Le rotative sono le moderne macchine da stampa per
antonomasia. Questa generalizzazione si è diffusa attraverso il
cinema e la televisione che hanno sempre mostrato immagini eloquenti di
rotografia su ogni argomento concernente le arti grafiche. Esistono
delle rotative che producono tutt’altro che giornali. Prima di ogni cosa
la carta introdotta non è a bobine, ma a fogli sciolti. In queste
macchine, oramai in disuso, il piano portaforme fu sostituito da un
cilindro su cui viene fissata una impronta stereotipica della composizione
tipografica, allo scopo di eliminare l’arresto di fase
dell’andirivieni tipico delle macchine tradizionali da piombo, tutto
appannaggio della velocità di stampa. Le rotative con l’introduzione a
bobina, invece, furono costruite per i quotidiani. Innanzitutto esse
comprendono in una sola combinata tanti gruppi rotanti con pressione di
stampa e rulli inchiostratori autonomi; in secondo luogo la bobina,
sfruttando il principio della ruota, come i cilindri di impronta e di
pressione, elimina il sia pur fulmineo arresto del mettifoglio, in modo da
consentire al complesso meccanico velocità incredibili. Le rotative in
genere hanno invaso il mercato mondiale, esse, oltre ad obbedire al
principio della ruota, si conformano all’epidemica mania dell’uomo di
voler superare la velocita della luce, allo scopo di fermare il tempo e
procurarsi finalmente l’immortalità. Ma le corse moderne provocano solo infarti, ictus e, bene che vada,
alimentano l’ansia sempre crescente, e l’ansia è non altro che il
polo positivo dell’angoscia.
Sopra: Stereotipia piana di una forma tipografica
A destra: stereotipia curva per rotativa di giornale realizzata per fusione
(colatura).
Oggi le rotative funzionano con l'offset o con il rotocalco.
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La
stereotipia non è altro la riproduzione a calco o per fusione del
"bassorilievo tipografico" in maniera tale da favorire le
velocità di stampa, specie quella delle rotative. E' chiaro che questo
sistema, in auge nel primo 900, è oggi argomento da museo. Esso
ancora sopravvive per fabbricare timbri vecchia maniera (sistema non
ancora bene sostituito dai fotopolimeri) e per approntare cliché
flessibili per vecchi impianti appunto flessografici.
Macchina flessografica da giornale |