pag. 10 | Il Treno 8017 | ||
Balvano, 03 marzo 1944 |
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30 morti torresi |
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Articolo di
Pietro Spirito, pubblicato in "Linea Treno", Cronaca di un disastro annunciato |
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La tragedia matura nelle condizioni di viaggio di un Paese devastato dalla occupazione e dalla guerra. Due settimane prima dei fatti, il sottosegretario di Stato alle comunicazioni per le ferrovie, la motorizzazione ed i trasporti in concessione, Giovanni Di Raimondo (nel dopoguerra diventerà direttore generale delle Ferrovie) segnalava che il treno bisettimanale per viaggiatori civili Bari-Napoli "si è dimostrato assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze della numerosa popolazione delle regioni attraversate". Sulla stessa tratta, il 10 gennaio 1944, si era verificato un incidente mortale, costato due vite e sei feriti. Così racconta questo episodio, nel suo rapporto, il capitano dei carabinieri Aldo Giannone: "Sportello aperto vettura treno viaggiatori 7144 Polignano-Bari per forte urto contro carro merce fermo, staccavansi ed alcuni viaggiatori, che causa affollamento trovavansi sul predellino, cadevano". C'erano quindi i segnali di una situazione precaria nei collegamenti ferroviari lungo la linea. Ma, in un clima difficile come quello della guerra, era estremamente complesso attivare meccanismi di prevenzione e di intervento. Cosi si arrivò alla tragedia del treno 8017. La notizia della tragedia rimbalza in Italia da Lisbona soltanto alcuni giorni dopo, con un comunicato della Reuters ripreso dai giornali nazionali. Anche questo dato sta a testimoniare la precarietà dei tempi e la difficoltà con la quale le informazioni circolavano. Mario Restaino, nel suo sforzo di ricostruzione degli eventi, riporta anche brani dall'elenco degli oggetti rinvenuti da persone sconosciute sul treno, dopo la tragedia.
Bambino e soldato.
È uno spaccato della povertà di un'Italia divisa, dedita al commercio per la sopravvivenza, largamente condizionata dal mercato nero che era diventato la forma principale di transazione. Negli oggetti sequestrati dai carabinieri dopo l'incidente si leggono in filigrana le microstorie di quel tempo: 28 kg di salsa sfusa, 25 kg di salsa in lattine, 50 kg di frutta, 15 scatolette di salsa, 15 kg di tabacco in foglie, 22,7 kg di sigari toscani, 3 kg di sigari di Roma, 19 kg di sigari toscani e mezzi sigari, 6,25 kg di fiammiferi di zolfo. In una notte di marzo del 1944 l'incidente di Balvano spezzò quel commercio e tante vite umane. Ne rimane oggi, anche grazie al pregevole lavoro di Restaino, la memoria. Al libro mancano le relazioni tecniche delle Ferrovie dello Stato e i documenti del governo alleato. L'autore ha cercato, senza riuscirvi, di consultarli. È una ricerca che varrebbe la pena di continuare. |
Risposta a una lettera pubblicata in "iTreni oggi", Dicembre 1992, pagina 12 il più grave disastro "Gradirei avere notizie su un incidente occorso in una galleria ferroviaria dell'Italia del sud nel 1944, dove per le esalazioni della combustione di una locomotiva a vapore, ferma in galleria, morirono diverse centinaia di passeggeri. Avete notizie di questo incidente? È possibile conoscere il luogo, la linea e l'eventuale vaporiera?" (M. Lussana). È il più tragico incidente ferroviario della storia. Avvenne intorno all'una del mattino del 3 marzo 1944. La presenza di viaggiatori sul treno 8017, che era un merci, era abusiva e fu una delle cause del disastro. Il treno, partito da Salerno verso Potenza, viaggiava in doppia trazione (le locomotive pare che fossero due 476), composto da 47 carri e sovraccaricato dalla presenza abusiva di centinaia di persone, cosa peraltro abituale in quell'oscuro periodo della seconda guerra mondiale; all'interno della lunga e acclive galleria dell'Armi, poco oltre la stazione di Balvano-Ricigliano, incominciò a slittare e non riuscì più a procedere. Sentendosi venir meno, i macchinisti purtroppo presero misure opposte: una delle due locomotive fu trovata con la leva d'inversione disposta per la marcia avanti, l'altra a marcia indietro. L'incidente avvenne in piena notte e l'allarme fu dato con ore di ritardo. Le fonti discordano circa il numero dei morti, intossicati dai gas della combustione: furono sicuramente non meno di 425, compresi i macchinisti, ma probabilmente più di cinquecento: si salvarono solo le persone che si trovavano sui carri di coda, fermatisi presso l'imbocco della galleria. La galleria stessa da quel momento fu presenziata e la memoria di quella sciagura fu probabilmente una delle ragioni che indusse le FS a dieselizzare la linea Battipaglia-Potenza prima di ogni altra.
"Testo dell'articolo tratto da www.trenidicarta.it" |