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diverse delle quali furono musicate. Ancora Libero Bovio ed il crepuscolare Eduardo Nicolardi, nonchè il famoso poeta Giovanni Gaeta, altrimenti detto E. A. Mario, che scrisse La Leggenda del Piave e la canzone Balocchi e Profumi. Dopo la Serao ritornarono a Napoli i tentativi ben riusciti di narrativa. Negli anni trenta Carlo Bernari pubblica I tre operai. Di Bernari sono Guerra e pace, Vesuvio e pane, fino al Foro nel parabrezza degli anni 70. Nel periodo tra le due guerre si distingue Anna Maria Ortese con Città involontaria, i racconti Angelici dolori, fino a Il mare non bagna Napoli, degli anni 50. Intorno al secondo conflitto mondiale il narratore napoletano di spicco è Giuseppe Marotta col suo famoso L’oro di Napoli, quindi Gli alunni del sole, San Gennaro non dice mai no, ecc. Dopo la guerra esordisce Domenico Rea di Nocera Inferiore, con Spaccanapoli, Una vampata di rossore, ecc. Quindi Michele Prisco, di Torre Annunziata, coi famosi racconti dell’esordio La provincia addormentata, poi Figli difficili, ecc. Altro romanziere del secondo dopoguerra sarà Luigi Compagnone che esordì con La Festa, poi La |
vita nuova di Pinocchio, L’onorata morte,
ecc. Infine Mario Pomilio con Il testimone e Il cimitero cinese,
L’uccello nella cupola, ecc. Vi sono molti altri intellettuali
napoletani di rilievo nel campo della filosofia, della critica, del
giornalismo, della filologia che, secondo me, vanno citati in trattazioni
specifiche più ampie, di natura critica, antologica, storiografica, per
cui discrepanze od omissioni spero saranno qui tollerate. Un ultimo autore
contemporaneo, però, degno di menzione, è il poliedrico Luciano De
Crescenzo, filosofo, umorista e scrittore di cristallina fattura, che
insieme a tutti gli altri intellettuali napoletani, citati o meno, ha
contribuito allo sviluppo dell’editoria non solo napoletana. |