PREMESSA pag. III

Premessa pag. IV 


scopo di lucro. Senza dubbio vi sarà chi non riuscirà a cogliere il significato traslato del tema principale postulato ripetitivamente nel corso del lavoro. Penserà, costui, che io aneli il riflusso delle carrozzelle ed il ritorno dei focolari con gli alari arrugginiti, a causa, eventualmente, del mio acutizzarsi caratteriale della componente nostalgica. II tema ricorrente nel lavoro, infatti, e un antiprogressismo ostinato, a difesa delle arti applicate a misura d’uomo. So benissimo che se le arti grafiche non avessero avuto lo sviluppo massiccio e repentino in atto, anche dietro migliaia di posti di lavoro (il che non avrebbe guastato), non si sarebbe potuto certo tener testa alla massiccia domanda relativa al megaprogresso in stretta connessione con l’irrefrenabile sviluppo demografico planetario. 
II problema sta altrove. Ho utilizzato le arti grafiche quale attività umana creativa, come paradigma di tutte le attività catartiche affini, sottolineando l’estrema, nociva industrializzazione di esse, dietro il paravento delle necessità produttive, non solo, ma soprattutto denunciando la perniciosa sovra produttività quando questa intacca l’equilibrio psicologico generale dietro il meccanismo infermo 
                                


della dipendenza. La natura dell’uomo vuole che un maggiore rilassamento del già preistorico insoluto esistenziale avvenga più nella fase di desiderio che nell’appagamento totale e ripetitivo che presto porta a spossamento e saturazione. La qualità della vita non si misura con gli eccessi quantitativi oggettuali, con il traguardo del possesso, ma con idealismi astratti, come, ad esempio, la realizzazione personale attraverso il lavoro specializzato, fuori dalle corse spasmodiche nel solco del potere che non approdano a nulla di veramente salutare se non all’illusione di un traguardo pari a quello che s’illude di raggiungere chi vuole spegnere il fuoco con la benzina. Affatto semplicisticamente Leopardi recitava in chiave retorica: "I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli adulti il nulla nel tutto". Se no come si giustifica la proverbiale solitudine dei ricchi, dei re, dei boss, nel ristretto, squallido ambito elitario asettico, dove aleggia sempre il timore della detronizzazione, quindi l’ossessione della perdita di quello specioso sostegno psichico anti insoluto esistenziale, cosi faticosamente e quasi sempre non molto onestamente accaparrato. Antiprogressista si, quando scopro tangibilmente che molti rimedi sono risultati peggiori dei mali.