La Torre di Bassano e le sue sorelle - Pag. 20

 


 

Galera del XVI secolo

 


giurisdizionali, si ricorda che:

"In queste Torri che da mano in mano si andavano costruendo nelle Marine del Regno vi si deputavano i Caporali per custodirle insieme con altre persone che vi si destinavano dalle Università per invigilare a tal servizio, dando l’avviso con fumo e fuoco di giorno e di notte in caso di scovrimento o sbarco di corsali, acciò la gente ne’ convicini luoghi avesse avuto tempo di salvarsi, usando ancora le artiglierie e Moschetti contro de’nemici per fugarli. Questi Caporali si creavano ogni anno dall’Illustre vicere protempore... duca di Alcala. Si creavano ancora le sopraguardie in ciascheduno dipartimento sovrastando questi non meno ai Torriere pagati dalle Regia Corte, che a Cavallari e Pedoni deputati e stipendiati dalle Università per battere e custodire le proprie Marine... (In particolare J due Cap.ni sopraguardie delle due paranze della Marina di d.a Prov.a...
".

Dal che si evince che contemporaneamente alla formazione dei caporali comandanti delle torri, intorno al 1566 si procedette pure alla istituzione dei capitani sopraguardie la cui giurisdizione comprendeva alquante torri, con la relativa guarnigione al completo, oltre ai fanti ed ai cavallari. Tale segmento elementare di base della difesa anticorsara si chiamò ’paranza’, e rappresenta probabilmente l’ambito territoriale oltre il quale gli avvistamenti non venivano più trasmessi indistintamente ma solo previa opportuna concertazione e codificazione. In tal modo sarebbe riuscito abbastanza agevole per gli squadroni della cavalleria miliziana dirigere proprio sulla spiaggia minacciata, vantando l’allarme una corrispondenza univoca con il territorio. Di certo tra l’avvistamento diretto e quello indiretto intercorreva ovviamente una profonda differenza di tempo utile. Per il primo, infatti, il preallarme poteva contare sull’intervallo occorrente ad una fusta per coprire la portata visiva massima di una torre, ovvero dall’orizzonte ottico alla spiaggia. Questa altrimenti detta, nelle migliori condizioni atmosferiche, raggio dell’orizzonte visibile, e espressa dalla nota formula D=3850 [h] " dove h è l’altezza dell’occhio sulla superficie del mare e D la distanza massima visibile: motivato, quindi, su litorali bassi il ricorso da secoli a manufatti a forte sviluppo verticale. Nel caso  delle  torri vicereali la compatibilità di questa esigenza con le altre funzioni non consentirono però alla piazza di superare la quota massima di una quindicina di metri. A tale livello sul mare non si oltrepassano i 15 km di visibilità, corrispondenti a poco meno di un paio d’ore di navigazione. Il margine teorico minimo, per l’avvistamento diretto non poteva perciò eccedere tale risicatissimo limite, proprio per le torri di massima difesa, quelle cioè ad immediato contatto con la spiaggia. In pratica, tuttavia, si tendeva ad avvalersi di qualsiasi modesta asperità naturale per incrementarne l’altezza senza decurtarne l’efficacia. Nell’avvistamento indiretto si faceva affidamento su margini enormemente più consistenti, derivanti dalla differenza di velocità fra i segnali ottici-acustici e quella di crociera delle unità corsare. E’ coerente stimare che i primi, a fuoco ed a fumo, includendo anche i tempi di attivazione e gli immancabili ritardi di ricezione e di ritrasmissione, non viaggiassero a più di una ottantina di Km/h contro 10-8 Km/h massimi delle fuste, con un rapporto in prima approssimazione, e per eccesso, di 10 a 1. Esemplificando: il segnale di avvistamento, lanciato da una torre a soli 40 Km dal punto

effettivo di atterraggio, nell’ambito quindi di una singola paranza, precedeva l’evento di almeno 5 ore che spesso risultavano anche 6 per la ridondanza delle torri già ricordata. Il margine cresceva ancora con l’impiego dei segnali acustici.
Con i dispacci in codice potevano attingersi preavvisi di intere giornate addirittura, come confermano numerosi rapporti. Indubbiamente l’incertezza della località ’vittima’, ridimensionava fortemente il vantaggio ma scongiurava in ogni caso funeste improvvisate. Oltre all’altezza, quanto ricordato trovava un modesto riscontro in alcuni dettagli delle torri. L’avvistamento diretto, ad esempio, necessitando della massima potenzialità visiva, andava obbligatoriamente espletato dalla piazza e pertanto quasi tutte le torri al piano agibile non disponevano di aperture volte al largo. Sarebbe stato un pericoloso incentivo a svolgere la vigilanza dal loro interno, circa 6 m. più in basso, decurtando cosi di quasi 20 minuti il vitale ristretto margine. Per lo stesso fine sulla terrazza vi erano apposite:

"garitte necessarie, dove si ha da fare la guardia del torriero...".

Per l’avvistamento indiretto, invece, essendo gli anticipi di gran lunga superiori se ne reputava possibile l’assolvimento anche dall’interno e perciò nel medesimo ambiente si lasciarono sempre due opposte aperture orientate sulle torri contigue. Aperture, minuscole da non confondere con feritoie poiché non si ipotizzò mai l’impiego delle armi da fuoco dall’interno delle torri, non fosse altro che per il fumo, che l’avrebbe rapidamente saturate. L’avvistamento in definitiva determinò il numero e la dislocazione delle aperture, nonché l’edificazione sulla piazza di una apposita garitta. In merito alla segnalazione occorre aggiungere che essa si avvalse costantemente di quella acustica, tramite gli onnipresenti petrieri. I vantaggi consistevano non tanto nella superiore rapidità diffusiva quanto nella omnidirezionalità e non schermabilità del segnale, che riusciva a raggiungere sia le torri contigue che le case limitrofe anche quando la gente vi riposava all’interno, e quindi indipendentemente dalle rispettive attenzioni. E’ del resto incredibile che le popolazioni rivierasche, sulle quali incombeva l’incubo delle razzie, trascorressero le notti a scrutare se sulle torri si accendevano i temuti falò! Dato però il maggior onere, connesso con l’usura del pezzo e con il consumo della polvere, lo sparo del petriero veniva riservato per lo più ai casi di avvistamento diretto, o al ’sollecito’ nei confronti delle torri contigue che non avevano ripetuto il segnale dimostrando cosi o di non averlo ricevuto o di non essere in condizioni operative, evento comunque gravissimo, nonché per gli avvisi ai mercantili in transito. Come ultima precisazione va ricordato che i torrieri ricorrevano a segnali ottici convenzionali medianti i quali riuscivano a notificarsi sia l’entità degli incursori sia la rotta (201). Della delicatezza della mansione tutti, dai caporali agli aggiunti, erano perfettamente consci, come pure delle funeste conseguenze della mancata osservanza della vigilanza. Nelle innumerevoli quietanze pervenuteci, infatti, la formula stereotipata è del tipo: "Avendo eseguito attentamente la guardia prescritta ed avendo effettuato i debiti segnali con il fuoco, con il fumo e con lo sparo del mascolo, non si è lamentato presso la popolazione circostante alcun incidente".


 

J. L. Gerome
 Il mercato degli schiavi
relativo al XVII - XVIII secolo