetro. Lo spessore idoneo di questo fuori contatto è stabilito in relazione al formato di stampa e alla flessibilità della seta. E’ la pressione della racla a determinare la stampa, come una riga mobile, cioè lo spigolo della racla inclinata che avanza. Il registro è assicurato dalle guide del foglio per garantire sempre la medesima posizione, indispensabile nei lavori a più colori sovrapposti o semplicemente accostati. L’operatore posiziona il foglio sul piano accostandolo alle squadrette di registro costituite da semplici strisce adesive, quindi abbassa il telaio che si fermerà sugli spessori di fuori contatto posizionati sotto i bordi della cornice. Intanto la pompa aspirante trattiene il foglio sul piano mentre l’operatore afferra la racla e la inclina a 45 gradi, quindi attinge l’inchiostro dal lato opposto del telaio e, premendolo sulla seta, lo fa scivolare verso di se. A fine corsa, ancora prima di rialzare il telaio, la seta è gia fuori contatto. Quindi, alzata la cornice si provvede a posizionare il foglio sullo stenditoio onde procedere alla fase successiva.
Nel caso di maggiore esigenza di inchiostrazione, come per la stampa di materiale assorbente, ad esempio la stoffa, lo spigolo della racla sarà più arrotondato e si lavorerà con una inclinazione maggiore, ma soprattutto si adopererà una seta con maglie più larghe, le quali consentono una maggiore erogazione d’inchiostro, non solo, ma si eliminerà il fuori contatto perché non si corre il rischio di sbavature o doppie immagini. Le macchine manuali o semiautomatiche di piccolo formato non consentono la decorazione di fogli superiori a 50 x 70 cm. Le macchine simili di formato maggiore adatte ai manifesti e alla cartellonistica, arrivano ad un formato di 100 x 140 cm. e oltre. Queste macchine sono dotate del meccanismo detto a racla assistita, o servoracla, se più vi piace, data l’impossibilita manuale di operare su formati così ampi. Le copie stampate con le semiautomatiche risultano qualitativamente ottimali e regolari, anche perché l’operatore potrà effettuare maggiori controlli poiché non impegnato nel faticoso raclaggio manuale.
Oggi sono in commercio macchine completamente automatiche per la stampa di supporti in piano. L’immissione avviene tramite mettifogli ad aspirazione simile a quelli delle macchine grafiche. Il foglio va a posizionarsi contro le squadrette di registro, questa volta di metallo e con regolazione micrometrica, quindi viene stampato ed espulso automaticamente per essere sottoposto ad essiccazione forzata con getti d’aria calda o con raggi infrarossi, ecc. I supporti prelevati dalle macchine manuali o semiautomatiche vanno adagiati in appositi stenditoi, poiché qualsiasi oggetto decorato in serigrafia non asciuga mai subito, non solo si guasta al graffio, ma ha bisogno almeno di qualche minuto per andare fuori polvere. Se così non fosse le maglie della matrice si occluderebbero al primo passaggio e sarebbero impossibili le stampe successive. 

L’OGGETTISTICA SERIGRAFICA NEL CARATTERIALE VESUVIANO 

La mia Torre del Greco ed altri centri della provincia non offrono molte possibilità di lavoro serigrafico. Commercianti ed artigiani che usufruiscono dell’oggettistica promozionale relativa alla strenna natalizia aderiscono pure alle proposte per corrispondenza di serigrafi del nord. Nella capitale del sud, invece, la stampa serigrafica è più operante, anche perché soddisfa la domanda dello estremo sud quasi sprovvisto di officine serigrafiche, sia pure di livello artigianale.

La stampa serigrafica consente la decorazione di una infinità di prodotti legati allo sport, alle religioni, al commercio. I serigrafi campani decorano la maglietta con l’effige di Maradona, la bandiera col ciuccio e, indifferentemente, 1’immagine del Volto Santo e il portachiavi con la Vergine di Pompei. Questa oggettualità anche suggerita, se non imposta, dalla moda consumistica si riallaccia alla simbologia della speranza, del riscatto sportivo, storico, religioso-salvifico, al di là da venire.



Oggetti da serigrafare. Per piccole tirature oggi si adopera pure il procedimento a trasferimento a caldo tramite copiatura laser o a sublimazione.

Sono feticci atti a rimuovere crediti sociali incamerati sin dall’età puerile. Anche l’impetuosità, 1’esuberanza, l’aggressività dei napoletani fa perno su questo desiderio atavico di rivalsa covato sin dal fallimento masaniellesco, interpretato come utopia di rinnovamento. Gli amuleti aiutano a scongiurare le eterne insidie della mente adulta e ci fanno apparire scapigliati, ribelli e incoscienti come gli scugnizzi, le cui note caratteriali ogni adulto vesuviano porta dentro. Questa oggettistica esasperata nel contenuto e nella quantità rappresenta una sorta di animismo tribale apotropaico. Si dice che essere coraggiosi non significa non avere paura, ma vincere la paura. Questo è possibile solo dietro una sorta di incoscienza, nella capacità atarassica di scivolare su tutti i problemi, anche i più emergenti. Queste risorse interiori del popolo vesuviano si traducono in un reattivo al dolore, un inimitabile adattamento al sacrificio, alle rinunce; risorse, queste, non ancora completamente compromesse dal sistema doppiofaccista del progresso. Il mio popolo sarà l’ultimo a cedere alla babele finale, anche se i segni di disorientamento sono gia evidenti dato lo stacco netto delle generazioni pre-post sessantottine.
Non ci si deve meravigliare, quindi, di certe stravaganze e bizzarrìe che derivano da questa irrazionale e fantasiosa personalità di massa, la quale trasforma in concretezza anche sogni e fortuna. Non è raro quel cliente che mi appare sull’uscio della bottega di Torre del Greco anfanando «Per venire da lei ho sorpassato almeno dieci tipografie, risarcitemi almeno i soldi del carburante». Un signore che non avevo mai veduto prima irruppe nella bottega sbratando una richiesta di cento pagelline di lutto con la pretesa di non remunerarmi perché, per venire da me aveva subìto un incidente d’automobile. Esasperato gli rimbrottai che se non spariva subito, i ricordini di lutto li avrei fatti alla sua persona, al che mi rispose candidamente che tentare non nuoce.

Dulcis in fundo
, un mio cliente affezionato disse che non l’avrei più rivisto perché conto 17 righi punteggiati sulle fatture che gli consegnavo, in più era il giorno 17 novembre, e stavo per dargli 17 mila lire di resto. Riteniamola una coincidenza, questi neppure arriva a casa, cade per le scale e si rompe una gamba. Non solo non e venuto più nella mia bottega, ma si e trasferito a Pompei, e piuttosto che passare per Torre del Greco preferisce fare il giro per 1’Asia…


                         La serigrafia su tessuti

LE MACCHINE PER LA STAMPA
DI OGGETTI
 

Queste macchine si distinguono in più categorie. Vi sono quelle per la stampa di oggetti conici, cilindrici o circolari; altre per la decorazione di oggetti tridimensionali flessibili, ancora per oggetti tridimensionali poliedrici, ecc. Oggigiorno tutti i prodotti commerciali sono contenuti all’interno di involucri policromi decorati in massima parte in serigrafia. Shampoo, dentifricio, mascara, candeggina e, consentitemi ancora qualche gradevole frase fatta: chi più ne ha più ne metta.
Per la stampa di oggetti cilindri, conici, sferici, comunque là dove esiste la geometria delle curve, il meccanismo centrale serigrafico subisce una variazione che somiglia all’aneddoto di Maometto e la montagna. La racla resta ferma, mentre il telaio di seta scorre sotto di essa scivolando sull’oggetto, il quale compie una rivoluzione su se stesso. In caso contrario il telaio avrebbe dovuto assumere la forma curva dell’oggetto ma ciò causerebbe una serie di problemi, tra cui, ad esempio, il tracimare dell’inchiostro dalla cornice sagomata, ecc.
Gli oggetti tridimensionali flessibili, invece, come tutti i flaconi, vanno gonfiati all’atto della stampa, per dare al supporto stesso la rigidezza necessaria atta a sostenere la pressione della racla. La stampa di oggetti sagomati, però, prevede telaietti di forma appropriata che vadano a combaciare con il lato dell’oggetto predisposto alla decorazione, superando ostacoli come bordi, spigoli, ecc. Molte volte, per oggetti di produzione continua vengono costruite delle macchine che sono studiate, progettate e realizzate in funzione dell’oggetto stesso, favorendo al massimo la praticità di lavoro, la velocità di stampa e la qualità della decorazione.
Molti tessuti vengono stampati in serigrafia ed alcuni con macchine combinate. Con le piccole macchine serigrafiche è possibile stampare solo tessuti tagliati o confezionati come foulard, asciugamani, magliette, ecc. Per decorare tessuti confezionati a più colori necessita una macchina circolare a più telai. Su di un asse centrale sono incernierati otto bracci per fissare quattro telai che avranno un movimento rotatorio. I piani sono due o più, per dare la possibilità di lavorare a più persone. Si procede al raclaggio col primo telaio e via via coi successivi. La stampa progressiva immediata, senza timore di sbavature, è possibile grazie alla proprietà di assorbimento dei tessuti. E’ agevole, comunque, stampare oggetti sfaccettati anche con le comuni semplici attrezzature per la stampa in piano, sempre che l’incernieramento sia elevabile, altrimenti bisogna operare a telaio semiabbassato con conseguente pericolo di tracimazione dell’inchiostro. Oltre agli essiccatoi a griglie metalliche del formato medio di 70 x 100 cm. (standard della carta italiana), sono in commercio diversi ritrovati per lasciar asciugare oggetti tridimensionali, fino al metodo suggerito da madre natura, cioè quello di disporli a castello, se di forma tale da consentirlo.

LA STAMPA SERIGRAFICA

 Vista la relativa semplicità delle macchine serigrafiche, la bontà della stampa dipende molto dalla matrice e dall’idoneità dell’inchiostro in relazione al supporto da decorare, per cui ogni tipo è sostanzialmente diverso da un altro. Spesso la vernice che veicolizza il pigmento è composta dalle polveri della materia del supporto stesso, là dove il solvente causa la saldatura. Una cosa è stampare la carta, l’altra, ad esempio, è decorare il ferro. Vi sono inchiostri serigrafici che dopo la stampa devono subire, insieme al loro supporto, ulteriori processi di lavorazione o trasformazione termica come, ad esempio, nella produzione di posters a rilievo o maschere carnevalesche di plastica. Il processo di stampa diventa qui una saldatura inchiostro-supporto. Come gli inchiostri grafici, quelli serigrafici essiccano per evaporazione dei solventi o per ossidazione, in massima parte, la particolarità sta silo nel veicolo di stampa. Per aggredire supporti come il vetro o il metallo, occorrono inchiostri a smalto. La loro essiccazione richiede almeno 8 ore, dopo di che presentano una buona resistenza al graffio.
Molti supporti richiedono la necessità di essere stampati con vernici che garantiscono un totale ancoraggio. L’essiccazione avviene qui per polimerizzazione, cioè attraverso quel processo chimico molecolare che accelera al massimo i normali, lenti processi di essiccazione naturale. D’altra parte molte vernici o collanti speciali, anche per uso domestico, sfruttano oggi questo principio. Il prodotto viene fornito in due componenti separate, la vernice vera e propria ed il suo catalizzatore, da miscelare in percentuale al momento dell’uso.
La stampa di tessuti prevede inchiostri o lacche speciali a base d’acqua e vengono diluiti leggermente, quando se ne presenta la necessità, con acqua di rubinetto. L’inchiostro adatto per il cotone generalmente non è coprente ed è adatto per la stampa di colori sovrapposti, da fondersi. Le lacche per fibre sintetiche, invece, come l’acrilico, ecc., sono coprenti e adatte per la stampa di colori chiari su tinte scure. Questi inchiostri vengono anch’essi polimerizzati ed essiccati in forno a raggi infrarossi o con presse a caldo.
Infine, per decorare quei supporti destinati a subire forti sollecitazioni come lavaggio, strofinio, attrito, strizzamento, agenti atmosferici, ecc., vengono adoperati inchiostri speciali. Abbiamo i vetrificabili per bottiglie; i termofusibili per metallo, e via dicendo. Alcuni vengono stampati con tessuto serigrafico metallico (acciaio inossidabile). Questi telai fungono da resistenza elettrica e consentono la fusione termica dell’inchiostro speciale sul supporto da decorare.
I1 sottoscritto si crogiola spesso nelle infinite possibilità realizzative del lavoro serigrafico, che, ripeto, in molti casi non richiede altra attrezzatura che una cornice di nylon ed una racla, oltre, naturalmente, ai materiali di consumo. Un angolo della mia bottega di Via Purgatorio, spesso si trasforma in una fucina di elaborazioni alchemiche. Il celato che si rivela stimola, come il sesso. Per concludere è doveroso aggiungere che molti contenitori di prodotti commerciali vengono stampati in lattografia, che adotta il sistema offset, grazie alla precipua prerogativa della stampa indiretta, in pratica la latta rigida raccoglie l’impronta dal cilindro gommato e non da una matrice altrettanto rigida, il che comprometterebbe un contatto omogeneo e provocherebbe l’usura quasi immediata della matrice stessa. Questo sistema consente di ottenere immagini policrome di eccezionale finezza, proprie della stampa offset. La stampa serigrafica, comunque, al di là della poliedricità di applicazione, detiene una prerogativa essenziale, la maggiore resistenza alla luce ed al graffio, delle decorazioni grazie alla totale libertà dei chimici fabbricanti gli inchiostri; offre la possibilità delle più svariate tecniche di ancoraggio delle vernici, che spesso vernici non sono. In più la serigrafia consente di abbondare con l’inchiostro specie sui materiali assorbenti, cosa impossibile con il sistema offset.