Viene su isolandosi dai
compagni e dai familiari; spesso, dicono i biografi, è costretto a letto da uno
stato di depressione grave, infatti non riesce a destarsi prima di sera. Eppure molte donne lo ammirano e lo corteggiano, persino la figlia di James
Joyce stravede per lui; egli, però, non si cede a nessuna. Nel 1928, si
trasferisce a Parigi tramite una borsa di studio del Trinity College. Nella
Capitale francese impara appunto il francese, ma pure l'Italiano.
Si interessa alla letteratura e al teatro, e trascorre il suo tempo giovanile
tra le "sudate carte". Come tutti gli aspiranti artisti della penna
frequenta i salotti letterari della capitale dove rafforza i rapporti con colui
che è da definire il suo maestro: James Joyce.
Dopo il Trinity College viaggia per tutta l'Europa. Scandaglia l'Irlanda, la
Francia, l'Inghilterra e la Germania, la Spagna, componendo poesie e racconti.
Studia assiduamente, visita biblioteche, gallerie d'arte, e musei. Ma conduce
anche una vita dissoluta tra alcolici anfetamine e prostitute. Cade e risorge,
annaspa e si ancora, vive intensamente ed affannosamente l'adolescenza e la
giovinezza, tra sensazioni ed esperienze ora sublimi, ora angosciose. Nel
1937 il trentenne Beckett si ritrasferirà a Parigi per raggiungere e fuggire,
ponendo se stesso come punto d'arrivo e di partenza.

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L'attività
letteraria migliora il suo temperamento melanconico. Consegue un premio
letterario di poche sterline per il suo "Whoroscope", un poema
sulla precarietà dell'esistenza. Comincia contemporanea- mente uno studio
su Proust, determinando che la routine, l'abitudine, "non è che il
cancro del tempo".
Durante la seconda guerra mondiale decide di partecipare alla guerra
traducendo testi militari. Il pericolo delle armi, però, incombe e si
trasferisce in campagna con Suzanne Dechevaux-Dumesnil, più avanti di lui
negli anni, che diventa prima la sua amante ed infine la moglie, dopo
molti anni. Diviene quindi manovale, poi lavora in un ospedale; solo
nel 1945 ritorna a Parigi, in disastrose condizioni economiche. |
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Beckett scrisse in inglese i suoi primi libri, tra cui una raccolta di poesie e
il romanzo Murphy (1938). Solo dal 1945 ha cominciato a scrivere in francese,
lingua con cui ha composto le sue opere più importanti. Il suo capolavoro è
Waiting for Godot: "Aspettando Godot". L'opera è tutta un dialogo tra
due personaggi, ai quali poi se ne aggiungono altri due.
Due strane persone, Vladimiro ed Estragone, due mendicanti, che aspettano Godot
che è un personaggio fantastico in quanto essi non l'hanno mai visto, non sanno
chi sia e non sanno se o quando arriverà. La scenografia è una via deserta
presso un salice, dove i due aspettano il fantomatico Godot. Si raccontano
vecchie avventure, litigano e si scambiano gli indumenti. Subentra un terzo
personaggio, un ricco commerciante con uno schiavo legato con una corda, docile
ed ubbidiente, e qui prendono vita eventi comici e buffi. Trascorrono molti
giorni, Vladimiro ed Estragone ripetono gli stessi racconti, non hanno il senso
del tempo e non ricordano cosa hanno fatto neppure il giorno precedente.
Aspettano sempre questo Godot senza sapere chi sia e che non arriva mai. Della
vicenda non si sa nient'altro: dove hanno conosciuto quest'uomo? Da dove vengono
i due personaggi e soprattutto da quanto aspettano? Del resto non lo sanno
neanche loro, che si trovano a rivivere le stesse situazioni, gli stessi
dialoghi, gesti, all'infinito, senza potere darsi risposte neppure alle domande
più ovvie. Oltre a Vladimiro ed Estragone, dicevamo, ci sono soltanto altri tre
personaggi: Pozzo, il ricco borghese che si aggira senza meta per le sue terre
col docile suo servo Lucky, essere umano ridotto in condizioni bestiali, che
sbava ed emette parole incomprensibili in un lungo, sconclusionato monologo; poi
un ragazzo mandato spesso da Godot perché avvisi i due protagonisti che anche
quel giorno non potrà venire.
Alla fine dell'opera non si hanno le idee molto chiare, ciascuno può dare una
propria interpretazione. Forse i contenuti stanno a significare la vita degli
uomini; essi non sanno da dove vengono ne perché vivono, ma continuano ad
aspettare un segno della presenza di un Dio, nel quale si crede ma senza la
certezza assoluta che esista, tanto meno che arriverà e si mostrerà a noi.
La rappresentazione teatrale ottiene un successo immediato nel '53 al Theatre de
Babylone.
Pure la critica, ha cercato di arrivare ad una
interpretazione definitiva, ma invano; la certezza è che nel lavoro c'è un
marcato autobiografismo, il profondo dell'autore (e forse inspiegabile) disagio
interiore. |

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Tra il 1951 e il 1953 Beckett ha pubblicato una sua trilogia: Molloy, Malone
muore (Malone meurt), e L'innominabile (L'innommable). I personaggi sono
stranamente infermi e disperano in monologhi ossessionati dall'orribile
solitudine dell'uomo del XX secolo e la sua paradossale "forza"
reattiva ed esorcizzante contro l'oscuro annichilimento esistenziale.
Intanto si situa Molloy,
tra la stesura de La Cognizione del dolore di Gadda e l’intreccio di
vicende che caratterizzano la sua fortuna editoriale il romanzo che - seguito da
Malone meurt e da L’Innommable - inaugura la detta Trilogia
di Beckett. Dalla prima versione del 1936, il testo gaddiano si modifica e si
espande, giungendo alla definitiva edizione del 1970 arricchito delle appendici
e delle note costruttive redatte dall’autore per le numerose revisioni. La
Cognizione del dolore diviene quindi coeva al romanzo di Beckett, con cui
divide sorprendentemente temi e immagini.
Nel 1957 avviene, di Beckett, la prima rappresentazione di Endagme, "Finale
di partita", al Royal Court Theatre di Londra.
Messa in scena, inoltre, per la prima volta, a
Londra, lo stesso anno: "Krapp's Last Tape", l'opera fu scritta
da Beckett nel 1958 e fu ripresa nel '60 a Parigi e New York. Krapp è un uomo
maturo dall'aspetto di clown: è seduto ad un tavolo su cui appare un
registratore e alcune bobine incise tempo addietro. Egli non ha bisogno di
ricercare il tempo perduto. Tutto è stato registrato e catalogato. Il nastro
che egli ascolta è, in realtà, pieno di ricordi, ma sono ricordi "in
tempo reale", non ricostruiti nella memoria: il passato è castigato
nella registrazione, scherno e spiegazione per il presente.
Le opere di Beckett si mostrano essenzialmente innovative e rivoluzionarie, come
fu, infondo, l' "Ulisse", per la letteratura, del suo maestro Joyce.
Beckett stravolge la forma tradizionale del teatro, sia per estetica che per
contenuti. Il tessuto connettivo di queste due opere citate è la solitudine
dell'uomo moderno a cospetto della perdita di Dio in una condizione di
nichilismo maggiore e più angosciosa di quella del vecchio credente, da piombare
in una solitudine devastante ed ossessiva superiore alla vecchia consapevolezza
esistenziale della morte, rincrudita del timore dell'assenza salvifica.
Lo stile di Beckett è basato su frasi sintetiche, ridotte all'essenziale;
talvolta si fa uso di aforismi o citazioni e dal senso di uno spiccato
"drammatico" umorismo. Non per nulla Samuel Beckett è stato definito,
con Ionesco, l'antesignano "scrittore dell'assurdo" in campo
planetario. Il teatro dell'Assurdo di Beckett,
infatti, mira proprio ad analizzare le possibilità del linguaggio o
dell'impoverimento del linguaggio, tanto che nelle sue ultime opere, alle
conversazioni sconnesse subentra il silenzio. Il linguaggio si identifica nel
non-linguaggio dunque, in una comunicazione impoverita, in messaggi che non
diventano veicolo ma barriera alla comunicazione; a primeggiare, infatti, è
esattamente l'opposto di quella che è la comunicazione, ossia il nonsense.
Nel 1969 il nostro ottiene il premio Nobel per la letteratura grazie,
soprattutto, ad "Aspettando Godot".
Beckett ha continuato con la narrativa, ma soprattutto ha scritto per il teatro,
riproponendo fino agli estremi del silenzio e della pura mimica, i temi
fondamentali della sua ricerca. Assoluta è la sua
bravura nella descrizione dell'immagine, della sensazione, del particolare, ma,
dunque, anche del silenzio, dell'immobilità, del nulla. Immobili, in silenzio
assoluto, sarebbe l'atteggiamento più consone ai temi, ma i poveri personaggi
non sono all'altezza di tanto onere, e allora sbraitano, chiacchierano,
scherzano, mugugnano, disputano, mimano speranze, rancori, pronunciano
sillabe banali, o insensate, sublimi, infine.
L'opera beckettiana concretizza nel suo complesso, con potente
concentrazione allegorica ed essenziale uso di mezzi espressivi, un profondo
pessimismo della concezione dell'uomo nella civiltà alienata della vita moderna,
ma è motivo di grande riflessione che, stranamente e misteriosamente, piuttosto
che spingere a dichiarare la resa riconduce all'etica, a valori umanistici quasi
totalmente smarriti.
Beckett muore in un ospizio il 22 dicembre del 1989 sotto tutto il peso
esistenziale della sua vita comunque geniale, (perché si sa che il genio sa
senza imparare) donando ogni suo bene, compreso l'ingente somma del premio
Nobel.
Luigi Mari
Per approfondimenti rivolgersi al Prof.
Antonio Borriello.
(vedi biografia essenziale di A.
Borriello)
Bibliografia: Samuel Beckett
Murphy (1938)
Molloy (1951)
Malone meurt (1952)
En attendant Godot (1952)
L'innommable (1953)
Nouvelles et textes pour rien (1955)
Fin de partie (1957)
Act sans paroles (1957)
Comment c'est (1961)
Oh les beaux jours (1961)
Dove trovare le opere in Italia:
Aspettando Godot EINAUDI
Disiecta. Scritti sparsi e un frammento drammatico
EGEA Film EINAUDI
Finale di partita EINAUDI
Giorni felici EINAUDI
Immagine-Senza-Lo spopolatore EINAUDI
Mal visto mal detto EINAUDI
Mercier e Camper SUGARCO
Murphy EINAUDI
Più pene che pane SUGARCO
Poesie in inglese EINAUDI
Primo amore-Novelle-Testi per nulla EINAUDI
Proust SUGARCO
Racconti e teatro EINAUDI
Soprassalti Stirring Still SUGARCO
Teatro completo EINAUDI-GALLIMARD
Tre pezzi d'occasione EINAUDI
Trilogia: Molloy - Malone muore - L'innominabile EINAUDI
Trilogia: Molloy - Malone muore - L'innominabile SUGARCO
Ultimo nastro di Krapp-Ceneri EINAUDI
Watt EINAUDI
Watt SUGARCO
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