IL PROGRESSO MECCANICO

Le macchine di Koenig, oggi viste lentissime, allora moltiplicavano di gran lunga il lavoro manuale del torchio, e con minor fatica, e furono una vera rivoluzione nel settore grafico. L’industria giornalistica ebbero manna dal cielo e si svilupparono in breve tempo. La meccanica grafica fu in subbuglio e si capì che per cinque secoli i caratteri mobili avevano stagnato sotto l'ineguatezza del mezzo di stampa: il torchio. La febbre per l'aumento di produzione collimava con la rivoluzione industriale, ci si batteva per la velocità  e per migliorare continuamente la qualità della stampa.


Il primo tentativo fu quello di meccanizzare il torchio

Ma l'arresto del piano portaforma limitava la velocità. I costruttori Hoe e Applegat intorno al 1846, fabbricarono grosse e complesse macchine in cui il movimento alterno del piano veniva sostituito da un movimento rotativo. Ma per qualche tempo questo perfezionamento fu ostacolato dalla difficoltà di assicurare al cilindro la forma composta manualmente. 
Solo 1’invenzione della stereo curva (1856) e l’uso della carta in bobina permisero di arrivare al sistema di stampa attuale. Nel 1868 la rotativa Walter a bobina produceva gia 12.000 giornali all’ora. Contemporaneamente, le esigenze di limitate tirature e di lavoro di piccolo formato, create dallo sviluppo del mercato, richiesero soluzioni diverse; e infatti, parallelamente alla corsa alla produzione, venne manifestandosi anche la necessita di costruire macchine di diverso tipo, rispondenti alle richieste della crescente piccola industria e dell’artigianato.
A New York, nel 1862 il tedesco Degener realizzava una macchina di piccolo formato stampante piano contro piano e funzionante a pedale. Questa macchina, la Liberty, apri la serie delle platine come noi oggi le concepiamo e diede il suo nome a tutte le macchine costruite sullo stesso principio.

LE MACCHINE DA STAMPA

Le macchine da stampa, secondo le loro caratteristiche principali, si possono classificare in tre gruppi:  
Macchine piane o a platina,
a foglio trasportato da un piano con movimento di apertura e chiusura contro un altro piano recante la forma;  
Macchine piano-cilindriche
a foglio trasportato da un cilindro con movimento di va-e-vieni del piano portaforma, tipo che a sua volta comprende:
a) macchine in bianca ad arresto del cilindro;
b) macchine a rotazione continua (giro continuo o doppio giro); c) macchine in bianca e volta; d) macchine a più cilindri per stampa a più colori; Mecchine rotative (o cilindriche) a foglio trasportato da un cilindro rotante in continuazione contro un altro cilindro recante una forma curva.

 
   La doppia macchina costruita per il Times nel 1814    

 
                            Federico Koening

Una volta inventata la pianocilindrica si pensò ad ulteriormente automatizzarla con  l'immissione automatica dei fogli. Poi si pensò al ciclo continuo con la carta in bobine fino ai portenti attuali qui sotto illustrati.

     
                                 La Spedmas

    
                                    La Rollmac


                                  La Roland

 
                               La Muler a bobina

La tendenza attuale delle case costruttrici e di fare macchine robuste e veloci per quanto lo permetta 1’alimentazione della carta, e di renderne totalmente automatici o automatici i loro organi. All’operatore si richiede un sempre minor lavoro manuale ed un maggior compito di sorveglianza. Con pari esperienza ciò esige conoscenze e capacità tecniche più estese per la varietà delle macchine.