La litografia e la calcografia, hanno quasi soppian- tato la scoperta gutenberghiana. La cibernetica, applicata ai sistemi planografici, trionfa vittoriosa, ma preclude il lavoro a misura d’uomo. II cervello umano viene in buona parte rimpiazzato. In più le macchine-robot non sbagliano quasi mai, non si angosciano, né, pero, sanno amare. Lavoratore comune non servi più, altri uomini fabbricano quanti ne vuoi di te, meno costosi, per nulla esigenti in materia di diritti. Care botteghe fuligginose, adattate negli stambugi nascosti dei dedali mai risanati della Napoli povera di delbalziana memoria, o nei tuguri addossati nelle cupe traverse dei numerosi centri urbani abbarbicati alle pendici del Vesuvio, o quelli che vanno da Capo Miseno alla Punta della Cam- panella, o altri ancora dell’entroterra, fino al Caser- tano, all’Avellinese, al Beneventano, addio! Il consu- mismo coercizzato dalla «grancassa», alla quale le arti grafiche si asservono, risponde ad una inferma domanda di dipendenza oggettuale- alimentare. Ma il vero benessere, I’amore, cioè la salute mentale, quale società, quale reame, quale cultura I’ha mai garantita o la garantirà mai? Possibile che I’uomo non trovi una strada finalmente idonea per scardi- nare I’antica angoscia del suo insoluto esistenziale, vale a dire la devastante consapevolezza del pro- prio destino di mortale, narcotizzata, invece, con reazioni difensive diversificate e contrapposte, dall’ annichilimento mistico alla criminalità? |
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