IL FUTURISMO DI MARINETTI NELLE ARTI GRAFICHE    pag. 3

Ma “sintetico” e, quindi, totale è anche il romanzo, la scrittura, capaci di sviluppare l’intuizione del lettore; di proporsi nella impaginazione e nella tipografia – ossia nel suo corpo – come una realtà inventata; di anticipare eventi sociali, scientifici; di eccitare all’esaltazione della forza vitale e della gioia; di costruire immagini liriche; di giocare sul dinamismo e sulla velocità; di rappresentare la materia nella sua organicità sensibile: olfattiva, tattile, uditiva e gustativa.
A sinistra: Giacomo Balla


Sopra: Marinetti
Foto a sinistra e sopra: Parole in libertà

Caratteri tipografici in libertà
La modernizzazione della stampa con Parolibere e la grafica futurista esercitano una forte attrazione su coloro che ne sono coinvolti, in Italia e all'estero, dove negli anni Venti si sviluppa una "tipografia elementare", ispiratrice a sua volta di nuove interpretazioni in tutta Europa. Verso la fine degli anni Trenta, mentre la grafica è in pieno sviluppo, dopo le esperienze futuriste, costruttiviste, neoplasticiste, funzionaliste, del Bauhaus ecc., lo stesso Marinetti può a buon diritto constatare che le "parole in libertà" non solo hanno condizionato la nuova arte tipografica, ma, influenzando la pubblicità, hanno di fatto conquistato l'ambiente urbano. 
Le ditte d'altra parte esigevano sempre più la massima chiarezza senza equivoco possibile di indicazioni sulla specialità o il recapito e ciò induceva di colpo negli avvisi murali la rivoluzione delle parole in libertà con la sua plastica tipografica a prospettive rilievi piani diversi profondità con una sua ortografia libera il suo movimento a tempi di verbi fuori dalla sintassi e dalle abitudini letterarie. Le parole in libertà si videro anche correre luminosamente sui frontoni e sulle terrazze delle case si arrampicarono dovunque ognuna svestita dal suo periodo pronta a dire tutto perché divenuta plastica nel suo isolamento e nel suo palpito tempista.

logico diIn questo periodo i futuristi creano saggi di poesia murale parolibera , accompagnando le realizzazioni con una riflessione sull'arte tipografica, un tema che coinvolge anche riviste specializzate, come "Campo grafico", "Graphicus" , "Typographische Monatsblätter", dove si attribuisce al futurismo il merito di avere aperto la via all'opera dei grafici contemporanei.

Le riviste del primo novecento sovvertite anche nella impaginazione ortodossa
Luigi Colombo Fillia di Revello (Cuneo) nasce il 3 ottobre 1904 ma, compie saltuari soggiorni a Parigi (1928-1929), poi opera massimamente a Torino. Qui, nel 1924, segue Marinetti svisceratamente ed è a capo di un gruppo futurista che che si distingue tra gli altri gruppi per la tenacia e la costanza delle iniziative culturali avvenute nel corso delle prime decadi del 900.
“La Città Futurista” (1928 e 1929), “La Città Nuova. Quindicinale di arte-vita” (1932 e 1934), “La Terra dei Vivi. Turismo-artearchitettura” (1933), “Stile Futurista” (1934- 1935), “La Forza. Mensile dei Gruppi Naturisti-Futuristi Italiani” (1935) sono essenzialmente riviste d’architettura, nate a Torino in seno all’attività dei Sindacati Artistici (meno “La Terra dei Vivi” prodotta a La Spezia) e molto simili l’una all’altra nella veste grafica. “Stile Futurista”, l’unica con formato da rotocalco, in carta patinata e a colori.
In ognuna di queste moderne pubblicazioni sono presenti annunci, manifesti, testi teorici e programmatici miranti a esaltare le conquiste più recenti del movimento futurista.
CONSIDERAZIONI FINALI
Anche il Futurismo come tutti gli avvenimentii di fine millennio causano la disumanizzazione dell'arte, della vita e della natura. La macchina vince sull'uomo in velocità e precisione, il Futurismo ignora la sorte umana e la sua vera natura. Così il Futurismo può essere l'anticamera dello smarrimento umano di fine millennio in un mondo dominato dall'imperialismo industriale e dalla guerra?. Si è certi che non si possono negare gli apporti positivi sul piano culturale ed etico? Almeno il Futurismo mostra la sua fragilità ed impotenza in confronto alla violenza e alla guerra.