giurisdizionali, si ricorda
che:
"In queste Torri che da mano in mano si andavano costruendo
nelle Marine del Regno vi si deputavano i Caporali per custodirle
insieme con altre persone che vi si destinavano dalle Università
per invigilare a tal servizio, dando l’avviso con fumo e fuoco
di giorno e di notte in caso di scovrimento o sbarco di corsali,
acciò la gente ne’ convicini luoghi avesse avuto tempo di
salvarsi, usando ancora le artiglierie e Moschetti contro de’nemici
per fugarli. Questi Caporali si creavano ogni anno dall’Illustre
vicere protempore... duca di Alcala. Si creavano ancora le
sopraguardie in ciascheduno dipartimento sovrastando questi non
meno ai Torriere pagati dalle Regia Corte, che a Cavallari e
Pedoni deputati e stipendiati dalle Università per battere e
custodire le proprie Marine... (In particolare J due Cap.ni
sopraguardie delle due paranze della Marina di d.a Prov.a...".
Dal che si evince che
contemporaneamente alla formazione dei caporali comandanti delle
torri, intorno al 1566 si procedette pure alla istituzione dei
capitani sopraguardie la cui giurisdizione comprendeva alquante
torri, con la relativa guarnigione al completo, oltre ai fanti ed
ai cavallari. Tale segmento elementare di base della difesa
anticorsara si chiamò ’paranza’, e rappresenta probabilmente l’ambito
territoriale oltre il quale gli avvistamenti non venivano più
trasmessi indistintamente ma solo previa opportuna concertazione e
codificazione. In tal modo sarebbe riuscito abbastanza agevole per
gli squadroni della cavalleria miliziana dirigere proprio sulla
spiaggia minacciata, vantando l’allarme una corrispondenza
univoca con il territorio. Di certo tra l’avvistamento diretto e
quello indiretto intercorreva ovviamente una profonda differenza
di tempo utile. Per il primo, infatti, il preallarme poteva
contare sull’intervallo occorrente ad una fusta per coprire la
portata visiva massima di una torre, ovvero dall’orizzonte
ottico alla spiaggia. Questa altrimenti detta, nelle migliori
condizioni atmosferiche, raggio dell’orizzonte visibile, e
espressa dalla nota formula D=3850 [h] " dove h è l’altezza
dell’occhio sulla superficie del mare e D la distanza massima
visibile: motivato, quindi, su litorali bassi il ricorso da secoli
a manufatti a forte sviluppo verticale. Nel caso delle
torri vicereali la compatibilità di questa esigenza con le
altre funzioni non consentirono però alla piazza di superare la
quota massima di una quindicina di metri. A tale livello sul mare
non si oltrepassano i 15 km di visibilità, corrispondenti a poco
meno di un paio d’ore di navigazione. Il margine teorico minimo,
per l’avvistamento diretto non poteva perciò eccedere tale risicatissimo limite, proprio per le torri di massima difesa,
quelle cioè ad immediato contatto con la spiaggia. In pratica,
tuttavia, si tendeva ad avvalersi di qualsiasi modesta asperità
naturale per incrementarne l’altezza senza decurtarne l’efficacia.
Nell’avvistamento indiretto si faceva affidamento su margini
enormemente più consistenti, derivanti dalla differenza di
velocità fra i segnali ottici-acustici e quella di crociera delle
unità corsare. E’ coerente stimare che i primi, a fuoco ed a
fumo, includendo anche i tempi di attivazione e gli immancabili
ritardi di ricezione e di ritrasmissione, non viaggiassero a più
di una ottantina di Km/h contro 10-8 Km/h massimi delle fuste, con
un rapporto in prima approssimazione, e per eccesso, di 10 a 1.
Esemplificando: il segnale di avvistamento, lanciato da una torre
a soli 40 Km dal punto
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effettivo di
atterraggio, nell’ambito quindi di una singola paranza,
precedeva l’evento di almeno 5 ore che spesso risultavano anche
6 per la ridondanza delle torri già ricordata. Il margine cresceva
ancora con l’impiego dei segnali acustici.
Con i dispacci in codice potevano attingersi preavvisi di intere
giornate addirittura, come confermano numerosi rapporti.
Indubbiamente l’incertezza della località ’vittima’,
ridimensionava fortemente il vantaggio ma scongiurava in ogni caso
funeste improvvisate. Oltre all’altezza, quanto ricordato
trovava un modesto riscontro in alcuni dettagli delle torri. L’avvistamento
diretto, ad esempio, necessitando della massima potenzialità
visiva, andava obbligatoriamente espletato dalla piazza e pertanto
quasi tutte le torri al piano agibile non disponevano di aperture
volte al largo. Sarebbe stato un pericoloso incentivo a svolgere
la vigilanza dal loro interno, circa 6 m. più in basso,
decurtando cosi di quasi 20 minuti il vitale ristretto margine.
Per lo stesso fine sulla terrazza vi erano apposite:
"garitte
necessarie, dove si ha da fare la guardia del torriero...".
Per l’avvistamento
indiretto, invece, essendo gli anticipi di gran lunga superiori se
ne reputava possibile l’assolvimento anche dall’interno e
perciò nel medesimo ambiente si lasciarono sempre due opposte
aperture orientate sulle torri contigue. Aperture, minuscole da
non confondere con feritoie poiché non si ipotizzò mai l’impiego
delle armi da fuoco dall’interno delle torri, non fosse altro
che per il fumo, che l’avrebbe rapidamente saturate. L’avvistamento
in definitiva determinò il numero e la dislocazione delle
aperture, nonché l’edificazione sulla piazza di una apposita
garitta. In merito alla segnalazione occorre aggiungere che essa
si avvalse costantemente di quella acustica, tramite gli
onnipresenti petrieri. I vantaggi consistevano non tanto nella
superiore rapidità diffusiva quanto nella omnidirezionalità e
non schermabilità del segnale, che riusciva a raggiungere sia le
torri contigue che le case limitrofe anche quando la gente vi
riposava all’interno, e quindi indipendentemente dalle
rispettive attenzioni. E’ del resto incredibile che le
popolazioni rivierasche, sulle quali incombeva l’incubo delle
razzie, trascorressero le notti a scrutare se sulle torri si
accendevano i temuti falò! Dato però il maggior onere, connesso
con l’usura del pezzo e con il consumo della polvere, lo sparo
del petriero veniva riservato per lo più ai casi di avvistamento
diretto, o al ’sollecito’ nei confronti delle torri contigue
che non avevano ripetuto il segnale dimostrando cosi o di non
averlo ricevuto o di non essere in condizioni operative, evento
comunque gravissimo, nonché per gli avvisi ai mercantili in
transito. Come ultima precisazione va ricordato che i torrieri
ricorrevano a segnali ottici convenzionali medianti i quali
riuscivano a notificarsi sia l’entità degli incursori sia la
rotta (201). Della delicatezza della mansione tutti, dai caporali
agli aggiunti, erano perfettamente consci, come pure delle funeste
conseguenze della mancata osservanza della vigilanza. Nelle
innumerevoli quietanze pervenuteci, infatti, la formula
stereotipata è del tipo: "Avendo eseguito attentamente la
guardia prescritta ed avendo effettuato i debiti segnali con il
fuoco, con il fumo e con lo sparo del mascolo, non si è lamentato
presso la popolazione circostante alcun incidente".
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