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cliché tipografico, sudore dai pori come
rotocalcografia. Furono dei pittori: DURER, tedesco e il nostro
PARMIGIANINO a sperimentare un’altra tecnica per riprodurre
illustrazioni: l’acquaforte. Eravamo intorno al 1500. Gli artisti
stendevano sulla lastra di metallo una resina speciale e provvedevano a
scalfire la vernice indurita senza intaccare il metallo. A di- segno
ultimato si immergeva la lastra nell’acquaforte (acido nitrico)
perché corrodesse le parti scoperte da vernice. Una volta ripulita la
lastra da tutti i residui si procedeva per la stampa. Le matrici
calcografiche e quelle ottenute con l’acquaforte non presentavano
sostanziali differenze, sebbene ottenute con tecniche diverse. Quando l’acquafortista,
però, incideva le lastre procedeva ad una vera e propria fase creativa.
Impiegava tutto l’ingegno e l’estro nel comporre il disegno
graffiando la vernice. E’ da notare, però, che a differenza delle
altre tecniche ortodosse, non vi era molta possibilità di correzioni e
modifiche. |
IL PROTO NICOLA |