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Id. 678
SULLA DONNA VESUVIANA
Signori,
fa duopo parlare pure di maschietti, senza dubbio più imperfetti delle donne,
anche perché, biologicamente, l'embrione è sempre donna; solo dopo delle
settimane si trasforma in maschio. Bisogna creare subito la discussione l'
"uomo vesuviano". Necessita la par-condicio.
Questo messaggio sulla donna vesuviana è, tra l'altro, forse una mia
dichiarazione d'amore per lei.
Esiste la problematica delle donne in generale, ma che vedo calzante con la
donna torrese per il motivo da me reiterato di “cittadina con caratteristiche
metropolitane” e si riassume nella perfezione fisica che insegue la donna:
niente rughe, ad esempio, ed un seno preciso. Perfetto s’intende non
abbondante, anche se rientrante nei parametri famosi della coppa di champagne,
quale perfezione che riguarda l’armonia, l’euritmia della figura femminile
in generale.
Nonostante gli anni di battaglie per conquistare rispetto, dignità e parità di
diritti con l’altro sesso, specie su un terreno spinoso come quello vesuviano,
dove residui ancora ferrati di maschilismo, alimentato e sorretto dal “suocerato”
che ancora vige . E dopo aver ricoperto cariche di rilievo nella società, pure
sotto il Vesuvio, aver guidato o continuato attività aziendali, e nel contempo
aver messo al mondo i figli; aver dimostrato quanto le donne sono brave e
forti... si lasciano ancora intimorire da una ruga! E mentre i loro compagni
vanno fieri delle loro tempie brizzolate, piangono davanti a un seno non proprio
perfetto e a un gluteo non proprio da pin-up!
Ma sono davvero cosi fragili anche le nostre donne? Penso piuttosto che non
abbiano ancora raggiunto la piena consapevolezza del loro vero valore. In fondo
gli anni in cui le donne contavano poco o niente e venivano valutate in base
alla bellezza e non all’intelligenza (considerata semmai un difetto, un
mascolinismo) sono ancora troppo vicini. Povere donne, hanno conquistato il
diritto al voto solamente 60 anni fa: il primo di febbraio del 1945.
Allora è davvero così importante dimostrare qualche anno di meno?
Ma quello che si ha dentro il corpo all’altezza dei precordi non è più
importante?
Su quali basi fondiamo l'amore tra un uomo e una donna? La mia idea a riguardo
è disastrosa. Come vorrei aver preso solo e sempre cantonate. L'amore è
spesso, essenzialmente una dipendenza. L'amore romantico, o peggio, l'amore-dare
sono ripieghi culturali per romanzare la vita e migliorarla appannaggio del
bene; vita spesso troppo asettica. Altresì è una realtà derivata dal concetto
cristiano ed un po’ pietistico e caritatevole dell’ ”Amore”. Ma questa
“letteratura” di sostegno (altrimenti detta anche valori etici e morali),
tende a scomparire nelle ultime generazioni che non sono peggiori di quelle
passate, anzi; ma sono terribilmente disorientate dall’incoerenza e dall’ipocrisia
di democrazie camuffate.
A parte il 60% di divorzi vesuviani odierni in contrapposizione alle
sopportazioni del passato per non infrangere il perbenismo. Ma il caratteriale e
gli incidenti sociali non devono mettere la coppia sotto il giogo della
colpevolezza. Piuttosto mettiamo la cosa sul piano del dualismo bene-male che
mai abbandonerà l’uomo.
Non sono assiso su nessun piedistallo, in questo momento. Questi discorsi,
comunque, non necessariamente estremizzati ed estremizzanti con la
generalizzazione, non escludono nessuno di noi e non scagionano noi
"predicatori", da eventuali, probabili screzi o incidenti di percorso,
in relazione alle problematiche socio-psicologiche epocali, in più
caratterizzate da un'area geografica specifica. Oggi essere tutti di un pezzo
non basta. Le pressioni esterne dei mass-media sono devastanti ed allignano
maggiormente dove il benessere economico è più alto. Una volta si diceva: “Il
commerciante o si fa i soldi o la coscienza”. Io aggiungo, oggi “o ci si fa
i soldi, o la famiglia”. Per soldi intendo le ricchezze degli arrampicatori
sociali che fanno a gomitate e sacrificano anche la famiglia pur di arrivare
oltre, cioè nel superfluo.
Ma poi se ne viene fresco fresco il "National Hospital Neurology" di
Londra con news diffuse in tutta Internet, (è verissimo. Controllare con
l'aiuto dei motori di ricerca, oppure mandare e-mail all'ospedale) e ci dimostra
che di fronte all'immagine della persona amata si accendono ben quattro regioni
celebrali situate alla base del cervello, evedenziabili attraverso l'esame
clinico: "risonanza magnetica".
E insistono, questi di Londra, dicendo che l'AMORE, tanto decantato dai poeti,
da secoli, causa una serie di reazioni a catena dei neurotrasmettitori, identici
a quelli presenti nelle persone affette da "disturbi ossessivi compulsivi"
producendo gli stessi comportamenti patologici.
Vi dirò: attraversai un periodo "strano" quando mi fidanzai con mia
moglie, trentacinque anni or sono. E ancora oggi quando sono preoccupato per la
salute sua e dei figli, (di una moglie vera, non una di comodo come quella del
tenente Colombo); sento, dicevo, che il mio cervello si mette in moto con una
energia simile a quella di quando nel motore si mette il diesel al posto della
benzina. Ma accade davvero a tutti questo fenomeno neurologico dell'Amore?
Mi viene il dubbio che: no. Quando, scherzando, dico a Rosaria:
- "Mi porti almeno i fiori, quando me ne andrò?".
Lei risponde con il tono ironico-beffardo tipico delle donne vesuviane, quello
che rivendica il riscatto della "sottomissione" atavica del meridione:
- "E già non tengo che fa' ". Mi lasci piena di problemi, chi lo
tiene questo tempo per i fiori?".
- "Ma almeno portami i fiori di carta, quelli non appassiscono, durano
molto". - Dico io.
- "E se piove? E se il sole li "storzella?". Dovrei venire,
secondo te, una volta la settimana?". Di ferro te li porto, così vengo una
volta all'anno, solo il giorno dei morti. Altrimenti mi "mormoréano".
Anzi, sai che ti dico? Te li porto di acciaio così non si arrugginiscono, così
vengo una sola volta. Punto e stop".
Eppure io sono felice anche sapendo che in lei, per me, forse, non si sono mai
accese le "quattro zone del cervello!", né probabilmente, sono mai
avvenute le reazioni a catena dei neurotrasmettitori. Sono cose da stranieri,
queste, probabilmente da gentlemen. Noi siamo abituati a mangiare i taralli col
pepe sulla banchina. Ci sediamo sulle pietre tiepide di sole delle scale della
Parrocchia". Noi che ancora sognamo i ritrattielli, l'azzeppata di fichi
d'india e i cazzabbocchi de 'a Carmenella" e poi… quel profumo di
peperoni arrostito, e il fare la lotta coi piedi tra fratelli sui lettini, dalle
lenzuola sempre candide, lavate con stenti sui lavatoi con ranno e sapone di
piazza... E quanti di noi sono nati sotto i lavatoi. Altro che cliniche
asettiche e parti pilotati dove spesso la speculazione ci mette il naso.
Questi modelli di zone cerebrali e di neurotrasmettitori avevano le nostre
mamme. Era l'amore vesuviano dei petali di rosa della "Festa dei
Santi", de Luttava, della talassoterapia sulla spiaggia de’ " 'U
cavaliere".
Ma... un paio di volte, nella vita, quando sono stato male seriamente, ho visto
la reazione di quel tipo di Amore, per così dire, vesuviano, sia pur strano,
anomalo, bizzarro delle nostre donne, quello che di fronte al pericolo di una
perdita umana nel nucleo gonfiano gli occhi di lagrime e disperazione e tengono
quella tumefazione del volto per giorni, qualcuna per anni a secondo della
malattia. Mi basta quel tipo di Amore in una consorte, perché è molto vicino a
quello di una madre, a quello di Dio.
Luigi Mari
Id. 1449
MARI e MARE
Caro Luciano.
già il Tuo direttore di giornale Franco Penza mi illuminò negli anni 70 sul
“NI” che manca al MARI per ricordare Gianbattista Mari(ni), napoletano del
1600 che fu detto divino, con la sua fama offuscò tutti i suoi contemporanei e
fu l'idolo letterario di mezza Europa.
Contrariamente a me, suo emulo, la sua vita fu agitatissima, ma, similmente
piena di trovate e di dolori. Scacciato dal padre, trovò protezione di un
principe; per il ratto d'una fanciulla patì il carcere. Io subisco il carcere
in cui vogliono mettere la mia lingua.
Con un “NETTI” ci spostiamo a Parigi, nel lontano 20 febbraio 1909. La prima
pagina del giornale “Le Figaro” aprì con un articolo dal titolo breve e
accattivante: "Le Futurisme", a firma di Filippo Tommaso Mari(netti).
"Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla
temerarietà". "Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno
elementi essenziali della nostra poesia" Marinetti si mise in testa di
uccidere la luna.
Tu, Luciano, puoi inserire tutte le discussioni che vuoi. Dici anche che non ti
spaventa non essere torrese? Per certi versi ti dovrebbe spaventare esserlo. Non
perché siamo peggiori o migliori degli altri, ma perché siamo diversi nel
senso di: "imprevedibili", "poliedrici", sorprendenti, ma
non solo nel bene.
Sei nato a Baia, cioè nel Paradiso che chiude l’arco del Golfo di Pozzuoli è
la penisola di Bacoli con l’estrema propaggine del Capo Miseno.
Per forza hai affinità con i vesuviani, caro Luciano, Bacoli è situata nei
Campi Flegrei, i "Campi Ardenti" dei greci e dei romani. E tu mi
insegni che Bacoli, col mitico Monte Miseno chiude a Nord il Golfo di Napoli
(l'antico Cratere Cumano) che col Vesuvio di Torre è strettamente imparentato.
Si, Valera, "siamo usciti a parenti". Il golfo di Napoli è "un
biicchiere, da Capo Miseno, appunto, a Punta della Campanella.
Noi abbiamo come frazione la tapina S. Maria La Bruna, Tu hai Miliscola, Baia,
Fusaro, Cuma, Torregaveta.
Io sono Mari, ma Tu sei il mare, il marinaio e il marinaretto, è vero quello
che dici, Tu sei il Mosè bacolese nato tra le acque non già del Nilo, ma del
Mare Nostrum, il Mediterranean Sea, venisti alla luce in uno scenario
estremamente mutevole nel quale si alternano laghi e sinuose spiagge, isolette,
ripidi promontori e ondulate colline vulcaniche.
Io sono “il Mari” (come dice Monica) Tu sei “il mare”, Luciano. Per
questo ti crogioli nella "terra famosa di imperatori, Ville Patrizie scavi,
musei ecc." come hai detto.
Hai scritto: "Questa appartenenza all'elemento liquido spesso tempestoso e
ribelle si avvicina al mio modo di vivere, di rigettare, ribellarsi in un
qualche modo agli eventi che ci vorrebbero costretti in antri oscuri. La mia
speranza è contattare tutti quei torresi che se la sentono con le loro storie
di parlare del mare e magari anche di se stessi".
Il Mari siamo tutti” Perché “i mari” sono la terza parte del globo
terraqueo. Il nostro mondo è mare, è acqua. Anche il nostro corpo è composto
per i tre quarti di acqua.
Scrivi Luciano. Tu sei torrese in relazione al fuoco e all'acqua!
Ti abbraccio
Luigi Mari
Id. 1271
IL MIO WC
Caro Adriano,
stamane non mi spiegavo perché hai impiegato una trentina di secondi per
osservate un bagno così piccolo. La risposta me l'hai data stasera con
l'identificativo 1268 di questa discussione. Nientemeno ti sei fatto una cultura
filosofica sul cesso (Chiederemo a Salvatore perché si chiama così) in maniera
da non vergognarci più di usare questa parola.
Vedi, il mio è un cesso vero, non di facciata. Infatti io non lo chiamo mai
"bagno", "toilette", "water close", il mio è un
semplice, autentico, onesto, originale cesso del seicento. Un signor cesso, se
vogliamo: rispetto a quelli dei quattrocento o del duecento che ritroviamo sotto
i cunicoli della Torre sepolta. Il mio è quello caratteristico che si trova
ancora fuori le logge. Anzi per questo i terrazzi malsicuri delle fabbricazioni
spagnole sono invase ancora di vasetti di garofani e rose, per occultarne il
tipico "odore"
Se la gente, come accennano gli autori dei libri che hai citato, si giudica dal
proprio bagno, allora sto inguaiato. Solo per il timore di non essere
definitivamente giudicato rimbambito non ho ascoltato il consiglio di Salvatore
di mettere il mio cesso in bacheca. E meno male, a pensarci bene. Che squallore,
come può testimoniare Ciro. Nemmeno un barbone ha un bagno così.
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Non si vede
una roba del genere nemmeno sotto i cunicoli del Dott. Langella. Stonacato,
senza illuminazione, senza pavimento. Peggiore di quelli ubicati nei soppalchi
delle pizzerie napoletane del centro storico.
E' che non posso, per legge. Il mio gabinetto risale alle costruzioni spagnole
del Viceregno, è storico, la Sovrintendenza mi ha proibito di toccarlo... Come
è possibile che un artista non se ne sia accorto?
Per questo stamani ti ho chiamato per fartelo visitare, se non fosse stato una
"stele" del seicento mi sarei guardato bene dal mostrartelo. Se ti
fosse scappata, lei, la frettolosa, impaziente, irriguardosa delle prostate e
delle incontinenze, mi sarei presentato con la bottiglia vuota della Coca-cola.
Tempo avresti impiegato, ma alla fine un'analisi clinica non è mai troppa.
Mi dispiace, Adriano, se ti scappa ti prego di venire a casa mia al Parco Giusy
passerai dalle stalle alle stelle. Non farai una pipì storica, ma ti consolerai
nel profumo di rugiada di bosco, nei vapori della vegetazione delle notti
cubane, nelle quintessenze, della menta piperita.
Con cinque donne in casa che mangiano pane e detersivi... vorrei vedere.
Ho un solo dubbio, adesso; ma la mia personalità è relativa al cesso decrepito
della tipografia o a quelli lindi ed asettici di casa. Senza volerlo mi hai
fatto venire una crisi d'identità.
Ti saluta l'estimatore dei tuoi quadri regalati, piccoli come le figurelle di
Padre Onofrio che non possono ntiritare nessuno perché è più grosso il chiodo
che essi. Per vedere Lucrezia D'Alagno, devo regalare una lente d'ingrandimento
ad ogni ospite.
Luigi Mari
Id. 873
CAFFE' e PASTETTE
Signori,
ho ricevuto una off-list (privacy) dove un valido iscritto si lamentava di
questa "aritmia del forum". Adesso nell'identificativo 869-970 della
discussione 731 il Caro Ciro Adrian, (colui che chissà perché che mi fa più
tenerezza di tutti) sostiene più o meno la stessa cosa.
Uno dei motivi di questo scompenso è che si scambia il forum per una
passerella. Ciascuno sfila dando il meglio di se, quello che può, è chiaro, ma
al primo fischio anche di uno solo del pubblico scattano le prime difese.
Insorge il timore del confronto, della detronizzazione.
Che dovrei dire allora io che non faccio altro che dire stronzate letterarie,
sregolatezze e voli pindarici, eccessi di stile, volute schiccherature ed
infiorature linguistiche che sfociano in un penoso esibizionismo pari a quello
di chi apre patologicamente l'impermeabile allo scopo di nutrirsi
dell'intensità delle reazioni. Mi espongo, metto a cimento la mia credibilità,
prendo in giro me stesso, mi sventro a costo dell'impopolarità. Perché è
così che ci si dovrebbe comportare in famiglia, essere se stessi.
Ciro Adrian dice: "Questo prestigioso forum di Mari". E come dire
questa Torre del Greco del sindaco. Torreomnia ed il forum vengono gestiti da
una sola persona per motivi tecnici e di sostentamento, ma è di tutti i torresi,
quante volte devo dirlo.
Fino a che si viaggia con l'apparire e non con l'essere un forum culturale non
sussiste. Le personalità sono diverse, ci mancherebbe, ma la causa deve essere
comune.
Il dott. Langella ha proposto diverse valide discussioni di varia culture ed
unanità rimaste inevase per pigrizia?. L'Ing. Argenziano ha faticato
nell'introdurre argomentazioni di folklore e di linguaggio e finiscono col
languire.
Signori, sappiate che il forum viene letto, anche se sono pochi gli indomiti che
scrivono. Il numeratore di pagina del forum parla chiaro.
Il Dott. Langella dice in un messaggio dice che il suo papà gli suggeriva di
parlare in lingua, perché il dialetto era riduttivo. Ma questo e uno dei più
innocenti modi di proteggere un figlio dalle insidie della strada.
Io conosco, invece, persone che hanno educato i figli nella più totale
solitudine perché in quel condominio non ci fossero persone culturalmente ed
economicamente all'altezza.
Conosco persone affette dalla più sfrenata omosessualità che ostentano morale
e "pulizia" nella più imperdonabile ipocrisia.
Se mettiamo sulla bilancia il mio carattere nel bene e nel male il piatto della
bilancia dei difetti si sfonda.
Eppure accade in una città che fai mille e uno complimenti, dai giusti meriti a
destra e a manca, riconosci qualità e meriti a tutti perché TUTTI NE ABBIAMO,
come TUTTI ABBIAMO I NOSTRI DIFETTI. Infiori sorrisi a destra e a sinistra,
tessi apologie e agiografie laiche, starei per dire.
Ma basta una parola, un flebile e miserabile termine fuori posto, sicuramente in
totale buona fede, insorto per quel tono caratteriale dei vesuviani di uccidere
la noia con l'umorismo e l'ironia. TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO E' PERDUTO. Si
attendeva quella parola come falchi. Eccola, è stata detta! Ecco la stilettata!
Lo sapevo!
E così tutto è perduto, un castello di sentimenti e d'amore costruiti sino al
Settimo cielo, con fatica crolla inevitabilmente. Si tace nel più atroce
sospetto, si rifugge, si teme una replica, altre quattro, sei, otto lettere
terribili possono ferirmi, incrinare la mia credibilità, la mia facciata.
Perché il mio essere non c'è, è morto soffocato sotto il provincialismo più
tetro che mi e stato iniettato nelle vene nella mia età evolutiva, che mi ha
inchiodato sul volto questa maschera di ferro come quella di Alessandro Dumas.
Quando faccio il bagno osservo quante impurità galleggiano sulla superficie
dell'acqua, proprio lo sporco corporeo che si stacca dalla nostra cute e si
riduce poi ad un rivolo nello scarico. Subito penso al mio sporco interiore,
cioè l'orgoglio, la ripicca, la rivalsa, la mancanza di perdono e di
comprensione. Amici e parenti sfuggiti, evitati dal timore e dal dubbio non
sempre fondato; fratelli condannati al mutismo per anni, poi morti senza aver
più potuto dire "Ti volevo bene". Sento in questi momenti il tepore
colpevole alle gote ed un luccichio agli occhi.
Tutto il bene che ho fatto nella vita, perché se ne fa pure di bene, non basta
a riscattarti. E così dischiudo la bocca, poi la apro, mentre il rivolo di
acqua torbida è quasi scomparso nello scarico. Mi accorgo ora che la bocca
spalancata non basta per fare uscire dall'anima tutto ciò che nel mio passato
ha disgregato e deteriorato, tutte le volte, cioè, che mi sono trovato sotto il
giogo della mancanza d'amore. Prostrato innanzi alla mia coscienza vengo
scacciato come un ladro, un reo qualsiasi.
Torreomnia è un atto d'amore rivolto alla città di pietra a tutti i suoi
abitanti. Il vero riscatto, la vera redenzione. E questo forum dovrebbe esserne
la più sincera e tangibile testimonianza. Non sono le trite e ritrite
edulcorate prediche etiche e mistiche che realizzano, ma il gesto, l'azione di
prima mano verso il compagno, per il concittadino. La comprensione, il perdono,
l'amore.
Caro, tenero, patriarcale Ciro Adrian Ciavolino.
Questo forum, amici, non è una passerella, è un salotto di casa nostra, dove
le nostre mamme si affacciano e ci porgono caffè e “pastette”.
Cari amici tutti del forum.
Luigi Mari
ID. 3674
AMICO MIO DI SCUOLA ELEMENTARE
Signori. Molti dicono che abbia affilato lame di sagacia e
perspicacia dentro parametri desueti. Non me ne accorgo. Se ciò fosse avvenuto
la mia cattedra è stata quel banchetto di accettazione della bottega di un
metro per 50 centimetri, dove Tu spesso appoggi il Tuo gomito e ti sciogli nelle
Tue performance mimiche post-forum.
E' su quel banchetto che ascolto, da secoli dai promessi sposi innanzi alle
partecipazioni, i "Teso' e gli amo' ". Sono
neologismi insorti negli anni 90, sono andati a braccetto, a Torre, con
l'avvento dello "status simbol" della comunicazione civica e
sostituiscono i vecchi ammiccamenti o "ostentazioni pettorali"
muliebri celate del passato, esibite tra vasetti di garofani e rose delle
traballanti costruzioni spagnole, perché il decolleté era penalizzato dal
provincialismo. I "teso' " e gli " amo' " sono nati lì,
dentro i due metri quadrati antistanti la porta d'ingresso della mia bottega,
perché è quello l’altare preliminare del "rogito".
Per strada, al cinema, nelle case i "teso' " e gli amo' " vengono
biascicati, accennati; all'atto della commissione delle partecipazioni, invece,
sono la liturgia, l'omelia della "messa" del destino dell'unione
monogamica, com'è vista nella plaga vesuviana.
Dopo i 9 mesi della gravidanza i "teso' e gli amo' " si sciolgono come
neve al sole. Le commissioni successive alle partecipazioni, sacrali come enormi
ostie consacrate, appaiono scolorite e artefatte similmente alle carte false.
Tu eri ostico all'ingresso nel forum, sei stato "guardone" per alcuni
mesi come moltissimi, come me stesso in origine. Io reiteravo: "Chiamate
Ciccio, dateci Raimondo". Perché mi avevi sparato prima a zero la dilogia,
poi a bruciapelo le Tue credenziali de' "La prima volta di Enzuccio".
Tu ascolti "teso' " e " amo' ", ma è il forum che parla e
confabula con Te, Ciccio, io gli presto la voce come Cirano a Cristian, perché
è tra Te e il forum che è avvenuto è un innamoramento, io ne sono l'umile
amministratore parninfo.
E non è accaduto solo a te, io sono stato il primo ireretito, la prima “vittima”
predestinata di questa piattaforma scrittoria.
Tu, adesso sei "incinto" del forum ed incominci ad avvertire le prime
doglie, i primi calci del feto, sei nel bel mezzo dei nove mesi di gravidanza.
Ma la Tua è una gestazione sofferta, perché la tua mole di sensibilità
artistica, di acume, di creatività, penalizzati dall'ambiente ostico, sente
nuovi sbocchi, vede nuovi orizzonti; il forum rivela Te e i torresi come non
mai, sotto un'ottica nuova. Poi partorirai, eh, se partotirai! Cioè prenderai
consapevolezza del substrato che si cela nei meandri e nei cunicoli di questo
straordinario strumento di confronto senza trucco e senza inganno. Ma lo scotto
è che non pronuncerai né ascolterai più i "teso' " e gli "
amo' ", dopo, perché ti sentirai svezzato, adulto d'amore e di libertà.
Tralascio il linguaggio figurato.
Io non ho nessun POTERE nel forum. Voi me lo attribuite, probabilmente per
l'incapacità di riscoprirne parte in voi. Il potere è insito nel forum stesso
perché esso è uno strumento di confronto diretto. Tra tutti i veicoli storici
torresi di comunicazione finalmente si può parlare di democrazia non purgata e
di pari opportunità.
Il plebiscito è negativo solo se manipolato.
Ogni volta che appare aggressività nelle mie frasi è solo ironia, scherzo.
Specie se si tira in ballo la signora Stella, che non è stata mai così famosa.
Se Lei lo sapesse ne sarebbe felice perché è la prima volta che la si vede
come un essere umano, prima di tutto, e non sotto la sferza del provincialismo
bigotto e del deleterio perbenismo.
Nessuno in questo forum è incappato all'interno di un "ignobile
gioco", come accenni. E' l'umana reazione ad un impatto troppo forte.
Iscritti o anonimi tutti attraversiamo momenti di disorientamento fino,
talvolta, a sentirci usati, dileggiati. Niente di tutto questo. Io posso dirlo
perché sono l'unico che associa ai messaggi pubblici centinaia di messaggi
privati, spesso che rivelano moti dell'animo e circostanze di profonda umanità.
Tutto può apparire come un gioco, ma un gioco serio, soprattutto costruttivo.
E' anche e soprattutto nella lotta, nel contrasto, nel confronto che nascono le
grandi amicizie, le vere fratellanze, quelle private, stipulate sottecchi sono
complicità, ripieghi. Molti di noi moriamo senza aver avuto mai un VERO amico,
una VERA compagna.
Ciccio, non far caso al linguaggio figurato, esso è solo colore. Ti voglio
bene. Voglio bene tutti del forum, anche gli anonimi e i cosiddetti nemici, in
fondo sono anch'esse creature di Dio.
Luigi Mari
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